Non si calmano le acque intorno alla nuova diga foranea del porto di Genova, destinata a diventare – secondo la società costruttrice Webuild – “un’opera unica al mondo”. Per i primi 4.000 metri della struttura sui 6.000 complessivi, saranno posizionati 90 cassoni cellulari prefabbricati in cemento armato, alti 33 metri, larghi 35 e lunghi 67, poggiati su un basamento in mare fino a 50 metri di profondità: costo 1,3 miliardi di euro. Ma infuriano le polemiche sulla loro tenuta e stabilità.
Uno di questi maxi-blocchi, secondo una denuncia pubblicata dal Fatto Quotidiano, si sarebbe abbassato creando un dislivello di 30 centimetri rispetto a quello adiacente. L’hanno confermato al giornale due diverse fonti, allegando anche alcune fotografie. La Capitaneria di porto, però, assicura che “non sussiste alcuna difformità tecnica rilevante né tantomeno pericoli di alcun genere”.
Sta di fatto, tuttavia, che già per i primi quattro cassoni s’era parlato di “cemento debole”, come riferito dal quotidiano genovese Il Secolo XIX, tanto da richiedere una cura di iniezioni per rafforzare la diga. La questione appare ancor più delicata perché questi manufatti sono destinati a essere riempito di materiali inquinanti, come quelli di risulta dei dragaggi o scavi di altre opere (tunnel subportuale). Tant’è che gli uffici della Regione avevano stoppato questo piano.
Resta, comunque, la necessità di verificare e accertare la tenuta dei fondali su cui poggia l’intera struttura. A sollevare il problema, tre anni fa, fu l’ex responsabile del project management, Piero Silva, dimettendosi in seguito al rifiuto di rivedere il progetto espresso dal commissario straordinario, Marco Bucci, allora sindaco di Genova e ora presidente della Regione Liguria. Anche il Consiglio superiore dei Lavori pubblici manifestò qualche preoccupazione. “E pure il Cnr – come scrive Andrea Moizo sul Fatto – in sede di valutazione di impatto ambientale (via), si espresse per la necessità di maggiori disamine. Ignorato”.
L’esecuzione del progetto, elaborato da Technital, fu appaltata così senza ulteriori approfondimenti. Ma, ad aggiudicazione concluso, l’appaltatore chiese e ottenne una modifica che ribalta sull’appaltante eventuali oneri nel caso in cui il consolidamento dei fondali dovesse risultare più complicato del previsto. Sul caso, scoperto dal Fatto e stigmatizzato dall’Anac (l’autorità anticorruzione), indagano ora la Procura di Genova e quella europea.
I lavori dovrebbero concludersi entro la fine del 2026. Se e quando la diga sarà completata, consentirà l’ingresso in porto delle grandi navi portacontainer, lunghe 400 metri e larghe 60, oltre alle navi da crociera “World Class”. Questo consentirà al capoluogo ligure di competere con i maggiori porti europei, sfruttando il vantaggio logistico della sua posizione geografica ottimale, al centro delle rotte fra l’Asia e l’America.