IL DISSESTO CONTINUO DEL MALPAESE

IL DISSESTO CONTINUO DEL MALPAESE

 

Nell’ultimo decennio, secondo il Climate Risk 2010, l’Italia è stata il sesto Paese al mondo per morti da eventi climatici estremi. Un dato inquietante che dimostra tutta la fragilità del Malpaese ma anche come le condizioni meteorologiche estreme, legate ai cambiamenti climatici, stiano colpendo non solo i Paesi più poveri come Myanmar e Haiti, ma anche alcuni di quelli più ricchi del mondo.

Nel 2018 il nostro Paese si classifica al 21esimo posto nel mondo per impatti da eventi climatici estremi e, tenendo conto delle perdite di milioni di dollari per persona, si sale all’ottavo posto nel mondo. Considerando invece l’ultimo decennio (1999-2018), l’Italia risulta al 26esimo posto nella classifica generale; al 18esimo posto per perdite di milioni di dollari per persona; al sesto per numero di morti.

Il Malpaese è un Paese mal tenuto, mal gestito e mal governato. E certamente non da oggi. Il crollo del viadotto sulla Torino-Savona è l’ultimo segnale, in ordine di tempo, a suonare l’allarme su un’emergenza nazionale che ormai si può chiamare “dissesto continuo”. Sono 12 i ponti crollati in Italia negli ultimi sei anni e 15 quelli considerati a rischio.

È passato poco più di un anno dal crollo del ponte Morandi a Genova, ma il pericolo non riguarda soltanto la regione Liguria. L’intera Penisola, già fragile e vulnerabile per la sua conformazione geografica naturale, è minacciata da alluvioni, frane, smottamenti. La gran parte delle infrastrutture risale a circa cinquant’anni fa e nel frattempo s’è aggiunto anche l’effetto devastante dei cambiamenti climatici.

Sulla Torino-Savona, il proprietario privato Gruppo Gavio ha investito 270 milioni per un dispositivo dotato di sensori che rilevano movimenti, temperatura, carichi dei viadotti e centraline che trasmettono i dati. Entro la fine del 2019 dovrebbe concludersi l’attività di verifica su tutte le 1.943 infrastrutture autostradali: è in fase di sviluppo un sistema digitale di ispezione e manutenzione, mentre il piano di lavori su 350 ponti e viadotti della rete prevede risorse per oltre 360 milioni di euro.

Più di 11mila fra ponti e viadotti, quattromila dei quali con lunghezza superiore ai 100 metri, sono installati sulla rete stradale di competenza Anas. A questi si aggiungono 1200 gallerie, di cui 842 più lunghe di 500 metri. Ma sono 1425 i viadotti senza proprietario e quindi senza nessuno che si occupi della loro manutenzione.

È evidente che, a fianco dei privati, deve attivarsi lo Stato per garantire la sicurezza della circolazione e dei cittadini. Spetta al governo, e in particolare ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente, disporre interventi immediati contro il dissesto idrogeologico. In primo luogo, per riparare i danni prodotti dal maltempo; e in secondo luogo, per cercare di prevenire ulteriori conseguenze ancora più gravi.

Oltre seimila interventi in tutta Italia per circa un miliardo di euro, pari allo 0,06% del Pil, è il bilancio fino a settembre scorso del piano “ProteggItalia”, avviato a febbraio e illustrato dal governo nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles, per mettere in sicurezza i territori colpiti dalle alluvioni dello scorso anno. “Finora – spiega il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – sono stati ridotti i tempi per l’assegnazione dei fondi e in sei mesi sono stati erogati 700 milioni: adesso è necessario che i cantieri procedano il più velocemente possibile, perché davanti al 79% del territorio a rischio per esondazioni, frane e dissesto, bisogna fare proprio una corsa contro il tempo”.

Per il 2019, il precedente esecutivo M5S-Lega aveva chiesto all’Unione europea una flessibilità per 3,2 miliardi (lo 0,18% del Pil), da destinare per circa due miliardi (0,12%) agli interventi contro il dissesto e per il resto, circa un miliardo, alla messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti. Ora, per il 2020, l’esecutivo giallo-rosso ha rinnovato la richiesta di flessibilità per 3,6 miliardi (lo 0,2% del Pil), in modo da far fronte alle spese eccezionali per la salvaguardia del territorio. A tutto ciò si sommano le erogazioni dirette dei commissari straordinari per i “Piani strategici nazionali”: si tratta di interventi di difesa del suolo e dell’ambiente, per sistemare bacini per l’irrigazione dei campi e la raccolta dell’acqua piovana, ripristino dalle calamità naturali, protezione delle foreste, sistemi di monitoraggio e allerta precoce.

Al fine di rispondere nel più breve tempo possibile alla situazione di emergenza, Intesa Sanpaolo ha stanziato un plafond di 150 milioni di euro per erogare un sostegno finanziario alle famiglie, alle imprese, ai piccoli artigiani e commercianti danneggiati dall’eccezionale ondata di maltempo che s’è abbattuta su alcuni territori del Piemonte, della Liguria e della Lombardia. È prevista, inoltre, la possibilità di richiedere la sospensione per 12 mesi delle rate dei finanziamenti per le famiglie e le imprese residenti nelle zone colpite da questa calamità. L’Istituto mette a disposizione le proprie filiali sul territorio per fornire informazioni e assistenza.

“Intesa Sanpaolo è legata profondamente ai territori in cui opera – dichiara Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa SanpaoloPer questo motivo abbiamo deciso di intervenire subito con un consistente intervento finanziario, destinato alle regioni del Nord-Ovest così drammaticamente colpite in questi giorni dal maltempo. Il nostro sostegno vuole essere un segno concreto di aiuto alle imprese, perché possano proseguire nella loro attività, e alle famiglie, affinché possano affrontare questa situazione critica”.

 

 

 

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