VENDEMMIA IN PERICOLO: LA SICCITA’ MINACCIA TUTTA LA PRODUZIONE AGRICOLA ITALIANA

VENDEMMIA IN PERICOLO: LA SICCITA’ MINACCIA TUTTA LA PRODUZIONE AGRICOLA ITALIANA

Senza acqua, non si fa il vino. Non parliamo qui del miracolo compiuto da Gesù alle nozze di Cana, raccontato nel Vangelo secondo Giovanni. Ma delle conseguenze e dei danni che la grande siccità minaccia di provocare sulla prossima vendemmia. A rischio è la produzione di uva e quindi quella del vino che rappresenta una delle “voci” più rilevanti nel bilancio della nostra agricoltura nazionale, anche per effetto del valore aggiunto apportato dall’enologia e dal miglioramento generale della qualità. Nel 2021, il valore complessivo è stato di circa 13 miliardi di euro, suddiviso fra le 310mila imprese viticole grandi e piccole del Belpaese che operano su una superficie totale di 674mila ettari, per una media di 2,17 ettari ad azienda.

SICCITA' E AGRICOLTURA 2

In un articolo che fa il punto sulla crisi dell’agricoltura, colpita da un calo del 10% del suo Pil per un totale di 6 miliardi di danni, scrive Micaela Cappellini sul Sole 24 Ore: “Senza pioggia gli acini di uva faticano a ingrossarsi, quando addirittura non si asciugano, ed è a rischio anche la sopravvivenza dei nuovi impianti, specie nelle aree dove non c’è possibilità di irrigare. AI momento è difficile fare previsioni sull’impatto della siccità sull’imminente vendemmia, ma la Coldiretti si dice certa che un calo produttivo sia più che probabile”.

Nel 2021, incrociando i dati del Ministero dell’Agricoltura e dell’Istat, la produzione di vino è stata di 50,9 milioni di ettolitri nel 2021, in linea con quella dell’anno precedente. Di questi, 24 sono attribuiti al Nord, 5 al Centro e 22 al Sud. Aumenta la quota dei vini DOC intorno ai massimi storici (45%) e aumenta quella dei vini bianchi anch’essi al massimo storico (58%) grazie al successo degli spumanti.

Rispetto alla media decennale, i dati produttivi nazionali 2021 sono sopra del 10%: di cui +6% per il Nord, +20% per il Sud e -8% per il centro. A livello regionale i migliori dati rispetto alle medie storiche sembrano essere quelli del Friuli Venezia Giulia (+29%), della Puglia (+31%), del Molise (+50%) e della Sicilia (+22%). Sono sotto media soprattutto le regioni del centro Italia, come dicevamo sopra, quindi Toscana e Umbria (-15%), ma anche Calabria e Basilicata (oltre il 20%).

STRMBOLI (Gruppo stati d'animo 2)

Al caldo e alla siccità, s’aggiungono poi anche gli incendi che devastano le vigne. L’allarme è scattato in tutta la Penisola, dal Piemonte alla Sicilia. A rischio è la sopravvivenza della stessa vite. “Tanto che molte aziende – riferisce Lara Loreti su La Stampa – hanno già spogliato le piante di buona parte dei grappoli per alleggerire il carico di frutto e ridurre lo stress a cui i vigneti sono sottoposti per la carenza di nutrimento idrico”.

Spiega allo stesso giornale l’enologo Giampiero Gerbi: “La situazione è peggiore del 2003, classificata annata afosa. Se il caldo non diminuirà, le piante andranno in una sorta di quiescenza per sopravvivere, cercando di maturare nei tralci ma ‘disinteressandosi’ dell’uva. Ci sarà come minimo un calo di quantità importante e una qualità altalenante”.

Se la vendemmia è in pericolo, dunque, anche le altre produzioni sono minacciate dalla siccità. “Con il 60% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica e con 2 gradi di temperatura in più rispetto agli ultimi anni, sull’agricoltura italiana si è scatenata la tempesta perfetta”, scrive ancora il Sole 24 Ore. La situazione è drammatica: un quarto del territorio nazionale è a rischio desertificazione. E gli agricoltori fanno il conto delle perdite voce per voce.

Per il raccolto del grano, la Coldiretti stima un calo del 30% per quello duro usato per la pasta e del 20% per quello tenero, utilizzato per il pane. Ma in alcune regioni si arriva addirittura a punte del 40% di perdita delle rese.

ITALIA paesaggio 10 (Puglia)

È allarme rosso anche nelle risaie, con perdite stimate in oltre 1130% del raccolto. Dei 217mila ettari coltivati a riso in Italia, come ricorda la Coldiretti, il 90% è concentrato fra la Lombardia e il Piemonte, due delle regioni dove l’emergenza siccità è più grave. Quanto all’olio, la campagna 2022 risultava già compromessa nei mesi scorsi, quando il caldo anomalo aveva ridotto significativamente la trasformazione dei fiori in frutti. La situazione è particolarmente grave in Puglia, dove nonostante i danni da Xylella si coltiva ancora un terzo delle olive italiane, con una produzione stimata in calo del 40%.

Nei campi la frutta e la verdura stanno letteralmente bruciando, mentre in alcune zone si registra la perdita del 70% del raccolto: in particolare, peperoni, meloni, angurie, albicocche e melanzane. Per evitare le scottature da caldo, spiega la Coldiretti, si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere. Quanto al pomodoro da sugo, la raccolta è cominciata con una settimana di anticipo, ma nonostante questo si stima un calo del raccolto dell’11%.

In favore dei territori maggiormente colpiti dalla siccità, il governo Draghi aveva stanziato 36,5 milioni di euro. Ma ora la crisi rimette tutto in discussione. E alle incognite del clima, in attesa delle elezioni del 25 settembre, si sovrappongono anche quelle della politica nazionale.

 

 

 

 

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