La Pianura padana è, da sempre, una delle aree più inquinate al mondo. La sua conformazione naturale a conca, la scarsezza di ventilazione, lo smog prodotto dal traffico di auto e camion, il riscaldamento a legna, la lavorazione industriale e la produzione secondaria, gli allevamenti di animali, sono i principali fattori che determinano questa particolare situazione. Finora s’era cercato di intervenire per ridurli. Ma negli ultimi tempi i dati sono risaliti e l’allarme è cresciuto, per effetto del cambiamento climatico e della siccità prolungata, arrivando fino a Milano: tanto da essere indicata da diversi media come la terza città più inquinata al mondo, dopo Chengdu in Cina e Dacca in Bangladesh. Ma con ogni probabilità si tratta di una fake news, una bufala che non ha riscontro nelle statistiche ufficiali.
Nel suo rapporto Mal’Aria 2024, pubblicato recentemente, Legambiente colloca infatti Milano al decimo posto nella graduatoria delle città italiane più inquinate. E tuttavia si tratta di una condizione cronica, per cui la stessa associazione segnala che il capoluogo lombardo ha sforato per 49 giorni i livelli di Pmi consentiti. Le polveri sottili sono risultate 24 volte superiori alla soglia stabilita dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La qualità dell’aria, insomma, non è mai così pericolosa per la salute dei cittadini dall’inverno del 2017. Checché ne dica il sindaco Giuseppe Sala, dunque, l’allarme è più che giustificato e occorre intervenire di conseguenza: tant’è che lui stesso, dopo averlo sottovalutato e sminuito, chiede ora al governo di proclamare lo stato di calamità.
Perché servono misure urgenti per la nostra aria, lo spiega Anna Gerometta, a nome di “Cittadini per l’aria onlus”, apparso sul quotidiano Il Sole 24 Ore. Scrive l’autrice: “Barcamenandosi fra rassicurazioni che ‘l’aria è migliorata dagli anni 90’ e moniti politici sulla necessità che le misure di rientro nei limiti siano ragionevoli, l’Italia è passata nell’ultimo ventennio da una condanna della Corte di Giustizia europea all’altra per violazione cronica dei limiti e si avvia al secondo round di giudizi europei che, verosimilmente, condurrà a multe salate per violazioni ultradecennali dei limiti di legge”. A suo parere, “serve che l’Italia oggi vada oltre gli obblighi europei comandati, per noi il tardivo raggiungimento dei limiti fissati nel 2005, impostando subito una tabella di marcia lanciata a raggiungere, senza scuse e senza traccheggi, i nuovi limiti al 2030 dando al contempo una spinta ai settori economici associati al cambiamento”. L’obiettivo, cioè, dovrebbe essere quello di dimezzarli entro quella data.
Più in concreto, secondo Gerometta, nei sei anni che ci separano dal 2030 bisogna innanzitutto trasformare la pianura padana in un’area metropolitana nella quale ogni spostamento possibile sia fatto con mezzi pubblici, treni, mobilità attiva o a emissioni zero, per ridurre l’impatto delle emissioni da trasporto, insieme alla spesa dei cittadini per carburanti che inquinano e quindi la dipendenza del nostro Paese dalle fonti fossili. Poi, è necessario rivedere i meccanismi del conto termico, in modo da rendere più efficienti le case sul piano energetico, ridurre il fabbisogno e promuovere l’adozione di pompe di calore e fotovoltaico. E infine, conclude l’articolo sul Sole 24 Ore, bisogna aiutare gli agricoltori a “sganciarsi dalla catena che oggi li lega alla grande industria che chiede prezzi sempre più bassi per prodotti il cui peso ambientale è cresciuto a sproporzione”.
Su Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, Pietro Saccò esorta a “Non rinunciamo a respirare bene”, come recita il titolo di un suo editoriale pubblicato in prima pagina. “La situazione di Milano – osserva l’autore – non è molto diversa da quella degli altri centri padani tra Lombardia, Emilia, Veneto e Piemonte. La conformazione della Pianura padana è quella e non possiamo cambiarla. Quello che possiamo fare è ridurre le emissioni di particolato, biossidi di azoto, ozono, anidride solforosa e altre sostanze che inquinano l’aria”. E aggiunge: “Occorre prima di tutto riconoscere che la Pianura padana, se vuole aria pulita, ha bisogno di limiti più stringenti sulle emissioni rispetto ad altre aree d’Italia o d’Europa”. Ma non sono misure che possono essere applicate solo dai singoli, da un’impresa o da un’organizzazione civica: si tratta di affrontare una “classica sfida di sistema”. E, aggiungiamo noi, un diverso modello di sviluppo economico-sociale, fondato sul rispetto dell’ambiente e della salute collettiva.
IL TESTO DEL RAPPORTO “MAL’ARIA 2024” DI LEGAMBIENTE:
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Report_Malaria-2024.pdf