Ogni città del mondo, grande o piccola che sia, ha la sua strada più rinomata. Quella che diventa un simbolo d’identità. E molte ne hanno anche più d’una. Fra queste, Roma è senz’altro una delle più dotate in assoluto di strade famose: da via Veneto a via del Corso, da via Condotti a via Frattina e a via Borgognona nel centro storico.
Ma proprio nel “salotto” della città c’è una strada che ora rischia essere “sotto sfratto”: è via Margutta, la strada degli scrittori e dei poeti, dei pittori e delle botteghe d’arte, alle spalle di via del Babuino che collega piazza di Spagna con piazza del Popolo. Qui hanno lavorato artisti celebri come Renato Guttuso, Giulio Turcato e Mario Schifano. E qui, nel cortile del numero 51/A, fu girata nel 1953 la scena centrale del film Vacanze romane, con Gregory Peck e Audrey Hepburn, che rilanciò l’immagine della Capitale nel mondo dopo la guerra. /nelle foto sotto, in bianco e nero).
A settant’anni di distanza, come ha scritto Vincenzo Bisbiglia sul Fatto Quotidiano, la magia di via Margutta “rischia di essere spazzata via da quella che tecnicamente si chiama “rivalutazione edilizia”, per fare spazio a mini appartamenti e bed and breakfast”. E aggiunge: “Sotto sfratto alcuni dei pittori e degli artigiani sopravvissuti al lento degrado che ha ingrigito l’area dall’inizio degli anni Novanta, quando gli edifici sono passati alla Regione Lazio e confluiti nel patrimonio dell’ex Ipab Sant’Alessi o Margherita di Savoia, ente di beneficenza che assiste le persone non vedenti”.
L’autore dell’articolo ricostruisce poi la storia che ha portato alla situazione attuale. “Nel 2017, la Regione e l’Ipab hanno deciso di affidare a una società privata la gestione di 30 immobili e tre terreni, per un valore di circa 116 milioni, tra cui appunto il complesso edilizio di via Margutta. Ad aggiudicarsi la gara è stata la Sorgente Sgr, che ha sviluppato un progetto per la ‘rivalutazione’ degli edifici (che da anni non vengono ristrutturati) e ne ha ipotizzato la trasformazione in un complesso alberghiero-residenziale. Poi Sorgente Sgr ha passato il testimone a un altro fondo, in seno alla Castello Sgr, ma per il momento non ci sono state riunioni con il nuovo gestore”.
Nel frattempo, si sono moltiplicati i singoli contenziosi. È il caso dei fratelli Alessandro e Fabrizio Fiorini, che il 16 marzo hanno ricevuto un’intimazione di sfratto proprio dalla Castello Sgr. I due artigiani, attivi da decenni, con l’arrivo del Covid avevano accumulato una morosità di circa 50 mila euro sull’affitto, che nei mesi scorsi hanno rimborsato interamente. La proprietà ora vuole anche il saldo dell’Iva (circa 18 mila euro) non previsto alla stipula dei contratti originari.
Ora i fratelli Fiorini minacciano azioni legali. “Qualche anno fa – racconta Fabrizio al Fatto Quotidiano – un guasto all’impianto fognario ha causato un allagamento di acque reflue nel nostro studio e in quelli di altri artigiani che ora sono andati via. La proprietà non ha mai posto rimedio o risarcito i danni. L’edificio che ci ospita cade a pezzi, ma si trova il tempo di intimarci lo sfratto per somme che non ci spetta di pagare”.
Sulle abitazioni di via Margutta 51/A, si appuntano da sempre le mire di politici e colletti bianchi. Nel 2004 fu l’Unità a raccontare i presunti abusi edilizi (poi bloccati) di Massimo Mingolla, all’epoca consulente elettorale dell’allora premier Silvio Berlusconi. Nel 2005, poi, la Regione Lazio guidata da Francesco Storace provò a far confluire il complesso in una fondazione parallela, “Alessio e Margherita onlus”, che avrebbe “acquisito il diritto di servirsi dell’immobile” e concesso “a terzi il godimento dell’immobile” per percepire i fitti, ma l’operazione non andò in porto.
“Vogliono sfrattare artigiani e botteghe storiche, ma da anni tentano di mettere le mani su questo piccolo angolo di paradiso”, dice Gaetano Castelli, artista ed ex storico scenografo Rai, fino allo scorso anno residente in via Margutta 51/A. Castelli aveva presentato un progetto di riqualificazione approvato nel 2003 dalla Sovrintendenza ai Beni culturali di Roma, ma bloccato dall’Ipab, che poi cedette la gestione dell’area proprio a Mingolla.
Sulla salvaguardia di via Margutta, esiste anche una petizione per l’ingresso nel patrimonio Unesco. Ma finora le istituzioni sono rimaste a guardare. L’atto più recente è una mozione del marzo 2021 del I Municipio di Roma che chiedeva alla Regione di “preservare artigiani e botteghe storiche rimaste all’interno del civico 51 /A”.
Contattato dal Fatto Quotidiano, l’attuale presidente del Sant’Alessio, Amedeo Piva, ha dichiarato: “Vogliamo che il patrimonio culturale sia preservato, ma l’ultima parola spetta alla Castello, che ha in gestione gli immobili. Noi possiamo solo dare delle indicazioni. Ho incontrato gli artigiani, ho spiegato loro che si farà il possibile”. Quanto al progetto di “rivalutazione”, “Castello sta studiando le carte, per ora non ci sono stati incontri istituzionali con Regione e Comune”.