Se esistesse davvero una “lobby dei rinnovabilisti”, come ha dichiarato sprezzantemente in un’intervista a La Stampa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, lui dovrebbe essere il primo a farne parte. E invece, non perde occasione per screditare lo sviluppo delle energie alternative, “pulite” e non inquinanti come il vento e il sole, dopo aver evocato come in una seduta spiritica l’ipotesi futuribile del “nucleare verde”. Tanto che l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, è dovuto intervenire per liquidarla come “fantascienza”, chiarendo che nella migliore delle ipotesi occorreranno almeno dieci o vent’anni per realizzarlo.
Il termine “lobby” implica automaticamente il significato di interessi e di affari. Ma qui il principiale interesse è proprio quello nazionale. Senza le rinnovabili, infatti, l’Italia non riuscirà ad avviare nessuna transizione energetica e quindi a ridurre la sua dipendenza dall’estero, in particolare dalla Russia per quanto riguarda il gas e il petrolio. E se l’industria delle energie alternative farà affari, saranno comunque meno “sporchi” di quelli legati finora all’estrazione delle fonti fossili dalle viscere della terra. Se non altro perché le rinnovabili, a cominciare dall’eolico e dal fotovoltaico, sono per definizione più diffuse in tutto il mondo, non creano problemi di geopolitica e possono essere sviluppate anche dalle “comunità energetiche”, cioé dai cittadini che si aggregano e organizzano per sfruttarle nelle città o nelle campagne.
“Quanta strada è stata fatta, ma soprattutto quando dobbiamo ancora farne!”, ha scritto il direttore scientifico del Kyoyo Club, Gianni Silvestrini, nel Tweet in cui ha postato il grafico riprodotto qui sotto, parlando soltanto di vento e di sole. L’Italia, come si vede nella figura, ricava appena il 16% da queste due fonti, al pari della Svezia, mentre la Germania è già al 28,8%, l’Irlanda e la la Spagna al 32,9, il Portogallo al 31,5, mentre la Russia del gas e del petrolio è ferma addirittura allo 0,5. “Ricordo – aggiunge Silvestrini in tono polemico – molte affermazioni: sole e vento difficilmente supereranno il 10-20% della domanda elettrica”, come a dire che lo scetticismo e la diffidenza sulle rinnovabili risale indietro nel tempo. E non sono certamente estranei agli interessi e agli affari delle varie lobby energetiche e soprattutto petrolifere.
E’ stato poi lo stesso Silvestrini, autore fra l’altro di un documentata saggio intitolato Che cos’è l’Energia rinnovabile (Edizioni Ambiente) a segnalare il boom del fotovoltaico in Cina. “Lo scarso anno – ha scritto in un altro post su Twitter – sono stati installati 55 GW, nel 2022 ne sono previsti 108” (vedi grafico qui sotto).
Mentre il ministro Cingolani si avventura a parlare di “lobby dei rinnovabilisti” o vagheggia il “nucleare pulito”, il quotidiano Domani lancia intanto un esplicito atto di accusa con un titolo in prima pagina: “Il governo non vuole mettersi sulla via delle rinnovabili”. E nel suo articolo Ferdinando Cotugno, riprendendo i dati contenuti nel Rapporto “Comunità rinnovabili” di Legambiente e riferiti all’anno scorso, il primo di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, spiega: “Nel 2021 il ritmo di installazione di eolico e fotovoltaico è ancora lento, pieno di ostacoli e ancora lontano da quello che serve al percorso di decarbonizzazione dell’energia italiana”. Da qui risulta che, se i prossimi anni fossero come quello scorso, “gli obiettivi fissati dalla Commissione europea per il 2030 sarebbero comodamente raggiunti tra 124 anni, nel 2146”.
I dati parlano chiaro. Nel corso del 2021, sono stati aggiunti al sistema elettrico italiano 1,35 Gw fra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. In pratica, rispetto all’anno precedente, la quota di energia pulita è cresciuta di appena l’1,58%, arrivando a 115,7 Twh. Oggi, in tutta la Penisola, sono presenti 1,35 milioni di impianti rinnovabili, per una potenza complessiva di 60,8 Gw. “È una fotografia desolante”, conclude Domani: “Per ora i meccanismi ideati da Cingolani per sbloccare il collo della bottiglia di tutto il processo non hanno cambiato la curva”.