PERICOLO VULCANI

PERICOLO VULCANI

Con uno stanziamento di 52,2 milioni di euro, è partito il piano del governo contro i terremoti nella zona dei Campi Flegrei e di Napoli (foto sotto) dove sono state registrate oltre mille scosse nell’ultimo mese. Anzi, i piani sono due: uno punta a valutare la vulnerabilità degli edifici, l’altro a predisporre l’evacuazione in caso di eventi gravi. E bisogna dare atto all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di aver varato il primo provvedimento in materia, con l’impegno diretto del ministro della Protezione civile, Nello Musumeci.

VULCANO VESUVIO

La più impegnativa tra le azioni previste riguarda l’analisi dell’edilizia pubblica, con le misure per la mitigazione del rischio, per un totale di 40 milioni di euro. Per quella privata, ne sono stati stanziati altri 3,5 con procedure semplificate in deroga. Un altro milione e mezzo è destinato a classificare le aree in base al grado di stabilità. E 200mila euro serviranno a potenziare il monitoraggio dei movimenti sismici e delle strutture.

Fino al 31 dicembre 2024, alla Protezione civile viene assegnata una struttura di supporto composto da dieci elementi, con una dotazione di un milione. Mentre alla Regione Campania spetterà verificare le criticità dei trasporti e dei servizi essenziali, integrando eventualmente le reti esistenti (200mila euro). Entro un mese, infine, la Città metropolitana di Napoli dovrà completare una ricognizione specifica del fabbisogno di uomini e mezzi, per potenziare le strutture comunali di protezione civile e attivare una sala operativa ventiquattr’ore su ventiquattro (4 milioni). Ulteriori 50mila euro sono destinati agli straordinari del personale regionale.

C’è voluto, dunque, il terremoto magnitudo 4.2 del 27 settembre, con lo sciame sismico che ne è seguito, per arrivare finalmente a predisporre le misure sicurezza in una delle zone più a rischio della Penisola, alle pendici del Vesuvio. E un’altra scossa di magnitudo 3,6 è stata registrata il 16 ottobre, con altre sei di minore intensità. L’allarme era stato lanciato già dal summit degli esperti europei che si sono riuniti per tre giorni a Catania, per discutere di “Sfide e prospettive future per attività coordinate”. Ne ha parlato, in un’intervista a firma di Mariagiovanna Capone pubblicata su Il Mattino di Napoli il tedesco Boris Behncke, studioso dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia della città siciliana ai piedi dell’Etna (foto sotto): “Troppo gente – ha dichiarato – vive vicino a vulcani attivi”.

VULCANO ETNA 2

Per quanto riguarda in particolare i Campi Flegrei, il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell’INGV, ha spiegato in un’intervista a Radio Radicale che “il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione e potrebbe essere una super-eruzione”. Un rischio tanto più grave perché si tratta di una zona ad alta densità abitativa.

Nel Mar Tirreno, proprio sull’asse Napoli-Palermo, è riemerso recentemente dalle acque il vulcano Marsili, considerato finora “dormiente”. Secondo alcuni esperti, potrebbe provocare uno “tsunami” sulle coste siciliane. E sul territorio italiano esistono almeno dieci vulcani attivi che hanno dato manifestazioni negli ultimi diecimila anni: dai più imponenti e famosi, dall’Etna in Sicilia al Vesuvio in Campania, fino a quelli per così dire minori di Ischia e delle isole Eolie, tutte di origine vulcanica.

VULCANO MARSILI

A riparlare del vulcano Marsili, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera a firma di Massimo Sideri, è stato il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “E’ un vulcano di notevoli dimensioni – ha spiega Doglioni – ma non abbiamo un sistema di monitoraggio sotto marino che ci permetta di comprenderne appieno l’attività, e nemmeno il livello di esplosività che dipende appunto dalla chimica dei suoi magmi”.

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