Un piccolo murales e un francobollo celebrativo scatenano una vertenza giudiziaria fra la Santa Sede e un’artista di street art, Alessia Babrow, 42enne di origine italo-sudafricana. L’opera, ispirata all’Ascensione di Heinrich Hoffmann, pittore tedesco di fine Ottocento, era stata realizzata in forma anonima sulla balaustra di ponte Vittorio Emanuele, a Roma, poco distante dalla Città del Vaticano: rappresenta la figura Gesù con l’immagine anatomica di un cuore sovrapposta e il messaggio “Just use it” (nella foto, sullo sfondo di Castel Sant’Angelo).
Notata dal direttore dell’Ufficio filatelico vaticano, Mauro Olivieri, di passaggio per caso in motorino, è diventata all’insaputa dell’autrice il soggetto del francobollo emesso per la Pasqua 2020. Ma ora l’artista, dopo vari tentativi di farsi riconoscere in via amichevole i diritti d’autore, ha deciso di citare in giudizio il Governatore della Città del Vaticano, chiedendo 128.800 euro di risarcimento (36.800 per il danno morale e non meno di 92.000 per quello patrimoniale).
Questa inedita storia è stata raccontata da Paolo Frosina sul Fatto Quotidiano.it, dopo aver parlato direttamente con la protagonista e con i suoi legali, Mauro Lanfranconi e Luigi Marcucci. Nell’atto di citazione, l’udienza per la discussione della causa è stata richiesta per il 7 dicembre prossimo.
Eppure, a quanto riferisce l’articolo, l’artista avrebbe tentato di contattare l’Ufficio filatelico vaticano, ma senza ottenere alcun riscontro. Tramite un intermediario, le sarebbe stata offerta poi la partecipazione a un’udienza pubblica del Papa che lei dice di aver “cortesemente declinato”. Alla fine, dopo due ulteriori diffide a ritirare il prodotto dal commercio, ha deciso di uscire allo scoperto e di prendere l’iniziativa giundiziaria.
“Non è una questione di soldi, ma di principio”, ha dichiarato la Hoffman al giornalista. E ha spiegato: “Io posso anche lavorare gratis, l’ho fatto in passato, ma non accetto che altri si arricchiscano sfruttando il mio lavoro senza consenso”. A quanto pare, infatti, il “francobollo della discordia” è stato commercializzato sul portale filatelico del Vaticano con una tiratura di 80mila copie a 1,15 euro ciascuna che avrebbe prodotto un incasso pari a circa centomila euro. Ma, dopo il sold out, l’emissione speciale ha dato luogo a un’asta privata fra collezionisti e il prezzo è salito fino a 4 euro.
Secondo i legali dell’artista, la legge sul diritto d’autore garantisce all’autrice “il diritto esclusivo di sfruttamento economico dell’opera”, comprese le facoltà di riprodurla, comunicarla al pubblico, distribuirla e noleggiarla, in modo che “soggetti differenti dall’autore potranno sfruttare economicamente un’opera soggetta alla tutela autoriale solo previa autorizzazione scritta di quest’ultimo”. Il Governatorato pontificio, invece, “procedeva alla realizzazione, commercializzazione e vendita di francobolli ritraenti l’opera realizzata dalla sig.ra Babrow, in difetto di qualsivoglia autorizzazione”, e per di più con la dicitura “Città del Vaticano” e lo stemma dello Stato, “nonostante la piena consapevolezza dell’altruità dell’opera”.