Si sblocca l’impasse sul Superbonus al 110%. Oltre alla possibilità per le banche di cedere il credito ai propri correntisti anche prima del quarto passaggio, arriva per via amministrativa la facoltà di frazionare per annualità il credito da cedere. L’ha annunciato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. E’ un altro elemento di flessibilità che può semplificare ulteriormente le procedure, diradando le tensioni politiche che s’erano addensate intorno all’applicazione del provvedimento.
Il Superbonus al 110% per favorire le ristrutturazioni edilizie a fini di riqualificazione e risparmio energetico, introdotto con il Decreto Rilancio (n. 34 -19 maggio 2020) sotto il governo Conte II, rischiava di diventare il pomo della discordia fra Mario Draghi e il M5S. Considerato il cavallo di battaglia dei Cinquestelle, è stato contestato pubblicamente dal presidente del Consiglio nel suo intervento di replica al Parlamento europeo: “Draghi critica una norma che fa crescere il Pil”, ha ribattuto l’ex premier Giuseppe Conte. Ma già in precedenza il ministro dell’Economia, Daniele Franco, l’aveva definito lo strumento con cui s’è organizzata “una delle più grandi truffe che la Repubblica italiana abbia mai visto”. Il paradosso, però, è che proprio alla vigilia dell’intervento di Draghi a Strasburgo il governo ne aveva autorizzato la proroga per evitare di mettere in crisi i rapporti con il suo maggior alleato parlamentare e quindi la stessa stabilità dell’esecutivo.
Sono essenzialmente tre i “capi d’accusa” nei confronti del Superbonus: le frodi; la speculazione sui prezzi che, secondo palazzo Chigi, sarebbero addirittura triplicati; lo scarso impatto economico e ambientale. Ma la questione è assai controversa e non c’è dubbio che il provvedimento abbia innescato la ripresa dell’edilizia, da sempre volano della nostra economia con tutto l’indotto che ne deriva (impianti elettrici, vetri e infissi, arredamento, elettrodomestici). Proviamo a riassumere rapidamente i motivi delle contestazioni.
FRODI. La Guardia di Finanza e il Fisco avrebbero individuato 132 milioni di euro di frodi direttamente collegate al Superbonus. Al centro di questo fenomeno, ci sarebbe il meccanismo della cessione del credito che consente ai proprietari degli immobili interessati ai lavori di cedere direttamente il credito alle imprese edili che li realizzano oppure alle banche che li finanziano.
Nella relazione elaborata dall’Agenzia delle Entrate il 10 febbraio scorso, si legge testualmente: “Sono state riscontrate gravi irregolarità connesse alla creazione, anche da parte di organizzazioni criminali ramificate su tutto il territorio nazionale, di crediti d’imposta inesistenti per importi di vari miliardi di euro che, dopo articolate concatenazioni di cessioni a società e persone fisiche interposte, sono stati in parte monetizzati presso istituti di credito o altri intermediari finanziari. In alcuni casi i proventi delle frodi sono stati veicolati all’estero”.
Se così è, si tratterebbe di un problema di regole e di controlli. Cioè di fissare in modo più rigoroso e preciso i criteri per valutare l’importo dei lavori, per autorizzarli e per evitare appunto che la cessione del credito diventi un mezzo per eludere il fisco o addirittura per esportare illegalmente capitali all’estero. E poi, ovviamente, di verificare le relative documentazioni.
SPECULAZIONE SUI PREZZI. Se è vero che i prezzi sono aumentati fino addirittura a triplicare, come ha affermato Draghi, ciò dipende verosimilmente proprio dalla misura dello sconto superiore al 100%. Questo non ha favorito le trattative fra il committente e l’esecutore dei lavori, “gonfiando” i preventivi e gli importi finali delle fatture. Ma anche qui si tratta di controllare i contratti, rapportandoli magari a un listino di voci prestabilito. Una volta fissati costi standard, la speculazione viene automaticamente ridotta o annullata.
IMPATTO ECONOMICO E AMBIENTALE. Il governo, tramite il ministero dell’Economia e quello della Transizione ecologica, ha tutti gli strumenti per valutare i benefici effettivi prodotti dal Superbonus. Sta di fatto, però, che il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha risposto immediatamente alle critiche di Draghi: “Il problema segnalato dal premier esiste, anche se l’aumento dei prezzi è stato determinato da molteplici fattori. Del resto, il Superbonus è stato varato, nella primavera di due anni fa, al solo scopo (ottenuto, a quanto risulta) di dare uno scossone positivo a un’economia annichilita da pandemia e lockdown. E nessuna persona dotata di senno ha mai pensato che dovesse essere strutturale”.
Ma la replica di Confedilizia non finisce qui. “Quel che lascia perplessi – osserva il presidente di Confedilizia – è il fatto che il governo, impossibilitato a bloccare questa misura in quanto voluta dalla quasi totalità del Parlamento, abbia introdotto negli ultimi mesi evidenti ostacoli alla sua concreta applicazione, in particolare attraverso i limiti imposti alla cessione del credito”. E infine, in tono polemico, la nota aggiunge: “Questo modo di procedere, oltre a non distinguersi per trasparenza, ha prodotto due conseguenze molto negative: la prima è stata quella di mettere in estrema difficoltà (in alcuni casi addirittura in crisi) imprese, professionisti e proprietari che avevano i cantieri aperti; la seconda è stata quella di bloccare l’utilizzo anche di tutti gli altri incentivi per interventi sugli immobili, per i quali il meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura consentiva un’applicazione anche da parte di cittadini a reddito medio-basso”.
Quanto all’impatto ambientale, evidentemente è troppo presto per giudicare. Gli effetti del Superbonus sulla riqualificazione e sul risparmio energetico si potranno misurare nel tempo. E non potranno che essere positivi, anche ai fini della transizione ecologica e del contrasto ai cambiamenti climatici. A cominciare dalla coibentazione pe finire agli impianti di riscaldamento o di condizionamento dell’aria.
Sta di fatto, comunque, che il provvedimento – oltre a rimettere in moto l’edilizia e l’occupazione – ha consentito di ristrutturare almeno in parte un patrimonio edilizio, privato e pubblico, notoriamente obsoleto: facciate sporche e cadenti, balconi pericolanti, cornicioni precari. Basta camminare per strada e alzare lo sguardo, per vedere i palazzi “ingabbiati” nei ponteggi e gli operai al lavoro. Un beneficio che si traduce in termini di sicurezza per tutti i cittadini e di miglioramento del decoro urbano a vantaggio delle nostre città. Ora gli aggiustamenti introdotti al Decreto Semplificazioni dovrebbero favorire una schiarita.