SICCITA’ CONTINUA: NON BASTANO POCHE PIOGGE PER FAR CESSARE L’ALLARME DEGLI AGRICOLTORI

SICCITA’ CONTINUA: NON BASTANO POCHE PIOGGE PER FAR CESSARE L’ALLARME DEGLI AGRICOLTORI

“Non piove, governo ladro”, si potrebbe dire parafrasando un vecchio detto popolare che va sempre bene per tutte le stagioni. E infatti, benché sia ancora inverno, è già scattato il nuovo allarme siccità edizione 2023. Da Legambiente apprendiamo che la neve registra un -53% sull’arco alpino rispetto all’anno scorso, mentre il bacino del fiume Po accusa un deficit del 61% (fonte CIMA Research Foundation).

In realtà, più che di un nuovo allarme, si tratta di un’emergenza nazionale che non è mai finita. Laghi e fiumi sono in forte sofferenza, quasi in secca come l’estate scorsa. I corsi d’acqua, secondo i bollettini emanati dalle stesse autorità di distretto negli ultimi mesi, hanno raggiunto una “severità idrica media” in tre bacini su sette: e cioè, oltre a quello del Po, quelli dell’Appennino settentrionale e dell’Appennino centrale.

È il risultato delle scarse precipitazioni verificate fino a metà febbraio, con l’aumento delle temperature superiori ai valori di riferimento. Quel “generale Inverno” che non ci ha fatto soffrire troppo per un grande freddo, consentendoci così di risparmiare sul riscaldamento domestico, sul gas e sull’energia, ma che annuncia un clima torrido per la prossima stagione estiva.

Per questo, Legambiente ha lanciato un appello al governo di Giorgia Meloni, indicando le priorità per definire una strategia in otto punti e prevenire l’emergenza idrica. Si tratta di adottare un approccio circolare, con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscano da una parte l’adattamento ai cambiamenti climatici e, dall’altra, consentano di ridurre subito i prelievi di acqua ed evitare gli sprechi. Tanto più che nei prossimi mesi aumenterà il fabbisogno per irrigare le campagne e alimentare la produzione agricola.

dry corn field with young corn plants

Ecco le proposte dell’associazione ambientalista:

1) Favorire la ricarica controllata della faldafacendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare. 

2) Prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini. 

3) Realizzare interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione.

4) Implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie.  

5) Riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idro-esigenti e metodi irrigui più efficienti. 

6) Utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi.

7) Favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti.

8) Introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.

“Il 2023 è appena iniziato, ma sta già mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi e livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno”, avverte Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. E aggiunge: “Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali”.

L’associazione ambientalista ricorda infine che l’Italia, con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno, è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le siccità sempre più frequenti e persistenti, compromette l’approvvigionamento idrico della Penisola.

 

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