OLTRE MILLE FIRME PER SALVARE LA CERTOSA

OLTRE MILLE FIRME PER SALVARE LA CERTOSA

Hanno superato quota 1.000 le firme della petizione online, lanciata dagli “Amici della Certosa” sul sito change.org, per chiedere a Papa Francesco di mantenere una comunità monastica a Trisulti (Frosinone), in modo da assicurare così la custodia e la manutenzione del convento, dopo la decisione di allontanare i monaci ultrasettantenni che ancora la abitano. A queste, ne vanno aggiunte altre 300 raccolte finora su carta.

“La caratteristica principale di Trisulti – scrivono fra l’altro i promotori – è quella di essere un’oasi dove si incontra Dio attraverso la comunione spirituale con la natura e il senso profondo della solidarietà. Ora questa importante realtà, monumento nazionale dello Stato italiano dal  1879, attualmente affidato ai monaci cistercensi, ridotti ormai in numero esiguo e molto anziani, corre il rischio della chiusura proprio perché i monaci verranno richiamati, a causa dell’età e delle condizioni di salute, in un’altra Abbazia. Per questo Le chiediamo, Santità, di INTERVENIRE PER MANTENERE A TRISULTI UNA COMUNITA’ MONASTICA, di qualunque ordine, maschile o femminile, perché possa continuare ad essere il faro di spiritualità e cristianità che è sempre stata”. La petizione si può firmare a questo indirizzo: https://www.change.org/p/papa-francesco-mantieni-una-comunit%C3%A0-monastica-a-trisulti?utm_campaign=responsive_friend_inviter_chat&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition&recruiter=98693655

La Certosa di Trisulti s’è piazzata al 32° posto nella graduatoria nazionale dei “Luoghi del cuore”, compilata dai sostenitori del FAI (Fondo ambiente italiano), seconda nel Lazio e prima nella provincia di Frosinone. L’antico convento di Collepardo ha ottenuto 10.430 voti su un totale di oltre un milione e 600mila, distribuiti tra oltre 20mila luoghi segnalati. E ora gli “Amici della Certosa”, insieme a due associazioni locali, si sono impegnati a presentare al Fai entro il 9 giugno un progetto per la valorizzazione del monumento.

Costruito nel 1202 per volere di Papa Innocenzo III, nei pressi di una precedente abbazia benedettina, il monastero è passato nel corso dei secoli dai Certosini alla Congregazione dei Cistercensi. Monumento nazionale dal 1873, nonostante gli interventi di ristrutturazione e di restauro realizzati fino a una decina di anni fa, oggi questo straordinario complesso medioevale rischia di essere scoperchiato e di rimanere a cielo aperto.

A prima vista, incastonata nella fitta vegetazione dei Monti Ernici a 825 metri di altitudine, la Certosa appare in tutta la sua imponenza mistica e solitaria. E in realtà, con una superficie complessiva di circa 15mila metri quadri coperti, appare più un borgo che un convento. Ma è all’interno degli edifici che si possono vedere in diversi punti i tetti pericolanti, in parte già caduti sotto il peso della neve, sostenuti a malapena da assi e cavalletti: negli anni Settanta, i vecchi coppi di terracotta furono sostituiti da tegole meno resistenti e il ghiaccio le ha spaccate fino a provocare numerose infiltrazioni. Se non s’interverrà rapidamente, i crolli potrebbero ripercuotersi sui solai dei piani inferiori, causando danni ancora più gravi.

All’epoca del suo fulgore, la Certosa ospitava una piccola comunità di più di cento persone, tra preti, novizi e artigiani. Tant’è che, oltre alla chiesa barocca dedicata a San Bartolomeo (con gli affreschi danneggiati dall’umidità) e alla Foresteria in stile romanico-gotico, entro le antiche mura del complesso si trovano anche una Biblioteca con 36mila volumi e una splendida Farmacia del XVIII secolo, decorata con “trompe-l’oeil” realistici d’ispirazione pompeiana e arredata con mobili del Settecento: negli scaffali sono esposti ancora i vasi in cui venivano conservate le erbe medicinali e i veleni estratti dai serpenti per preparare gli antidoti. La volta a crociera della sala principale è stata affrescata da Giacomo Manco, mentre il delizioso salottino d’attesa è impreziosito dai dipinti dell’artista napoletano Filippo Balbi. Un gioiello di farmacia antica che meriterebbe magari il patrocinio di un tutor.

Ha scritto su “Repubblica” Giovanni Valentini: “Borgo, convento, seminario, scuola pubblica, méta di pellegrinaggio o di turismo alternativo, nella sua lunga storia la Certosa di Trisulti è sempre stata un centro di vita e di attività. La sua originaria vocazione culturale meriterebbe di essere ripristinata e coltivata, magari attraverso un programma di incontri, convegni, eventi, manifestazioni in grado di richiamare un pubblico interessato ai temi della spiritualità, dell’arte, della salute, dell’omeopatia o dell’erboristeria. E le sue strutture ricettive, dalla Foresteria alle vecchie celle dei seminaristi, andrebbero opportunamente riadattate per accogliere ospiti da tutto il mondo in cerca di silenzio, serenità e raccoglimento; oppure, gli appassionati di trekking, a piedi o a cavallo, e di mountain bike”.

Occorrerebbe, dunque, un progetto organico di conservazione e valorizzazione, per rivitalizzare questo splendido eremo, ad appena cento chilometri a sud di Roma, anche a costo di farne un centro di studi e convegni o perfino un relais. Altrimenti, la Certosa di Trisulti è condannata al degrado e all’oblio. E un altro pezzo della nostra storia e della nostra memoria collettiva sarebbe cancellato per sempre.

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1 Comment

  1. Una petizione a papa Francesco | Cartusialover's Blog
    Una petizione a papa Francesco | Cartusialover's Blog9 years ago

    […] la firma per la petizione lo si potrà trovare qui, per maggiori informazioni consultate questo sito, che parla ampiamente di questa […]