“All’Europa non piace la vita italiana alla plastica usa-e-getta”. Lo scrive Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore, dando notizia della lettera di contestazione inviata al governo italiano dal commissario al mercato interno, il francese Thierry Breton. Il divieto per alcuni prodotti di plastica a uso singolo, secondo l’Ue, vale per tutte le plastiche, che siano biodegradabili o no, associate a carta o no. In attesa di una risposta da Roma, non si esclude l’eventualità di una procedura d’infrazione contro l’Italia.
La direttiva europea, denominata Single Use Plastics, mette al bando alcuni prodotti di plastica monouso, come i piatti e le posate. Ma la normativa italiana che l’ha recepita, in vigore dal 14 gennaio, pur aggiungendo i bicchieri alla “black list”, ammette le stoviglie e altri beni realizzati con alcune plastiche biodegradabili o con meo del 10% di plastica, come in particolare le stoviglie di cartoncino politenato. E invece, per Bruxelles la plastica bio resta sempre plastica.
Lo stesso quotidiano della Confindustria ricorda che l’Italia è fra i primi produttori europei di stoviglie non biodegradabili; leader nella produzione di plastiche biodegradabili, con 110mila tonnellate all’anno, 280 aziende di settore e 2.800 addetti, in un mercato da 815 milioni di euro; e ancora leader nelle stoviglie di cartoncino che, secondo uno studio danese di ricerche ambientali, sarebbero completamente riciclabili e più sostenibili delle alternative.