Energia rinnovabile e smaltimento dei rifiuti. Svolta “green” di Fincantieri, la multinazionale italiana – presieduta da Giampiero Massolo – che controlla uno dei più grandi complessi cantieristici al mondo, leader della progettazione e costruzione di navi da crociera, navi militari, offshore, traghetti e mega-yacht. L’impegno dell’azienda sulla transizione ecologica, come ricorda l’amministratore delegato Giuseppe Bono nella lettera agli stakeholder, “è stato riconosciuto e premiato da vari enti indipendenti”, a partire da Carbon Disclosure Project, l’agenzia leader nel cambiamento climatico, che ha assegnato al Gruppo la fascia di merito più alta (A-).
Dall’ultimo bilancio di sostenibilità, emerge che nel 2020 il 100% dell’elettricità necessaria per il fabbisogno dei siti produttivi e delle società italiane, così come quella dei cantieri rumeni, è stata acquistata ed è risultata proveniente da fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico, fotovoltaico). Considerando anche il contributo della controllata Vard, la filiale norvegese acquisita dal 2013 e specializzata nel mercato offshor hi-tech, l’asticella “verde” è pari all’84% dell’energia utilizzata dall’intero Gruppo.
Un altro obiettivo rilevante per la sostenibilità è stato centrato nello smaltimento dei rifiuti. Nel 2020, Fincantieri ha consolidato la quota avviata al recupero: 186% sul totale dei rifiuti prodotti. Un risultato, sottolinea un comunicato dell’azienda, raggiunto attraverso una capillare raccolta differenziata dei residui di lavorazione.
Con oltre 230 anni di storia, l’azienda dispone di 18 cantieri, ha costruito finora più di 7.000 navi e ne ha 97 nel suo portafoglio. Il Gruppo opera in quattro continenti e ha oltre 20mila dipendenti. Solo in Italia i suoi fornitori sono più di 6mila. I ricavi ammontano a 5,9 miliardi di euro, con un carico di lavoro complessivo di 35,7 miliardi.