ALLARME TRIVELLE, RICORSO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

ALLARME TRIVELLE, RICORSO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Con un articolo intitolato “Rivola anti-trivelle: Delta del Po a rischio”, Amate Sponde aveva già anticipato nelle settimane scorse l’allarme scoppiato in Veneto contro le recenti concessioni a perforare l’Alto Adriatico per estrarre gas e petrolio. A 70 anni dalla catastrofica alluvione del novembre 1951 che causò circa cento vittime e più di 180mila senza tetto, la popolazione teme soprattutto che il Polesine possa sprofondare di nuovo per effetto delle trivellazioni in mare. Ora scendono in campo le associazioni ambientaliste ClientEarthLegambienteLipu-BirdLife ItaliaWWF Italia e Greenpeace Italia, con un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per opporsi al progetto Teodorico finalizzato alla ricerca di idrocarburi al confine con un’area marina protetta alla foce del Po, patrimonio dell’Unesco: si chiede l’annullamento di un decreto emanato a marzo dal ministero della Transizione ecologica, in accordo con quello della Cultura,  in cui si dà parere positivo sulla compatibilità ambientale del progetto, promosso dalla società Po Valley Operations PTY LTD e composto da una piattaforma di sfruttamento del gas, due pozzi e due condutture. La nuova piattaforma si collegherebbe a un’altra già esistente, gestita da Eni.

Le associazioni si appellano a una legge del 2010 (il decreto legislativo 128) che vieta le attività di ricerca offshore di idrocarburi entro 12 miglia dal confine con aree marine protette (limite unico fissato poi nel 2012 per gas e petrolio per i quali prima si prevedeva un limite di 5 miglia). In base a questa disposizione, dunque, l’autorizzazione concessa al progetto Teodorico andrebbe contro il diritto nazionale e comunitario.

Un primo ricorso era stato già presentato dalla direzione del Parco regionale del Po, da nove Comuni e dalla Provincia di Rovigo. Il timore è che questo progetto contribuisca ad aumentare ulteriormente il rischio di subsidenza, il progressivo sprofondamento del terreno che già avviene a un ritmo allarmante a causa dello sfruttamento dei combustibili fossili in atto nella regione. Secondo le associazioni, “il via libera a Teodorico è infine incoerente con lo sviluppo del Pitesai”, il piano finalizzato a identificare, sul territorio nazionale, le aree idonee per i progetti legati allo sfruttamento degli idrocarburi”. Mentre il piano è in fase di sviluppo, tutte le attività di ricerca e prospezione sono sospese. Ma, secondo gli ambientalisti, “sebbene la sospensione non riguardi direttamente il progetto in questione, il piano potrebbe rivelare, in attesa del rilascio della concessione di coltivazione di Teodorico, che il sito non è idoneo all’esercizio delle relative attività”.

A cavallo tra il Veneto e l’Emilia Romagna, l’area delle diramazioni fluviali che consentono al nostro fiume più lungo (652 km) di sfociare nell’Adriatico settentrionale si estende in totale per 180 chilometri quadrati e comprende oltre 70mila abitanti. Ad allarme le popolazioni locali in rivolta, c’è soprattutto il fenomeno della subsidenza che potrebbe essere accentuato dalle trivellazioni: in 20 anni il Polesine è già sprofondato di tre metri e mezzo sotto il livello del mare. E oggi sono soltanto 10mila gli ettari di terreno che vengono mantenuti all’asciutto grazie al lavoro costante e costoso di 38 idrovore, 117 pompe e oltre 500 chilometri di argini rialzati. Ammonta a due milioni e mezzo di euro all’anno, pertanto, la bolletta di energia elettrica per alimentare questo complesso sistema di protezione ambientale.

IL VIDEO STORICO DEL TGR VENETO (1951)https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2018/11/ven-14-novembre-1951-alluvione-Polesine-eb6869fe-8b27-4326-b349-3af0ad2885d7.html

L’ENI SOTTO ACCUSA: NON ABBATTE LE EMISSIONI NOCIVE: https://www.amatesponde.it/processo-alleni/

 

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