SCOSSA CONTINUA: DAI CAMPI FLEGREI FINO A NAPOLI, LA TERRA TREMA ANCORA

SCOSSA CONTINUA: DAI CAMPI FLEGREI FINO A NAPOLI, LA TERRA TREMA ANCORA

È stata la scossa più forte degli ultimi quarant’anni, magnitudo 4.4, quella registrata la sera di lunedì 20 maggio nell’area dei Campi Flegrei, arrivata fino al centro di Napoli. Ma era stata preceduta dalla prima di magnitudo 3.5 alle ore 19,52 ed è stata seguita poi da un’altra (3.9) alle 21,46. Ne hanno parlato e continuano a parlarne tutti i giornali e telegiornali, ma la verità – per quanto cruda e allarmante – l’ha detta il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Mauro Di Vito, in un’intervista rilasciata a Mariagiovanna Capone per il quotidiano napoletano Il Mattino e intitolata “La terra si solleva ancora, le scosse continueranno”.

Pozzuoli, the super active volcano of the Campi Flegrei. The solfatara is the only visible mouth with its fumaroles, while the whole city suffers the effects of bradyseism.

Già martedì 14 maggio l’Istituto l’aveva annunciato, prima di un incontro pubblico con i residenti di Bagnoli: “Con l’attuale tasso di sollevamento è possibile che si verifichino terremoti di magnitudo più alta”. E così è stato. In pratica, come spiega l’esperto, il suolo continua a sollevarsi di due centimetri al mese, il doppio di quello registrato da gennaio. Lui stesso ricorda che ad aprile scorso i terremoti erano stati 1.252. Alla domanda dell’intervistatrice se ci saranno atri eventi sismici, Di Vito risponde: “Sì avremo sicuramente ancora altri eventi sismici, non c’è dubbio”. E infatti nuove cinque scosse, di magnitudo da 2.3 a 3.7, sono state registrate nella notte fra il 7 l’8 giugno nella zona della Solfatara e le più forti si sono sentite anche a Napoli.

Nel frattempo, si rincorrono le voci più disparate. Da una parte, secondo Tommaso Ciriaco su Repubblica, l’ipotesi del governo sarebbe quella di “dare soldi a chi vuol andar via”, per incentivare l’evacuazione delle case nella zona interessata dal bradisismo. Dall’altra, Manuela Perrone scrive sul Sole 24 Ore che si va “verso lo stop a nuove case”.

CAMPI FLEGREI (dall'alto)

Una suggestiva foto dei Campi Flegrei, dall’alto, postata su “X” da Pier Luigi Pinna

Questa zona comprende circa 85.000 persone e 15.000 edifici, interessando in parte i Comuni di Pozzuoli, Bacoli, nonché parzialmente la città metropolitana e altre zone come Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Posillipo, Chiaia, una parte di Arenella, Vomero, Chiaiano e San Ferdinando. La caldera dei Campi Flegrei, situata a ovest di Napoli, è una delle aree vulcaniche più densamente popolate al mondo. L’attività vulcanica in questa regione è documentata da almeno 47.000 anni. Due dei principali episodi eruttivi, che hanno contribuito a dare forma al Golfo di Pozzuoli così come lo conosciamo oggi, si sono verificati circa 39.000 e 15.000 anni fa, mentre l’ultima eruzione nota risale al 1538.

A partire dalla metà del secolo scorso, la caldera ha sperimentato vari episodi di sollevamento e abbassamento del suolo, noti come bradisismo. Negli ultimi decenni, ci sono state due fasi di sollevamento del suolo significative: una tra il 1969 e il 1972 e un’altra tra il 1982 e il 1984. Durante quest’ultima crisi bradisismica, il sollevamento massimo del suolo, misurato a Pozzuoli, è stato di quasi 1,8 metri ed è stato accompagnato da oltre 16.000 terremoti di bassa magnitudo.

In questa situazione, e di fronte alle previsioni dei tecnici, lo spavento e la preoccupazione dei cittadini sono dunque più che comprensibili e giustificati. Abitazioni lesionate, sgomberi e tendopoli alimentano l’allarme in una popolazione costretta a convivere con il bradisismo permanente. Ma è il direttore del Mattino, Roberto Napoletano, ad ammonire in un suo editoriale: “Ora nessuno si permetta più di sottovalutare e si speculare sulla paura”. E osserva: “Qui si tratta di mettere in sicurezza edifici e persone attuando una volta per tutte gli interventi necessari e piani di prevenzione troppo a lungo attesi o disattesi”. A parere di Napoletano, occorre innanzitutto “un sistema di prevenzione e di protezione civile organizzati che spende, anzi investe, sul bene primario di una società che è la difesa di una vita tranquilla e ordinata”.

The panorama of the beach of miseno, of the mountain of miseno with the lake of Bacoli behind it. A small peninsula in the Gulf of Naples

Sullo stesso quotidiano di Napoli, infine, è apparso un commento a firma di Pietro Gargano che racconta – come si legge nel titolo – “La caldaia ardente della Solfatara che ci inquieta”. Scrive l’autore: “Ben sappiamo che, ancora oggi, un terremoto non è prevedibile con largo anticipo, e ti colpisce a tradimento. (…) Ma bisogna convincersi che i geologi non sono profeti di malaugurio, si limitano a fare il loro mestiere. E dunque ci ricordano che una terra salda, non indebolita dal cemento e dal taglio degli alberi sani, resiste molto meglio ai tremiti e alle inondazioni”. Da qui, la conclusione che “bisogna costruire davvero usando i più moderni criteri antisismici, seppure costosi. E occorre verificare con la massima cura e competenza la staticità dei palazzi, nella metropoli, in periferia, nelle province”.

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