Lo storico Auditorium della Conciliazione di Roma, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro e dalla Città del Vaticano, viene reinventato nel rispetto della sua vocazione originaria, ampliandone le potenzialità espressive. Il progetto “VISIONAREA” nasce da un’idea dell’artista Matteo Basilé e dall’Associazione Amici dell’Auditorium Conciliazione, con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo: un nuovo contenitore culturale, generato dall’unione tra creatività e managerialità, destinato all’arte contemporanea in chiave attuale e trasversale. Attuale perché capace, appunto, di rigenerare un luogo come l’Auditorium della Conciliazione. Trasversale perché flessibile e capace di accogliere le differenze come valore da sostenere e promuovere, di eliminare confini espressivi e creativi privilegiando le storie e la ricerca di quella umanità meno visibile.
Un’area straordinaria che si sviluppa intorno al Chorus Cafè, per poi estendersi all’interno degli spazi principali dell’Auditorium. Un Temporary Art Museum, affidato alla direzione artistica di Matteo Basilé, dove possano convivere arte, musica, cinema, moda, letteratura e food, attraverso progetti site-specific e collaborazioni con altri fenomeni artistici e culturali, nazionali e internazionali.
Per queste sue caratteristiche, il progetto corrisponde perfettamente al principio ispiratore dell’attività della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo e del suo presidente Emmanuele Emanuele: da anni, infatti, la Fondazione è impegnata nella costruzione di nuove forme di dialogo interculturale, anche attraverso l’arte, dimostrando quanto la bellezza sia un codice condivisibile di comunicazione. “VISIONAREA – dice il presidente Emanuele – è un’iniziativa unica a Roma: non solo uno spazio espositivo, non solo un luogo di incontro fra onnivori della cultura, ma molto altro ancora: un incubatore di idee, un osservatorio privilegiato sull’arte contemporanea e, in un futuro si spera non lontano, un polo di produzione di progetti per artisti di tutto il mondo”.
In questo spirito, s’inaugura il primo evento che apre il programma di “VISIONAREA”: la mostra fotografica di Julia Fullerton-Batten, curata da Clara Tosi Pamphili, che racconta la Corea, un luogo lontano descritto in termini iper-contemporanei. Le sue immagini, in virtù di una definizione post-produttiva tanto decisa da accentuare ogni singolo elemento del racconto visivo, appartengono a una dimensione onirica, al confine tra sogno e realtà. La bellezza diventa “il luogo” per eccellenza dove la memoria delle forti tradizioni culturali è espressa dalle donne coreane, ritratte nei loro meravigliosi kimono Hanbok; figure che non sembrano umane vivono come adesivi sullo sfondo di una Seoul fredda senza fondersi mai con l’ambiente in cui si muovono. Veri e propri still-life dove le donne sono fiori, perfette figure vegetali, o decorazioni dove la ricchezza del colore non porta valore plastico, ma contribuisce ad annullare ogni tensione umana: è la descrizione poetica della storia di un Paese ancora ricco di riti e tradizioni, ma con forti contrasti politici fra Nord e Sud. Otto immagini come finestre che guardano fuori e dentro un mondo che ha perso la distanza geografica e si è avvicinato a noi, grazie alla visione della fotografa tedesca che vive e lavora a Londra e che per “VISIONAREA” presenta la sua seconda mostra in Italia (Auditorium della Conciliazione, Roma – dal 28 maggio al 10 settembre 2015).