Mentre il terribile vulcano Hunga-Tonga sta distruggendo le isole Tonga nell’Oceano Pacifico meridionale, con un’esplosione che – secondo la Nasa – è stata 500 volte più potente della bomba atomica di Hiroshima, dalle acque del nostro Mar Tirreno “riemerge” il Marsili. Scoperto nel secolo scorso fra la prima e la seconda guerra mondiale, e finora per fortuna “dormiente”, è il più grande vulcano sottomarino d’Europa e del Mediterraneo.
Si trova sull’asse fra Napoli e Palermo. Secondo alcuni esperti, potrebbe provocare uno “tsunami” sulle coste siciliane. E ci ricorda che su territorio italiano esistono almeno dieci vulcani considerati attivi che hanno dato manifestazioni negli ultimi diecimila anni: dai più imponenti e famosi, dall’Etna in Sicilia (foto principale) al Vesuvio in Campania, fino a quelli per così dire minori di Ischia e delle isole Eolie, tutte di origine vulcanica.
A riparlare del vulcano Marsili, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera a firma di Massimo Sideri, è stato recentemente il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). “E’ un vulcano di notevoli dimensioni – spiega Doglioni – ma non abbiamo un sistema di monitoraggio sotto marino che ci permetta di comprenderne appieno l’attività, e nemmeno il livello di esplosività che dipende appunto dalla chimica dei suoi magmi”.
Il presidente dell’Istituto aggiunge: “Abbiamo comunque diversi vulcani subaerei per i quali dobbiamo prestare la massima attenzione perché più esplosivi, come il Vesuvio (foto sotto), i Campi Flegrei, Ischia, Stromboli e Vulcano”. E per quelli sottomarini, come Palinuro e gli altri? “L’Ingv è sempre impegnato in campagne per la loro migliore sorveglianza”, assicura il professor Dogliani.
Quanto all’ipotesi di una relazione fra i cambiamenti climatici e gli eventi geologici della Terra, il presidente dell’Istituto risponde dati alla mano e dichiara al giornalista del Corsera: “Sì, i vulcani posso certamente modificare il clima e nella storia della Terra questo è successo molte volte”.
Le eruzioni del passato, osserva Doglioni, portarono anidride solforosa e ceneri nella stratosfera, formando così un aerosol che disperde una sorta di nebbia intorno al globo, riducendo leggermente la pianura del pianeta. La sua conclusione, tuttavia, è che “le eruzioni che stiamo vivendo sono effimere e non illudiamoci che siano in grado di contrastare il riscaldamento globale”.
A questo link, si può consultare l’elenco dei principali vulcani attivi ed estinti in Italia: https://it.wikipedia.org/wiki/Vulcani_d%27Italia