SICILIA, DISSEQUESTRATA LA SCALA DEI TURCHI

SICILIA, DISSEQUESTRATA LA SCALA DEI TURCHI

S’è concluso con un colpo di scena il caso giudiziario – di cui Amate Sponde aveva parlato in precedenza – che ha riguardato la celebre Scala dei Turchi, la scogliera di marna di Realmonte, in Sicilia, sequestrata il 27 febbraio 2020 per occupazione di suolo demaniale, violazioni in materia di sicurezza e tutela dei beni ambientali. Con la procedura del decreto penale, il gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto ha condannato al pagamento di una multa da 13.600 euro Ferdinando Sciabarrà, 73 anni, l’uomo che ha sempre sostenuto di essere il proprietario dello spettacolare tratto di litorale. Era stato il procuratore Luigi Patronaggio a richiedere l’emissione del provvedimento.

Sciabbarrà era imputato, secondo l’accusa, “d’aver arbitrariamente occupato una porzione del demanio necessario marittimo e d’averne impedito l’uso pubblico e, in particolare, per aver preteso lo sfruttamento economico dell’area conosciuta come Scala dei Turchi; d’aver, nella qualità di possessore di fatto dell’intera area, ad alta pericolosità geologica nel suo versante Ovest, omesso di collocare segnali e ripari; d’aver, in qualità di possessore di fatto, in concorso con soggetti allo stato non identificati, in tempi diversi con più azioni e commissioni, deteriorato e comunque danneggiato il sito conosciuto come Scala dei Turchi, provocando un nocumento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale e in particolare per non aver impedito il danneggiamento della marna attraverso graffiti e carotaggi”.

Ora il giudice ha disposto la sospensione condizionale della pena e ha ordinato la restituzione del bene sequestrato.

In parallelo alla vertenza giudiziaria, s’è svolta anche una lite fra due associazioni ambientaliste che rivendicavano la gestione e l’utilizzo della Scala dei Turchi. Da una parte, MareAmico che aveva esultato per il sequestro disposto dalla Procura, ma nel 2016 appoggiava apertamente le pretese del pensionato; dall’altra, Legambiente che prima s’era schierata contro la privatizzazione e poi contro un accordo intervenuto nel frattempo fra il Comune e Sciabarrà sui diritti d’immagine.

 

 

 

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