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FERROVIE IN TILT

La responsabilità politica sarà pure del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Ma quella operativa e gestionale spetta tutta al nuovo management delle Ferrovie dello Stato: l’amministratore delegato del Gruppo Fs, Stefano Donnarumma, insieme a quello di Trenitalia, Luigi Corradi. Sono loro i maggiori responsabili del blackout continuo che sta paralizzando la rete ferroviaria italiana, danneggiando ormai quotidianamente i passeggeri e in particolare i pendolari che devono raggiungere ogni giorno il posto di lavoro.

Fino a pochi mesi fa, sotto la gestione del precedente amministratore delegato di FS, Luigi Ferraris, i treni in Italia circolavano più o meno regolarmente. Poi è cominciata la “stagione delle grandi opere”: gli interventi di ristrutturazione e potenziamento della rete previsti dal Pnrr, con i fondi europei, partiti in ritardo per colpa dell’ex ministro Raffaele Fitto. E perciò, con oltre 400 cantieri aperti tutti insieme, i lavori si sono accavallati su tutta la linea creando i ripetuti disagi registrati negli ultimi tempi.

Uno studio dei Radicali documenta che, fra ottobre e dicembre, il 72% delle Frecce di Trenitalia sono arrivate in ritardo, per un totale di 50 ore perse al giorno. La linea Roma-Firenze dell’Alta Velocità è stata funestata da interruzioni e rallentamenti. E ora s’aggiunge il guasto alla linea elettrica che ha mandato in tilt il nodo nevralgico di Milano Centrale, provocando cancellazioni e maxi-ritardi fino a quattro ore su tutte le tratte del Nord. È scoppiato così il caos. Tanto che la stessa direzione di Trenitalia è stata costretta ad arrendersi e ad alzare bandiera bianca, invitando addirittura i viaggiatori a “evitare o limitare gli spostamenti in treno a quelli strettamente necessari e di riprogrammare i viaggi rinviabili”. Solo alle 15,20 è stata annunciata la riattivazione della circolazione.

In un post pubblicato su “X”, l’ex premier Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, ha scritto: “Il ministro dei Trasporti Salvini forse si è perso con lo sguardo per aria, alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare. Dovrebbe invece avere lo sguardo ben saldo sulle nostre stazioni ferroviarie: oggi un’altra giornata nera di ritardi dei treni nell’indifferenza dei più”.

Prima di quest’ultimo episodio, se ne erano verificati almeno altri tre di una certa rilevanza. Il 2 ottobre scorso, per un errore di manutenzione, un chiodo aveva bloccato la circolazione in mezza Italia. Il 30 novembre un treno-lumaca da Reggio Calabria a Milano aveva accusato un ritardo di addirittura 468 minuti. E ancora, proprio alla vigilia di Natale, il 24 dicembre un altro treno Lecce-Milano era arrivato con 162 minuti di ritardo.

Siamo arrivati, dunque, a una “paralisi annunciata”. Una Caporetto ferroviaria. E tutto ciò mentre l’Ad Donnarumma vagheggia un piano da 100 miliardi di euro in cinque anni che dovrebbe aumentare di 100 milioni il numero dei passeggeri oltre i 570 attuali. Ma, di questo passo, il nuovo Piano industriale del Gruppo FS rischia di naufragare e di restare lettera morta.

I dati dell’Osservatorio Cantieri, pubblicati sul sito del ministero, parlano chiaro. In un post pubblicato su “X”, @UGirovago77000 riferisce che al momento “su 38 opere finanziate solo 7 rispettano i tempi”. E dalla stessa fonte risulta che “su 70 miliardi stanziati sono stati pagati solo 6 miliardi e 500 milioni per avanzamenti”. Commenta l’autore: “Un disastro certificato”.

Nel frattempo, come se niente fosse, il ministro Salvini (nella foto sopra) continua a immaginare il suo Ponte sullo Stretto di Messina da (almeno) 15 miliardi che, come sostiene l’economista Gianfranco Viesti, “non serve a niente” e anzi sottrae risorse al potenziamento della rete siciliana. Un “albero della cuccagna” – come Amate Sponde ha già riferito – che con ogni probabilità distribuirà soldi alle imprese che partecipano a questo progetto, anche se alla fine non riusciranno a completare l’opera.

Ai tempi del fascismo, si diceva che il regime facesse arrivare i treni sempre in orario. Ed evidentemente, il ministro dei Trasporti sta facendo di tutto per dimostrare che lui non è fascista. Ma c’è anche da pensare che, portando al disastro le Ferrovie dello Stato, voglia accelerare la sua uscita da questo ministero per trasferirsi magari a quello dell’Interno, per difendere “i confini nazionali” – come dice lui – dall’arrivo dei migranti. E questo, sul piano elettorale, può rendere senz’altro di più delle ferrovie che non funzionano.

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