di Giovanni Valentini
Sono passati ormai molti anni da quando, sulle pagine di “Repubblica”, denunciai il degrado della Certosa di Trisulti, lo storico monastero costruito nel 1200 e ristrutturato nel ‘700 a Collepardo, in provincia di Frosinone, dichiarato monumento nazionale. Era ancora abitato da cinque monaci che ne curavano volenterosamente l’ordinaria manutenzione e ne difendevano la sopravvivenza, minacciata dalle cattive condizioni di diverse parti del complesso e dalla mancanza di fondi per provvedere ai lavori di restauro. Poi, dopo un finanziamento di 300mila euro disposto d’urgenza dalla Regione Lazio sotto la presidenza di Nicola Zingaretti, il Ministero dei Beni ambientali e culturali guidati da Dario Franceschini (Pd) emanò un bando con scadenza 16 gennaio 2017, per dare in uso 12 monumenti sparsi sul territorio italiano – tra cui questo – a chi avesse presentato un progetto di gestione, valido ed economicamente sostenibile, che ne garantisse la conservazione e la pubblica fruizione.
Non si sa bene, come e perché la Certosa di Trisulti finì per essere assegnata all’associazione “Dignitatis Humanae Institute”, presieduta da Benjamin Harnwell, esponente di punta della destra sovranista europea e considerato vicino a Steve Bannon, il “guru” americano che guidò la campagna elettorale di Donald Trump e oggi è diventato lo stratega dei Paesi nazionalisti che tendono a indebolire o scardinare la struttura dell’Ue. Quel luogo simbolo di pace e di meditazione rischiava così di diventare inopinatamente la centrale di una nuova “guerra fredda” fra le grandi potenze internazionali (Usa, Russia e Cina) e la vecchia Europa.
Ora lo stesso Ministero dei beni culturali e ambientali, sotto la direzione politica di Alberto Bonisoli (M5S), ha deciso opportunamente di avviare l’iter per la revoca della concessione al gruppo che fa capo a Bannon. Si legge testualmente in un comunicato nel Mibac: “A seguito degli esiti dell’attività ispettiva condotta e del conseguente parere dell’Avvocatura dello Stato, il Ministero ha richiesto al segretario generale di dare impulso alla direzione competente affinché intraprenda tutte le opportune azioni a tutela dell’amministrazione, rispetto alle rilevate criticità in ordine alla legittimità dell’assegnazione in concessione d’uso della Certosa di Trisulti a Collepardo, all’associazione ‘Dignitatis Humanae Institute’, sia in fase di affidamento che in fase esecutiva”. Nella stessa nota, si spiega che “l’Avvocatura dello Stato ha individuato la sussistenza di tutte le condizioni per procedere all’annullamento in autotutela ai sensi dell’art. 21-nonies della legge 241/1990, nonché alla declaratoria di decadenza del concessionario ai sensi dell’art. 19 del contratto di concessione, in conseguenza della violazione di diversi obblighi contrattuali”.
Non erano infondati, dunque, gli allarmi e le preoccupazioni di tutti coloro che si erano opposti a questo provvedimento, a cominciare dagli “Amici della Certosa di Trisulti”, l’associazione di volontari fondata nel 2015 a sostegno del monastero, puntualmente registrati e pubblicati da “Amate Sponde” nel corso del tempo. “È una vittoria della legalità, del buonsenso e delle popolazioni di quel territorio che si erano viste scippate un bene comune di cosi inestimabile importanza e bellezza”, ha commentato Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), autore nei mesi scorsi di un’interpellanza e di un “Question Time” al governo, che aveva anche partecipato alle due marce di protesta Collepardo-Trisulti. E non c’è dubbio che si tratti di una bella notizia per chiunque abbia a cuore la tutela del patrimonio artistico e culturale italiano.
Ma ora, scongiurato il pericolo della “scuola sovranista”, la questione si riapre. Occorrerà capire come, da chi e con quali mezzi la storica Certosa possa essere rilevata e gestita, trattandosi di un complesso che è grande e articolato come un borgo. La sua funzione naturale, di carattere culturale e turistico, dovrà essere affidata a un soggetto o a un centro che sia in grado di ridare vita a questo straordinario monumento, per trasformarlo magari in una scuola di formazione, un luogo di studio o comunque di incontro, in modo che non deperisca ulteriormente e anzi venga adeguatamente ristrutturato.
Anche in questo caso, però, la parola d’ordine è “valorizzazione”. Cioè conservazione, tutela e destinazione d’uso. Non c’è Stato o Regione che possa finanziare “a fondo perduto” il mantenimento della Certosa di Trisulti. Senza arrivare a uno sfruttamento commerciale di tipo alberghiero, è necessario immaginare – magari attraverso un concorso internazionale di idee, riservato a ingegneri, architetti e operatori turistici – un progetto in grado di conciliare l’origine storica di questo meraviglioso complesso con una moderna funzionalità, contro l’abbandono o il degrado e a favore della sua sopravvivenza.