Con la pandemia e i ripetuti lockdown, la Smart Home ovvero la “casa intelligente”, interconnessa e dotata di dispositivi in grado di funzionare ed essere comandati anche da remoto, torna al centro dell’attenzione degli italiani. Il mercato nazionale vale al momento 566 milioni di euro, ma si prevede che raggiungerà un miliardo nel 2023, a fronte di un mercato mondiale che vale 68 miliardi e arriverà a 110 miliardi entro due anni.
Sono dati e tendenze che emergono dal Rapporto “Internet of things nelle case italiane”, elaborato dal Centro Studi TIM. Sebbene il mercato nazionale abbia registrato una lieve frenata nel 2019 a causa dell’epidemia (-6%), la crescita media annua prevista è del 26% e nel 2023 il giro d’affari dovrebbe superare il miliardo di euro, grazie all’attenzione degli italiani alle proprie abitazioni derivante in parte anche dall’effetto comportamentale post-Covid.
A fare da traino sono gli smart speaker, altoparlanti dotati di assistenti vocali, che hanno registrato una vertiginosa crescita negli ultimi due anni (+59% nel 2019, +11% nel 2020). Tra gli altri dispositivi interconnessi per l’automazione della casa, collegati al web e gestibili da remoto, ci sono gli elettrodomestici smart piccoli e grandi e i dispositivi di controllo e connettività locale, quali gateway e hub, prese smart e comandi. Spazio anche a telecamere, sensori ed altri sistemi di sicurezza e protezione fino a home entertainment, illuminazione smart e sensori per migliorare il comfort domestico, sistemi e prodotti per il controllo dei consumi energetici domestici (nel grafico qui sotto, uno schema di installazioni domestiche).
Per il 90% degli italiani intervistati dalla Doxa dopo il lockdown, la casa è in cima alla lista delle priorità. Ma quasi la metà degli italiani (48%) si dice non pienamente o solo parzialmente soddisfatto della propria abitazione, con una differenza legata all’età e al reddito oltre che alla tipologia di casa e al titolo di godimento dell’immobile. Il 23% degli italiani ritiene che la casa ideale è quella tecnologica, con un collegamento Internet veloce e stabile, è connessa con il Wi-Fi e controllabile dall’esterno attraverso lo smartphone, con sistemi di sicurezza avanzati e rilevatori di perdite e guasti.
Una “maison à la carte”
Le nuove esigenze legate alla pandemia hanno portato molte famiglie italiane a riconvertire le proprie abitazioni in uffici, aule per la didattica e perfino in palestre dove poter svolgere attività fisica: una “maison à la carte”, flessibile e mutevole in base alle attività, agli orari e agli interessi dei diversi componenti della famiglia. Grazie agli incentivi statali per l’efficienza energetica e alla diffusione delle connessioni broadband e ultrabroadband nel Paese, aumenta la consapevolezza dei consumatori sugli oggetti smart nelle case. La permanenza prolungata nella propria abitazione durante il lockdown, spesso connessa al fenomeno dello smart working, ha stimolato il ripensamento degli spazi domestici in ottica smart: il 46% delle persone che hanno risposto al sondaggio vorrebbe apportare modifiche alla propria casa; il 16% lo farebbe per migliorarne le dotazioni tecnologiche; mentre l’11% per aumentarne l’efficienza energetica.
Il fenomeno ha riguardato anche le aree meno abitate del Paese. Stanno emergendo, infatti, nuovi modelli di sviluppo territoriale grazie alla diffusione della banda larga e dello smart working. In alcuni borghi, le amministrazioni comunali hanno stanziato agevolazioni economiche dedicate agli smart worker mirate ad attrarre nuclei familiari interessati a trasferirsi in queste località per svolgere la propria attività professionale a distanza (smart working villages). Altre iniziative avviate in Comuni a rischio spopolamento hanno offerto in affitto o in vendita abitazioni in disuso a prezzi simbolici. Tra le iniziative più interessanti si possono citare quelle avviate dai Comuni di Irsina (nella foto sotto), in provincia di Matera; Palazzolo Acreide (Siracusa) e Otranto (Lecce).
La Smart Home riduce le emissioni CO₂ fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno
Le “case intelligenti” possono contribuire a ridurre in maniera significativa il consumo energetico delle famiglie italiane e quindi le emissioni di CO₂. In particolare, i sistemi di energy monitoring della Smart Home possono generare un risparmio fra i 3 e i 3,5 miliardi di euro annui se usati in maniera massiva. Una riduzione del 10-15% dei consumi elettrici nazionali domestici legata ai dispositivi di energy management può portare inoltre ad una riduzione complessiva di CO₂ di circa 1,7- 2,5 milioni di tonnellate l’anno.
Benessere, efficienza e sicurezza le principali motivazioni di acquisto degli oggetti smart
Secondo una ricerca effettuata per Energy@Home, la Smart Home raccoglie l’interesse dell’85% della popolazione. I principali driver di acquisto sono la ricerca del benessere, dell’efficienza e della sicurezza, con diverso grado di coinvolgimento in base alla fascia di reddito, alla zona di residenza, al livello di istruzione e all’età. La presenza in casa di almeno un oggetto smart cresce all’aumentare dei componenti della famiglia, dal 28% del single fino al 56% di un nucleo di almeno 5 persone, mentre la propensione al primo acquisto sembra variare intorno al 40% in modo meno sensibile, con un picco del 48% per nuclei familiari di 3 persone.
In altri termini, le famiglie con figli, più giovani e mediamente più istruite hanno già almeno oggetto smart home. Con l’aumentare della numerosità del nucleo familiare aumenta la propensione ad avere oggetti smart. Al contrario i non interessati sono più numerosi tra i single.
Più oggetti intelligenti tra chi ha una connessione broadband/ultrabroadband
La presenza di connettività broadband e ultrabroadband nell’abitazione si lega a una maggiore propensione all’acquisto di un oggetto smart. Chi ha una connessione dati stabile e veloce possiede un oggetto smart nel 66% dei casi e intende acquistarlo nel 68% dei casi. Come primo acquisto, i kit sono spesso considerati la soluzione più semplice dagli italiani, specialmente da chi non ha ancora dimestichezza con gli oggetti smart, mentre l’acquisto del singolo prodotto è preferito da chi già possiede oggetti smart per una maggiore libertà di scelta delle caratteristiche dell’oggetto (88%) e la ricerca di un risparmio economico (83%).
La Smart Home accresce il valore del mercato immobiliare
Le nuove tecnologie hanno un notevole impatto sul mercato immobiliare, dove la “casa intelligente” viene percepita come fattore differenziante e attrattivo, capace di ridurre notevolmente i tempi di compravendita dell’immobile. Negli ultimi anni in Italia si è assistito a un generale decremento del prezzo delle abitazioni, che supera il 25% su base nazionale rispetto al 2012 per le abitazioni preesistenti. Prendendo a riferimento i mercati americano e britannico, più avanti dell’Italia nelle dinamiche di impatto dell’ultrabroadband sul patrimonio immobiliare, in media per l’acquisto di una casa con fibra ottica si paga un prezzo più alto fino al 3,8%, che arriva fino al 15% in caso di affitto. Per contro, le case senza connessione o con velocità di download ridotte, possono valere il 20% -24% in meno. Internet è ora la quarta utility dopo gas, elettricità e acqua.
Le dotazioni tecnologiche sono date per scontate per le case nuove e di lusso, mentre per le altre ogni soluzione smart installata porta un valore aggiuntivo dal 1% al 5%. Le case con sensori umidità e monitoraggio acqua, infine, subiscono oltre il 90% di danni in meno e quelle con servizi di videosorveglianza a larga banda subiscono meno furti.
La Smart Home fattore trainante del mercato assicurativo
In relazione al mercato assicurativo italiano, 7 società già offrono servizi bundle di assicurazioni e domotica. La Smart Home è ancora prevalentemente uno strumento di marketing associato alle offerte sugli immobili come elemento di differenziazione, che sarà valorizzata dall’adozione della sensoristica. Qualche esempio in questo senso viene dagli USA, dove le case con sensori di umidità e monitoraggio d’acqua subiscono il 90% di danni in meno. I consumatori americani vedono positivamente una polizza assicurativa collegata alla Smart Home: più della metà (54%) dei proprietari di casa e il 40% degli inquilini dichiarano che acquisterebbero una polizza assicurativa collegata alla Smart Home e pagherebbero il servizio a fronte di alcuni incentivi.
Cybersecurity, privacy e interoperabilità le prossime sfide del mercato
Lo sviluppo del mercato italiano della Smart Home sarà accompagnato dall’implementazione di strumenti e servizi che garantiranno alti standard di sicurezza: un italiano su due (55%) preferisce non condividere i propri dati personali anche a casa, analogamente a quanto vale per inglesi (52%), francesi (53%) e tedeschi (47%). Anche per questo motivo si arricchisce il livello di sicurezza delle nuove tecnologie di connessione wireless tramite le quali i dispositivi della smart home si scambiano le informazioni (per esempio, standard WiFi 6), si sperimentano nuove soluzioni assicurative e si rafforza il livello di sensibilizzazione dei cittadini attraverso campagne informative mirate delle istituzioni europee e nazionali.
Direttamente collegato per gli italiani è il tema privacy, in particolare rispetto agli Smart Speaker che ascoltano e apprendono dall’interazione con le persone e che abitualmente vengono collocati in salotto, cucina e perfino in camera da letto. Contestualmente è necessario affrontare temi legati all’integrazione di dispositivi e soluzioni proprietarie attraverso una maggiore interoperabilità dei sistemi e dei prodotti di domotica delle diverse aziende produttrici.
Un primo passo importante in questa direzione, probabilmente incoraggiato dagli ultimi interventi regolamentari in corso di approvazione (come quello sul Digital Market Europeo) volti a promuovere l’interoperabilità e ad aumentare la concorrenza, è rappresentato dall’accordo raggiunto a fine 2019 dai tre colossi Amazon, Apple e Google in collaborazione con la Zigbee Alliance (Progetto CHIP Connected Home over IP), che annovera tra i suoi membri non solo imprese digitali ed elettroniche, ma anche di settori dell’arredamento (come per esempio IKEA) e dell’illuminazione, comparti storici del Made in Italy. Per non perdere competitività nel mercato, anche le imprese italiane di settori storici dovranno riuscire a fondere design e qualità con l’innovazione digitale e proporre soluzioni per il segmento delle smart home.