Siamo “Ancora circondati dall’amianto”, titola il settimanale Panorama pubblicando un’approfondita inchiesta di Cristina Bellon, a due anni da quella precedente che già documentava i ritardi nelle bonifiche. “La rimozione di questo materiale che continua a causare molte migliaia di vittime ogni anno, va a rilento”, scrive la giornalista. Quali sono le cause? “Un ritardo per la mappature della bonifica – risponde lei stessa – e un ping-pong di responsabilità e leggi inapplicate tra governi e amministrazioni locali” (la foto in alto è di Francesco Scatena).
L’autrice dell’inchiesta cita il Rapporto sulla gestione dei rifiuti speciali pubblicato nel 2024 dall’ Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo cui nel 2022 sono state smaltite soltanto 221 tonnellate di materiali contenti amianto, con un calo di 108 tonnellate rispetto all’anno precedente. Ammonterebbero invece a 40 milioni quelle ancora da bonificare. Nel frattempo, riferisce l’articolo di Panorama, “solo nel 2023 le vittime per malattie connesse alle particelle di amianto sono state settemila”, mentre si continuano a scoprire discariche illegali da un capo all’altro della Penisola.
Su tettoie, capannoni, stabilimenti, l’amianto è ancora largamente diffuso nelle nostre città, nelle periferie industriali e nelle campagne. Eppure, questo materiale è stato messo al bando dalla legge n.257 del 1992. Oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività di estrazione e lavorazione, il provvedimento s’è occupato per la prima volta anche dei lavoratori esposti all’amianto. All’articolo 13, come si può leggere nell’enciclopedia online Wikipedia, la legge del ’92 ha introdotto diversi benefici consistenti sostanzialmente in una rivalutazione contributiva del 50% ai fini pensionistici dei periodi lavorativi che comportavano un’esposizione al minerale nocivo.
L’amianto (o asbesto) è un insieme di minerali del gruppo degli “inosilicati” e del gruppo dei “fillosilicati” di consistenza fibrosa e cancerogeni. Per diventare amianto, devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. Nel corso del XX secolo, è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia e in molti settori dell’industria, soprattutto per le sue peculiari caratteristiche di flessibilità e resistenza con eccellenti proprietà di protezione dal fuoco e di isolamento termico e acustico.
“Eternit” era il nome commerciale di un materiale composito ottenuto da una miscela di amianto e cemento. È proprio la combinazione di questi due elementi a conferire ai prodotti le caratteristiche di flessibilità e resistenza (tipiche dell’amianto) e di compattezza e robustezza (tipiche del cemento). Il nome deriva dall’azienda Eternit che per prima ha brevettato e sviluppato questa miscela di fibre. E fa riferimento al termine latino aeternitas che significa appunto “eternità”.
“Ma una volta rimosso l’amianto dalle città dove si può stoccare?”, si chiede alla fine della sua inchiesta la giornalista di Panorama. E spiega: “Il riciclo è ancora un’utopia e le discariche autorizzate stanno diminuendo: da 18 nel 2020 oggi ne restano solo 17. Un Piano per la messa in sicurezza dell’amianto è necessario per spezzare una potenziale ‘politica di cartello’”. Vale a dire accordi anticoncorrenziali fra le imprese del settore. In alcuni Paesi europei, infatti, il costo per il trasporto e lo smaltimento in discarica è inferiore a quello richiesto in Italia per conferire l’amianto in un sito vicino a casa.