La denuncia, forte e chiara, l’aveva lanciata per primo via Twitter Angelo Bonelli, deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra, già capogruppo dei Verdi a Montecitorio, allegando le tre foto pubblicate qui sotto: “Il governo Meloni, per tutelare i privilegi della lobby dei balneari Briatore/Santanchè, vuole dare in concessione le ultime spiagge rimaste libere nel nostro Paese per non fare le gare alle concessioni esistenti”. E lui stesso aggiunge: “Vogliono la privatizzazione e cementificazione delle nostre coste”. In pratica, il governo vorrebbe aggiunge 3mila chilometri di litorale agli 8mila già censiti ufficialmente, in modo da diluire la quota delle nuove licenze.
Nel frattempo, il ministero delle Infrastrutture ha decretato uno sconto del 4,5% dell’IVA sulle concessioni. “Un regalo a chi già paga canoni ridicoli”, ha commentato polemicamente lo stesso Bonelli: “Il Twiga di Santanchè e Briatore, con residenza a Montecarlo, paga 20mila euro l’anno e fattura 10 milioni”. Ma ora il governo prende tempo con l’Unione europea: almeno quattro mesi per scavallare le elezioni europee. E pensa già a un’ulteriore proroga, fino al 2025.
Di fronte all’improbabile tesi, sostenuta da Roma, che solo il 33% delle spiagge risulta occupato, la Commissione europea ha contestato con una lettera d’infrazione i dati forniti dall’Italia rispetto al totale delle aree disponibili. A questo punto, il governo rischia di dover fare marcia indietro o di subire una multa severa. Scrive Claudio Tito corrispondente di Repubblica da Bruxelles: “Secondo Palazzo Berlaymont, l’Italia sta violando la direttiva Bolkenstein (l’economista e politico olandese da cui prende nome – n.d.r.) sui servivi e le concessioni”. E perciò ha spedito un parere motivato per spiegare perché il sistema che disciplina la gestione dei nostri stabilimenti balneari non è in linea con il diritto comunitario.
Il primo passo l’Ue l’aveva compiuto già nel 2020, mettendo in mora l’Italia. Questo è, dunque, il secondo. Il terzo sarebbe il rinvio del nostro Paese alla Corte di giustizia europea che può comminare una cospicua sanzione pecuniaria.
Nella lettera, la Commissione sostiene che il dato del 33% – su un totale di oltre 8mila chilometri di coste “non riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare” e per di più “non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale”. In buona sostanza, Bruxelles accusa il governo italiano di fare un calcolo che distorce la realtà, perché comprende tratti di costa inaccessibile ed esclude le spiagge rocciose su cui è possibile installare strutture ricettive per il turismo.
Ora il governo di Giorgia Meloni ha due mesi di tempo per rispondere alla Commissione o modificare la legislazione. “L’applicazione della legge dell’Ue – dichiara un portavoce della Commissione – è la nostra prima priorità, ma preferiamo sempre arrivare a un accordo con gli Stati invece di portarli davanti alla Corte”. Un compromesso, insomma, è ancora possibile.
“Siamo pronti a dare risposte immediate alla Commissione”, replica il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. E poi assicura: “Stiamo già lavorando da mesi nella direzione auspicata dalla Commissione. Il tavolo consultivo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha attestato sulla base dei dati disponibili che solo il 33% della risorsa è occupata, per cui non si può parlare di una risorsa scarsa”.