Capri e non solo. Oltre all’Isola azzurra, il governo ha istituito altre tre aree marine protette, con uno stanziamento iniziale di due milioni di euro per il 2020: Costa di Maratea, in Basilicata; Capo Spartivento e isola San Pietro in Sardegna. Altri 700 milioni arriveranno nel corso dell’anno e a600 dal 2021 per le spese di gestione e funzionamento.
Salgono così a 31 in totale i tratti di mare italiano in cui le attività umane sono parzialmente o completamente vietate, a tutela della natura, del paesaggio e della fauna ittica. Finora, si trattava di una superficie complessiva di 222.442 ettari. A queste si aggiungono due parchi sommersi e il Santuario Internazionale dei mammiferi marini anche chiamato Santuario dei cetacei. Con questo ulteriore allargamento, s’intende far crescere le aree marine protette in tutt’Italia per costituire – come ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – “un’eccezionale occasione di sviluppo ecosostenibile”.
Nelle riserve marine è assolutamente vietato abbandonare rifiuti sulle spiagge. Le seguenti attività sono soggette a regolamentazione variabile: pesca sportiva, pesca professionale, immersione subacquea, ingresso con mezzi di trasporto inquinanti (imbarcazioni a motore, moto, automobili). La tipologia di queste aree varia in base ai vincoli di protezione.
In contemporanea con il provvedimento che istituisce le nuove quattro AMP, è entrato in vigore il decreto di riorganizzazione che prevede la nascita di una nuova direzione generale del ministero dell’Ambiente che si occuperà esclusivamente della tutela del mare. Con i suoi oltre ottomila chilometri di coste, la nostra Penisola ha tutto l’interesse a proteggere il suo patrimonio naturale, anche a fini di promozione turistica. In questo quadro, s’inserisce la “legge Salvamare” che, dopo il primo sì della Camera, ora dev’essere approvata definitivamente dal Senato.