Punta Giglio è un promontorio calcareo della Sardegna nord-occidentale, vicino ad Alghero, a 80 metri sul livello del mare. Si trova nel territorio dell’Area marina naturale protetta di Capo Caccia-Isola Piana. Per la sua posizione strategica, che domina Porto Conte, era un’importante base militare antiaerea dell’esercito durante l’ultima guerra, di cui sono ancora visibili le strutture con caserma, piattaforme di cannoni, casematte e deposito di esplosivi, costruite con la pietra del posto e mimetizzate alla vista dal mare.
Ora questo paradiso terrestre, protetto parzialmente da un Parco regionale e integralmente come Sito di importanza comunitaria (SIC) e Zona di protezione speciale della natura (ZPS) in quanto collocato sulle rotte migratorie dell’avifauna, è minacciato dal progetto di un grande albergo con ristorante e piscina che dovrebbe sostituire e “rifunzionalizzare” l’ex Batteria dell’artiglieria militare. Un altro ecomostro, insomma, incombe sull’ambiente e sul paesaggio del Malpaese. E che suscita, ovviamente, la protesta della popolazione locale (vedi foto sotto).
Eppure, in una relazione del marzo scorso, l’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) aveva già avvertito in una sua relazione che “per le altre fonti di disturbo derivanti dall’esercizio di quelle che restano le più impattanti componenti progettuali non è possibile indicare criteri di mitigazione che garantiscano la compatibilità delle strutture con le funzionalità istitutive di una zona a protezione speciale”. In pratica, un altolà, uno stop al progetto del resort a picco sul mare.
“Un luogo che in qualsiasi altra parte del mondo – ha commentato Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, in un articolo sulla Stampa – non sarebbe stato dato in concessione a nessuno e sarebbe rimasto nel patrimonio collettivo della regione e della nazione”. E ha aggiunto: “In questo Paese siamo vittime dei predatori di futuro: come si fa a spiegare loro che il capitale naturale garantisce processi indispensabili per la qualità della vita e il benessere umano?”. A conclusione del suo articolo, lo stesso Tozzi ricorda che “il capitale naturale è alla base dello sviluppo sostenibile ‘forte’ e dei suoi conseguenti paradigmi, cui fanno riferimento strategia e indirizzi internazionali ed europei, a partire dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile”.