Con 333 interventi programmati, per un valore di 45,6 miliardi di euro pari all’88% del totale dei fondi assegnati, sono le ferrovie a fare la parte del leone nell’attuazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) finanziato dall’Unione europea. In complesso, sono in campo 1.241 progetti che comprendono anche strade e piste ciclabili, per un totale di 51,6 miliardi. I dati sono stati elaborati in dettaglio da studio di Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria.
A realizzare la maggior parte di questi interventi sarà la principale stazione appaltante del Paese, Rete ferroviaria italiana Spa (RFI), l’azienda pubblica partecipata al 100% dal Gruppo Ferrovie dello Stato italiane. Circa 1.400 cantieri sono al lavoro in tutta la Penisola, per realizzare questo programma entro la scadenza del 2026 e non rischiare di perdere i relativi finanziamenti. C’è anche questo tra i motivi per cui negli ultimi tempi si sono registrati allungamenti nei tempi di percorrenza e interruzioni programmate sulla rete.
Alla fine, il risultato sarà un ammodernamento complessivo del nostro sistema ferroviario, sia sul piano infrastrutturale sia su quello dei convogli: come sta già avvenendo con il “Regionale”, il brand che riunisce i treni locali più moderni e confortevoli, dedicati in particolare a pendolari, studenti e turisti, per favorire la sostenibilità del trasporto e l’intermodalità con altri mezzi (pullman, bici ecc. ecc.). Al momento, ne sono già in circolazione 500 e arriveranno a 700 entro il 2027.
L’azienda ferroviaria, guidata dall’Ad Gianpiero Striscuglio, è in testa alla classifica dei primi cento assegnatari di risorse del Pnrr. Segue a grande distanza l’Anas, con quattro progetti stradali da 126,12 milioni di euro. Nel complesso, rispetto ai progetti di efficientamento energetico che risultano polverizzati e concentrati sulle abitazioni private, quelli sulle infrastrutture e i trasporti sono minori di numero ma finanziariamente molto più pesanti. Si tratta di 1.241 misure (lo 0,4% del campione complessivo di 306.705 progetti) che in termini economici valgono però ben 51,6 pari al 26.5% dell’intero Recovery fund italiano.
Per le infrastrutture ferroviarie, secondo i dati riferiti da Manuela Perrone e Giovanni Trovati sul Sole 24 Ore, “i progetti sono 434 (il 35% del totale degli interventi), per un valore di 47 miliardi (di cui 45 per il potenziamento delle linee), pari al 91,2% della torta”. I progetti per il trasporto urbano, invece, sono 51 per un totale di 3,7 miliardi: di questi, trenta (per 3,4 miliardi) puntano allo sviluppo delle linee metropolitane e tramviarie. Appena 17 sono quelli multimodali e intermodali (654.420 euro).
La maggior parte dei progetti (esclusi otto in capo a Rfi da 525 milioni, considerati “in ambito nazionale” dalla ricerca di Ifel) è destinata alla Calabria (13,87%), alla Lombardia (11,84), alla Puglia (9,41) e alle Marche (7,06). Le regioni con la più alta quota di finanziamenti, invece, sono nell’ordine: Piemonte (12,67%), Veneto (12,22), Liguria (12,19), Sicilia (11,05) e Campania (9,72). A queste è destinato complessivamente il 57,8% del totale.
A livello provinciale – notano i due autori dell’articolo – 257 progetti localizzati, tutti affidati a Rfi in qualità di attuatore per 35,4 miliardi (68,6%), non specificano un’unica provincia di riferimento, perché si estendono a tutta la regione interessata. E qui, spiccano Piemonte, Lombardia, Sicilia e Campania. Per i restanti 984 interventi, relativi a una specifica provincia, il finanziamento minimo risulta di 20mila euro (Lecco), mentre il massimo è di 1,5 miliardi (Verona).
Quali sono, quindi, gli obiettivi principali di tutto questo programma? Scrivono i giornalisti del Sole 24 Ore: “Al primo posto c’è il rinnovamento tecnologico delle ferrovie: 251 progetti per 10,3 miliardi (il 20,2% del totale). Al secondo, come peso finanziario, ci sono i raccordi autostradali: soltanto quattro misure che, però, valgono 9,7 miliardi”. Ma il treno, come si sa, rimane il mezzo di trasporto più ecologico perché è elettrico e non inquina.