GLI IMPIANTI EOLICI FERMI DA CINQUE ANNI PER IL “NIET” DELLE REGIONI

GLI IMPIANTI EOLICI FERMI DA CINQUE ANNI PER IL “NIET” DELLE REGIONI

Da cinque anni a questa parte, l’energia eolica è praticamente ferma in Italia. Il 91% dei nuovi progetti presentati a partire dal 2017 è ancora in attesa di risposta dagli uffici pubblici. Da allora a oggi, sono stati autorizzati in totale appena 639 megawatt contro i 950 che dovremmo realizzare ogni anno, per rispettare gli impegni assunti con l’Unione europea contro i cambiamenti climatici. Questi dati allarmanti, pubblicati dal quotidiano Il Sole 24 Ore, sono contenuti in uno studio di Regions2030 elaborati dagli esperti di economia dell’energia del think tank Elements insieme a Public Affairs Advisors.

Nel Rapporto, sono state analizzate 11 regioni, quelle in cui il vento è più presente: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Le altre regioni non hanno né vento né progetti sufficienti. Quelle più virtuose e veloci nel concedere le autorizzazioni sono l’Abruzzo (in media un anno) e la Sicilia (un paio d’anni). Le più lente, invece, risultano la Calabria (più di sette anni) e la Sardegna, “maglia nera” con una media di nove anni.

A rallentare o bloccare i progetti, come si legge nell’articolo a firma di Jacopo Giliberto, sono le resistenze delle Regioni e delle Sovrintendenze che fanno capo al ministero dei Beni culturali, durante le procedure di Via (valutazione d’impatto ambientale). Su 42 pareri espressi dalle amministrazioni regionali, 41 sono negativi. Su 45 espressi dal ministero, 35 sono negativi. E la motivazione è questa: le pale eoliche disturbano il paesaggio. Il che è senz’altro vero quando si tratta delle coste, dei Parchi nazionali, delle Oasi naturalistiche o delle altre aree protette, ma non può valere in tutti i casi: tantomeno a confronto con i tralicci dell’alta tensione che “infestano” la campagna.

Poi, c’è anche il fronte dei progetti già autorizzati. Equivalgono a circa mille megawatt che non possono partecipare alle aste del GSE (Gestore dei servizi energetici) perché in attesa di proroghe o varianti che la lunghezza delle procedure ha reso necessarie. Eppure, in base all’obiettivo che l’Italia s’è data, bisognerebbe aumentare di mille megawatt all’anno gli impianti eolici.

 

 

 

 

 

 

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