Si può considerare un ragionevole compromesso quello raggiunto dal Consiglio dei ministri sull’installazione dei pannelli solari nei terreni agricoli. Una questione che aveva suscitato polemiche e tensioni fra il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (appoggiato dalla Coldiretti) e quello dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin (sostenuto dall’industria del settore). Per una volta, dopo aver inanellato una serie di gaffe e strafalcioni su vari argomenti, Lollobrigida aveva posto un problema reale: proteggere la produzione agricola dai possibili effetti inquinanti degli impianti fotovoltaici. E Fratin, più sensibile agli interessi degli imprenditori che li fabbricano, aveva rivendicato invece la necessità di aumentare la quota di energia solare nell’ottica della transizione ecologica. A questa soluzione ha aderito anche il ministro dell’Ambiente, Gennaro Sangiuliano, preoccupato dell’impatto paesaggistico del fotovoltaico.
La “pax solare” è stata favorita da una mediazione fra i due schieramenti, dopo oltre due ore di confronto diretto. E “compromesso” è proprio la parola che si legge nel titolo di un articolo apparso su Repubblica a firma di Luca Pagni. “Il governo – sintetizza il giornalista – decide di vietare l’installazione a terra dei pannelli solari nei terreni coltivati. Ma con una serie di eccezioni. Per esempio, sono salvaguardati tutti i progetti previsti con i fondi del Pnrr e quelli il cui iter autorizzativo è in corso. Non solo, è consentito l’agrifotovoltaico grazie al quale i pannelli solari sono realizzati su strutture sollevate da terra, compatibili con le coltivazioni sottostanti ma anche con l’allevamento”. E così pure nelle aree agricole “compromesse”: vale a dire quelle vicine a cave, miniere, aeroporti, autostrade e aree industriali, dove non si coltiva più regolarmente perché abbandonate o urbanizzate.
Commenta soddisfatto il ministro Lollobrigida: “Poniamo fine all’installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, interveniamo con pragmatismo salvaguardando alcune aree. Lo Stato considera i terreni agricoli produttivi un bene prezioso con delle agevolazioni importanti, ma se ci vuoi mettere i pannelli fotovoltaici stai cambiando la destinazione d’uso e non riteniamo che questa prassi debba continuare. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto”. Un giro di vite, dunque, che a detta del ministro Fratin non metterebbe a rischio gli obiettivi e gli impegni sulle rinnovabili, sottoscritti al governo a Bruxelles.
Di “intesa” o di “accordo” parlano anche, rispettivamente, il Corriere della Sera in un articolo di Andrea Ducci e il Sole 24 Ore in un servizio firmato da Giorgio Dell’Orefice e da Celestina Dominelli. Il compromesso, precisa il quotidiano della Confindustria, consente lo sviluppo delle rinnovabili anche nei terreni delle Ferrovie dello Stato e dei gestori aeroportuali o autostradali. Proprio il Gruppo FS, guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris (nella foto sotto) ha già predisposto – come Amate Sponde aveva riferito a suo tempo – un piano verde per l’autoproduzione di energia lungo i 6.800 chilometri della rete ferroviaria.
Con una lettera inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri più direttamente interessati, l’associazione Italia solare s’era opposta al divieto annunciato da Lollobrigida. “Siamo convinti – aveva avvertito il presidente Paolo Rocco Viscontini – che sia un grave errore frenare lo sviluppo del fotovoltaico con moduli a terra, che costituisce la tipologia impiantistica più economica ed efficiente. Ritenere che il fotovoltaico debba essere realizzato solo su edifici, su aree compromesse sarebbe un errore gravissimo: basta essere consapevoli che così si avrà inevitabilmente energia a costi maggiori, con tempi di realizzazione degli impianti evidentemente dilatati e incompatibili con l’obiettivo 2030”.
Secondo l’associazione di categoria, appena l’1% dei terreni agricoli non occupati sarebbe sufficiente per realizzare il 50% dei 50 GW richiesti per raggiungere gli obiettivi del 2030 con impianti a terra, il restante 50% può essere installato sui tetti. “Agricoltura e fotovoltaico – è la tesi dei produttori di questi impianti – possono coesistere benissimo con le coltivazioni tra le file di moduli fotovoltaici”. Per fare chiarezza su questo punto, Italia solare ha diffuso un rapporto con cui contesta i cinque “falsi miti” sul rapporto tra fotovoltaico, agricoltura e paesaggio. (https://www.italiasolare.eu/)