Ha suscitato un vespaio di reazioni e polemiche, nel circuito dei social network, l’allarme lanciato su “X” da Dario Barone sulla nuova messa in vendita dell’Abbazia cistercense di Tiglieto (Genova), la più antica d’Italia. Lo storico complesso del XII secolo rischia di essere trasformato in un hotel di lusso con piscina, come ha rivelato l’autore del post che nel suo profilo si definisce “Prof. di Arte, Grafica e Cinema”. Il saggista ha scritto fra l’altro due libri di successo, intitolati Elogio della Bellezza e Curare l’anima con l’Arte. “Oltre il danno la beffa”, commenta lui stesso, pubblicando una foto del monastero: “L’Abbazia in passato è stata recuperata grazie a restauri finanziati (in parte) con soldi pubblici”.
Non sarebbe la prima volta, e purtroppo neppure l’ultima, che un bene storico e artistico che appartiene al patrimonio nazionale rischia di essere definitivamente privatizzato. È accaduto, come Amate Sponde aveva a suo tempo già denunciato, anche per Villa Verdi, la tenuta di Sant’Agata e casa di campagna acquistata dal celebre musicista a Villanova sull’Arda (Piacenza). E furono proprio le proteste dei cittadini, suscitate dalla notizia diffusa dai media, a indurre il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a porre un vincolo di “pubblica utilità” e a disporre l’esproprio per evitarne la vendita.
Ora è il turno dell’Abbazia di Tiglieto. “Ma non stiamo esagerando a svendere luoghi unici e che han fatto la nostra storia?”, reagisce polemicamente su “X” Luisanna Messeri. “Tristezza infinita. L’Italia viene venduta”, si legge sull’account Ridere fa bene. Incalza a sua volta Gianluca: “Ma non è possibile fare qualcosa? Questo è davvero un pezzo della nostra storia”, allegando la riproduzione della copertina di Andare per abbazie cistercensi, un volume scritto da Carlo Tosco (nella foto sopra).
In un altro post, Clara Toninelli segnala il volume Chiese chiuse (Einaudi) dello storico dell’arte Tomaso Montanari: “Saggio appassionato, quasi un pamphlet, contro l’incuria, l’abbandono, o la becera commercializzazione a cui è sottoposta una parte considerevole del nostro patrimonio artistico-culturale”. E cita in particolare il capitolo 7 del libro (nella foto sotto) e rilancia l’interrogativo: “Di chi sono le chiese?”, per chiedere: “E chi dovrebbe impedire che siano abbandonate al disfacimento, saccheggiate, messe in vendita?”.
E’ stato lo stesso Montanari a intervenire sulla questione, con un articolo apparso sul Fatto Quotidiano, in cui cita testualmente l’annuncio pubblicato dall’agenzia del lusso che sta curando l’affare: nella descrizione del bene rimesso in vendita, si legge fra l’altro che la superficie complessiva della tenuta è di 78 ettari. E si aggiunge: “Uno spazio che si presta perfettamente alla costruzione di un eliporto”. Ora, come spiega lo storico dell’arte, “Tiglieto è già – purtroppo – in proprietà privata. Ma ciò non elimina affatto la superproprietà collettiva del popolo italiano che insiste su tutti i beni, appunto, vincolati”. E ciò, a suo parere, “impone che beni come questi siano accessibili a tutti i cittadini, e non vengano snaturati nella loro funzione”. L’Abbazia di Tiglieto, invece, è stata per troppo tempo chiusa al pubblico, priva di qualsiasi attività di divulgazione, fino alla chiusura del parcheggio e alla mancata partecipazione alla rete culturale ed escursionista del Cammino dei Santuari del Mare.
A quanto risulta, si stima che le chiese abbandonate in Italia siano circa 95mila, la gran parte delle quali sarebbero beni culturali, e come tali sottoposte a tutela. Dal Salento, infine, Cristina Scappatura interviene nella polemica sull’Abbazia di Tiglieto e segnala: “Lo stesso hanno fatto a Ugento (Eremo della Madonna del Casale). La chiesa è intatta ma alle sue spalle, nell’antico convento, ora c’è un hotel (Badia del Casale)”.
Spetta, dunque, al ministero della Cultura valutare la situazione e prendere in carico il caso. Se il bene ha i requisiti previsti dalla legge, deve scattare anche per l’Abbazia il vincolo di “pubblica utilità”. Ed eventualmente, l’esproprio per evitare di perdere un altro pezzo pregiato della nostra “Grande Bellezza”.