Mentre continua ad aumentare purtroppo il numero delle vittime della strada, e in particolare quello dei cittadini investiti sui passaggi pedonali, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini si schiera contro il limite di 30 chilometri all’ora in città, già attivi peraltro in 60 Comuni italiani. Ma la sua campagna si rivela un boomerang. Prima, Salvini ha provato a commissariare d’autorità il provvedimento che il Comune di Bologna ha messo in atto dal 16 gennaio scorso. Poi, ha annunciato l’intenzione di convocare a Roma il sindaco Matteo Lepore, intimandogli in pratica di ritirarlo: “Non è ragionevole applicare il limite su tutta la città: crea un danno maggiore dei benefici”. E infine, il vicepremier ha affidato a Instagram anche uno sfottò: “Il sindaco dice di andare ai 30 all’ora per sentire il canto degli uccellini. Lasciamo lavorare chi deve lavorare!”.
Nello stesso tono, Lepore ha subito risposto: “È in corso una battaglia social mediatica contro Città 30 e anche contro la città di Bologna. Girano tante fake news. Alcune rilanciate anche dal ministro Salvini. E, come sempre, il circolo mediatico della destra s’è scatenato. Mi dispiace perché io sono qua a metterci la faccia e a dire la verità, non per diffondere fake news per strumentalizzare a scopi politici il mio lavoro”. E così dal palazzo del Comune è partito il boomerang. Qualcuno ha diffuso stralci del Piano di sicurezza stradale nazionale, pubblicato sul sito dello stesso ministero, con cui si suggerisce di introdurre il limite dei 30 km/h dove c’è il rischio per pedoni o veicoli.
Apriti cielo! Salvini ha replicato: “Mi sorprende che si citi quel piano. L’ha fatto il governo di Mario Draghi!”. Peccato, però, che di quell’esecutivo faceva parte anche la Lega, rappresentata da tre ministri: Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), Massimo Garavaglia (Turismo) e, senza portafoglio, Erika Stefani (Disabilità). E dunque, il leader del Carroccio non poteva non esserne al corrente. Tant’è che Lepore, a sua volta, ha ribattuto: “Il ministero ha pagato gran parte dei marciapiedi e delle modifiche alle strade per Città 30”. Il sindaco di Bologna si dice pronto poi a incontrare il ministro a Roma: “Con Salvini vorrei discutere anche di trasporto pubblico, visto che mancano 700 milioni di trasporto pubblico”.
Scrive Antonio Piemontese su repubblica.it: “Dal 2010 al 2019 in città i morti sono stati 194, più di 26.000 i feriti, con una media di 20 decessi e 2.600 feriti l’anno. Cifre che crescono se si rivolge lo sguardo a tutta l’area metropolitana: nello stesso arco temporale i morti sono stati 737 e i feriti su strada oltre 54.000. Il momento più critico, risulta dai dati, è la notte”.
Nella disputa interviene anche Legambiente, con un Focus in cui smonta le cinque fake news di Salvini. “Il progetto di Bologna Città 30 – sostiene l’associazione ambientalista nella nota – non è solo un limite alla velocità, ma un cambio di passo a favore di una migliore qualità della vita nelle nostre città. Un intervento ampio e complesso, infrastrutturale e culturale”. E poi aggiunge che si tratta di “un modello di mobilità ben collaudato e che mostra risultati positivi nelle grandi città europee di Bruxelles, Valencia, Oslo, Grenoble, Helsinki e che consente all’Italia di recuperare i ritardi europei rispetto alla scarsa sicurezza stradale e la tutela degli utenti più vulnerabili”.
Qui di seguito il link al del Focus di Legambiente: www.legambiente.it
Fuori dai palazzi della politica, oltre ad aver spaccato la città tra favorevoli e contrari, la querelle su “Bologna 30” infuria anche sui social network. La popolare giornalista televisiva Milena Gabanelli, già conduttrice di Report e ora titolare della rubrica “Dataroom” sul Corriere della Sera, ha pubblicato su “X” questo polemico post: “Abito a Bologna e non c’è nessun caos. Si va a 30 km/h a Londra, Bruxelles, Helsinki, Barcellona, Zurigo, Madrid, Graz…dove hanno pensato che la vita di un bambino, un pedone, un ciclista valgono più dei 5 minuti persi a rallentare. Vuoi andare in centro in macchina? Vai a 30!”. Molti altri le hanno fatto eco, sullo stesso social network, tra cui il collega Edoardo Buffoni di Radio Capital: “Grazie al limite a #30 all’ora in un anno a Bruxelles gli incidenti sono diminuiti del 22%, le vittime del 50%. Le chiacchiere stanno a zero”.
Nella polemica via social, è intervenuto anche Luca Valdisseri, marito della giornalista del Corriere Paola Di Caro, genitori di Francesco, il 18enne investito e ucciso mentre camminava su un marciapiede con un amico su via Cristoforo Colombo a Roma, rispondendo a un post di ingiurie che aveva ricevuto: “Zecca, comunista, giornalista radical chic. Tolto chic (mi vesto casual) le accetto come parziale identikit. Ma sulla Città 30 dico solo questo: 9 pedoni investiti su 10 a 30 all’ora si salvano. Non Fra, chi guidava, tasso alcolemico alto, andava a 70/80”.
A smentire la tesi di Salvini, Pagella Politica ha postato su “X” che fa un’analisi ponderata dei costi e dei benefici:
https://pagellapolitica.it/articoli/bologna-limite-velocita-30-chilometri-canto-uccellini