Con la legge approvata quasi all’unanimità dal Senato dopo ben tre legislature, l’Italia riscopre finalmente un tesoro nascosto: quello dei borghi disseminati nel Belpaese e spesso abbandonati dagli abitanti per mancanza di lavoro o di altre opportunità. Il provvedimento, di cui è primo firmatario Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente di Montecitorio, prevede stanziamenti per il recupero, la tutela e la valorizzazione di questo patrimonio storico e artistico che custodisce la nostra identità nazionale.
Per il 2017, il fondo iniziale sarà di dieci milioni di euro. Ma i finanziamenti verranno poi incrementati con 15 milioni di euro ogni anno dal 2018 al 2023, arrivando così a un ammontare complessivo di cento milioni. Serviranno a riqualificare i centri storici, a promuovere i prodotti locali e i poli multifunzionali per fornire servizi energetici, postali e scolastici, facendo leva innanzitutto sull’estensione della banda larga che consentirà collegamenti più veloci e potenti via Internet.
Sono 5.591 i “piccoli Comuni”, al di sotto dei cinquemila abitanti, che rappresentano il 69,9% dei Comuni italiani. Occupano il 54% del territorio nazionale, con un totale di 11 milioni di residenti, pari al 16,59% della popolazione complessiva (-20% in meno rispetto al 1971). Il più piccolo è quello di Moncenisio, in provincia di Torino, con appena trenta abitanti. Questi borghi possono essere una risorsa importante anche per il turismo alternativo, in cerca di ambienti e atmosfere più rilassanti rispetto alle grandi città afflitte dal traffico e dall’inquinamento.
Non è mancato neppure in questa occasione chi ha voluto fare polemiche, come il vicepresidente dell’Anci (l’Associazione dei comuni italiani), Francesco Baldelli, sindaco di Pergola (provincia di Pesaro e Urbino): “Ai piccoli Comuni, solo pochi spiccioli”, ha sentenziato, calcolando che i cento milioni divisi per il numero totale dei borghi corrispondono a 2.500 euro ciascuno. “Questa legge – ribatte Realacci – sarebbe utile e importante anche se stanziasse zero euro: i fondi potranno essere sempre incrementati e quelli disponibili saranno ripartiti a cominciare dai Comuni più disastrati. In ogni caso, i finanziamenti serviranno a innescare un processo di recupero per fermare e possibilmente invertire il trend dello spopolamento e dell’abbandono”.
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