Poco più di 3.500 abitanti, a 272 metri di altezza, nel cuore della Val Trebbia, provincia di Piacenza, Emilia Romagna. Bobbio è il “Borgo dei borghi” d’Italia, secondo il responso dell’edizione 2019 dell’omonimo “talent” di Rai Tre, una competizione dedicata ai centri più suggestivi del Belpaese a cui hanno partecipato quest’anno 60 concorrenti. La vittoria è stata decretata dalla giuria popolare con il televoto e dai tre giurati presenti in studio durante la serata finale della trasmissione, condotta da Camilla Raznovich con Philippe Daverio, Margherita Granbassi e Mario Tozzi, il cui voto pesava il 50% sul conteggio totale.
“Questo riconoscimento rappresenta il coronamento di vent’anni di lavoro per creare un brand turistico del nostro meraviglioso paese”, spiega con legittimo orgoglio Roberto Pasquali, 62 anni, bobbiese purosangue, sindaco del paese dal 1999 e consigliere comunale dal 1985. E aggiunge: “Le carte vincenti sono la nostra storia e la nostra cultura, ma anche il contesto paesaggistico della Val Trebbia che Ermest Hemingway ha definito la vallata più bella del mondo. Abbiamo un meraviglioso fiume balneabile, una natura selvaggia sui nostri monti e richiami storico artistici unici in paese”. E infatti, durante la stagione più calda, l’afflusso dei visitatori triplica la popolazione del borgo.
Affacciato sul fiume Trebbia, il paese di Bobbio unifica le caratteristiche delle regioni di cui storicamente ha fatto parte: Liguria, Lombardia e Piemonte. Nelle vigne sulle colline circostanti si coltivano ancora il Nebbiolo e il Dolcetto, mentre i piatti tipici della cucina locale si fondono con quelli della tradizione ligure.
Il territorio è abitato fin dal neolitico ed è divenuto romano nel 14 a.c. con la successiva formazione del primo nucleo del borgo di Bobium. Ma la sua storia s’identifica soprattutto con quella del monaco missionario irlandese Colombano che vi morì nel 615 e con il Monastero che porta il suo nome, da lui fondato nel 614: un complesso monumentale di edifici tra cui svetta la facciata della basilica, dove hanno sede il museo e il celebre “scriptorium”.
Un altro simbolo di Bobbio è il famoso ponte Vecchio, detto anche Gobbo o del Diavolo per il particolare profilo ondulato e contorto. Una costruzione di età romanica con rifacimenti successivi e sovrastrutture barocche, lungo 280 metri con undici arcate diseguali tra loro.
Bobbio è anche il paese natale del regista Marco Bellocchio, che qui da anni in estate organizza il suo Festival del Cinema. “Bellocchio è un altro fiore all’occhiello del nostro paese – conferma il sindaco Pasquali – e il suo festival ha contribuito in modo determinante a fare da traino per il turismo. Ma grandi meriti vanno anche ai nostri commercianti, che mantengono alta la bandiera della tradizione e della tipicità con i loro negozi”.
Da visitare, oltre al centro del paese che mantiene ancora le strade storiche con l’acciottolato, anche la piazza San Francesco; il santuario della Madonna dell’Aiuto (1621) e il monastero di San Francesco, nello stile francescano rustico del XIII secolo con il chiostro del XV secolo, mentre la chiesa è stata ricostruita in forme barocche all’inizio del Settecento.
Con Bobbio, altri 270 borghi sono stati censiti in una Guida pubblicata dalla Società editrice romana (www.borghipiùbelliditalia.it). E costituiscono un patrimonio storico e artistico unico al mondo che custodisce il fascino dell’Italia nascosta.