C’era una volta nel Salento, in Puglia, una grande foresta primordiale di 7mila ettari che si estendeva da Cutrofiano a Specchia, nel cuore del Tacco d’Italia, fra il Mar Adriatico e lo Jonio. Non è l’inizio di una favola, ma di una storia vera che oggi si cerca di far rivivere, mentre la diffusione della Xylella continua purtroppo a distruggere gli ulivi secolari della regione. A più di 150 anni di distanza dalla scomparsa della Foresta Belvedere, il progetto Manu Manu Riforesta punta ora a ricostituire e rigenerare l’ecosistema salentino devastato dal batterio-killer.
Spiegano i promotori dell’iniziativa: “Vogliamo creare un’agro-foresta. Piantumare tutte le specie un tempo presenti nel ‘Bosco Belvedere’. Coltivare piccoli orti con antiche semenze, frutteti e macchia mediterranea. Immaginiamo questo polmone verde da realizzare come il paradiso della Biodiversità, l’unica in grado di contrastare il processo di desertificazione già in atto da tempo.”
Questo “finis terrae” circondato da due mari, un tempo era ricoperto da querce, lecci, frassini, olmi, macchia mediterranea e paludi. Poi, a metà dell’Ottocento, arrivò la coltura intensiva dell’olio d’oliva, utilizzato prevalentemente come combustibile, per ricavarne energia elettrica e illuminare le strade e le piazze di tutt’Europa. Ne sono ancora una testimonianza i numerosi ipogei disseminati nel territorio, frantoi sotterranei dove le olive venivano spremute e trasformate in olio lampante: per mesi gli operai vivevano al buio e quando ne uscivano dovevano bendarsi gli occhi per non essere accecati dalla luce del sole.
Uno degli animatori principali del progetto Manu Manu Riforesta è il medico veterinario e attivista ecologista Vito Lisi. Nella sua azienda agricola biologica Merico, produttrice di olio, è nato il primo campo di ripiantumazione: 62 specie diverse tra quelle pre-esistenti, piante e alberi cioè che erano presenti nella vecchia foresta, tra cui il carrubo, il lentisco, la noce e il mirto. Le piantumazioni sono iniziate nel febbraio scorso e dopo l’estate hanno attecchito per il 60%.
Da qui il progetto è partito inizialmente su mezzo ettaro. All’interno dell’area SIC Padula Mancina (Sito d’Interesse Comunitario), nella fascia occidentale del comune di Ruffano, è stato acquistato poi un ettaro di terreno con le donazioni di persone interessate al progetto. Altri due ettari, a Miggiano, sono stati donati da un proprietario emigrato da tempo al Nord.
Nell’operazione Manu Manu, sono coinvolti esperti del settore come Rita Accogli, responsabile dell’Orto botanico di Lecce, con il patrocinio dell’università di Lecce. Si tratta, insomma, di un progetto di pianificazione territoriale e non di ripiantumazione casuale, promosso – come si dice – “dal basso”, cioè dall’attivismo e dal mondo associativo, orientato al bene comune attraverso l’acquisto di terre collettive. Un esperimento scientifico che si propone come obiettivo la riforestazione, procedendo per prove e risultati. E che potrà ampliarsi ed essere d’esempi – quindi – per progetti futuri, sensibilizzando la popolazione salentina.
Per ulteriori informazioni e donazioni, vai al sito: https://www.manumanuriforesta.org/