In attesa che “sia fatta piena luce sulla dinamica dell’incidente”, come ha auspicato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprimendo “cordoglio per gli operai deceduti e solidarietà ai feriti, alle famiglie e ai colleghi di lavoro delle vittime”, il disastro della centrale idroelettrica di Bargi, sul lago di Suviana in Emilia Romagna, innesca il consueto strascico di polemiche a posteriori sulla sicurezza del lavoro. All’indomani dell’esplosione, due quotidiani nazionali come “Repubblica” e “La Stampa”, appartenenti entrambi al gruppo Gedi (ex Fiat), sono usciti con lo stesso titolo in prima pagina: “Allarmi inascoltati”. Il primo giornale lo scrive senza virgolette, riferendosi a “una tragedia prevedibile” e “a due anni di denunce cadute nel vuoto”; il secondo con le virgolette, citando un rapporto Uil del 2022 inviato alla magistratura sui rischi dell’impianto.
Il bilancio finale del disastro è tragico. Lo scoppio di una turbina a 40 metri di profondità ha provocato sette morti e cinque feriti. Ma le operazioni di soccorso e di recupero dei corpi sott’acqua sono state particolarmente difficili e pericolose per gli stessi Vigili del Fuoco.
La società Enel Green Power che gestisce la centrale, oltre a esprimere “profondo cordoglio e vicinanza” a tutte le vittime e alle loro famiglie, assicura che “continuerà a dare ogni forma di collaborazione alle autorità preposte per accertare i fatti”. L’amministratore delegato, Salvatore Bernabei, s’è recato immediatamente sul luogo del disastro per coordinare di persona le attività aziendali, in raccordo con le autorità competenti. In una nota per la stampa, intanto, l’azienda fa sapere che “nella centrale erano in corso lavori di efficientamento che Enel Green Power aveva contrattualizzato con tre aziende primarie: Siemens, Abb e Voith”. Interventi programmati di manutenzione, quindi, affidati a tecnici esperti di ditte qualificate. Da quanto è stato possibile ricostruire finora, “il collaudo del primo gruppo di generazione – come si legge nello stesso comunicato – era già terminato nei giorni scorsi e, al momento in cui è avvenuto l’incidente, era in corso il collaudo del secondo gruppo”.
La società Enel Green Power ha istituito un fondo immediato di due milioni di euro per consentire alle persone coinvolte e alle loro famiglie di far fronte alle prime necessità e urgenze. E ribadisce che “sarà vicina in ogni modo ai feriti e alle famiglie delle vittime”, ringraziando le autorità competenti che “stanno lavorando alle operazioni di soccorso e a cui sta prestando il massimo supporto”. Altrettanto hanno fatto il presidente, l’amministratore delegato, tutto il Consiglio di amministrazione e il Collegio sindacale di Enel Holding, esprimendo “il più profondo cordoglio ai famigliari delle vittime e solidarietà per tutte le persone coinvolte nel tragico evento di Suviana e sono vicini ai colleghi di Enel Green Power”. Il Gruppo Enel ha avviato intanto una raccolta fondi interna, per dare la possibilità ai colleghi di manifestare concretamente la loro solidarietà ai parenti delle vittime e dei feriti: ciascuno potrà aderire con una donazione libera, destinando l’equivalente di ore del proprio lavoro. .
Mentre è necessario e doveroso accertare le cause tecniche del disastro, anche per individuare eventuali errori o responsabilità, non si può aprire però un “processo” sommario all’energia idroelettrica e a chi la produce, come se fosse un’attività clandestina o illegale. Si tratta, infatti, di una fonte alternativa che – al pari del sole e del vento – sfrutta una risorsa naturale come l’acqua dei fiumi e dei torrenti che scendono dalle montagne; non inquina e non danneggia né l’ambiente né tantomeno la salute. In un Paese come l’Italia, con i circa 1200 chilometri di lunghezza delle Alpi da Ovest a Est e con altrettanti di Appennini da Nord a Sud, l’idroelettrico rappresenta anzi la prima fonte rinnovabile, con il 40,7% contro il 21,3% del solare e il 16% dell’eolico (dati “The European House-Ambrosetti). Ed è una quota tanto più rilevante nella prospettiva della transizione energetica. In termini di energia prodotta, a fine 2021 questa fonte ha raggiunto quasi i 45,39 tarawattora, pari a poco più del 14% del fabbisogno nazionale.
Secondo i dati raccolti dal GSE (Gestore servizi energetici), relativi al periodo 2018-2021, l’Italia ha una potenza complessiva installata per l’idroelettrico di circa 19,72 gigawatt: un valore che corrisponde al 33% della potenza nazionale da fonti green. All’inizio del triennio, la potenza era di 17,6 gigawatt, con incrementi medi da un anno all’altro appena sopra gli 0,1 gigawatt.
A determinare le fluttuazioni di energia prodotta da un anno all’altro sono, da una parte, i fattori meteorologici e, dall’altra, le nuove installazioni o dismissioni dei grandi impianti. Nel 2017, un anno particolarmente sfavorevole per l’idroelettrico, la produzione di energia s’era fermata ad appena 36,2 terawattora, per poi crescere del 35% l’anno successivo. Più regolare, invece, risulta la distribuzione geografica dell’energia idroelettrica prodotta: la maggior parte, fra il 76 e l’80%, proviene dalle regioni del Nord, notoriamente più montuose; mentre il resto è più o meno equamente diviso fra Centro e Sud.