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RISCHIO CLIMA PER 73MILA AZIENDE: OCCORRONO 226 MILIARDI DI INVESTIMENTI PER METTERLE IN SICUREZZA

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In base a un’analisi sui dati di 750mila società italiane di capitali – elaborata dal Cerved, la società informatica di gestione fondata nel 1973 – sono 73mila le aziende più “esposte” al rischio climatico e agli eventi estremi. Lo riferisce Luca Orlando in un ampio articolo pubblicato sul Sole 24 Ore. E perciò queste imprese dovranno sostenere investimenti aggiuntivi per 226 miliardi di euro per decarbonizzarsi e raggiungere l’obiettivo “zero emissioni” entro il 2050.

Il rischio – come spiega lo stesso giornalista – attiene a due aspetti distinti, ma collegati fra loro: il rischio di transizione e quello ambientale. Il primo, relativo alla transizione energetica ed ecologica, riguarda gli investimenti e le relative risorse necessarie per un processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio. L’altro rischio misura il livello del potenziale impatto delle attività di ciascun settore sull’ambiente, a prescindere dalle eventuali azioni di mitigazione adottate in quattro ambiti: biodiversità, inquinamento, produzione dei rifiuti e consumo di risorse idriche.

Un impianto di raffinazione e produzione del settore OIL&GAS

Le aziende più esposte alle catastrofi provocate dal rischio climatico sono, nell’ordine, quelle del comparto Oil&Gas, sia nell’estrazione e produzione sia nella raffinazione e nel commercio. Seguono quelle che operano nella produzione di energia; quelle del cemento, del ferro e dell’acciaio; dei materiali da costruzione e nell’agricoltura. Quindi l’automotive, la chimica, il sistema moda, i trasporti e la logistica. Tutte insieme cumulano debiti complessivi per 207 miliardi di euro.

In media, secondo le stime del Cerved, ciascuna di queste aziende dovrebbe spendere oltre tre milioni di euro per arrivare al “net zero”. Ma soltanto 15 milia imprese (il 21,4% del cluster) sarebbe in grado di sostenere questi oneri, indebitandosi per 46 miliardi senza compromettere i propri bilanci. Dichiara al Sole 24 Ore il presidente esecutivo della società informatica, Carlo Purassanta: “Solo un’azienda su cinque è oggi in grado di coniugare sostenibilità e competitività, mantenendo la propria stabilità finanziaria”.

La quota maggiore degli investimenti aggiuntivi spetta all’Oil&Gas per oltre 122 miliardi (di cui 58,6 per exploration&production e 63,5 per refining&marketing). Al secondo posto, c’è il settore della produzione di energia con 74,7 miliardi. E quindi, trasporti e logistica (13 miliardi), ferro e acciaio (7,3), cemento (4) materiali da costruzione (1,8) e chimica (1,35). Ma, conclude l’articolo Orlando, “se in media solo il 21% del campione ha al momento margini gestibili per debiti aggiuntivi, è l’agricoltura il settore più a rischio, con una quota di aziende in sicurezza pari solo al 13%”.

L’alluvione in Emilia Romagna

È chiaro, dunque, che per non pregiudicare la tenuta di queste aziende, e di conseguenza i rispettivi livelli occupazionali, occorre una politica industriale nazionale improntata alla transizione ecologica e al contrasto dei cambiamenti climatici. Dato che la maggior parte delle imprese – a cominciare da un settore fondamentale per la filiera alimentare com’è l’agricoltura – non possono sostenere da sole tali investimenti, spetta al governo assumere la guida di questa trasformazione e sostenerla nell’interesse generale. Si tratta di comparti strategici per l’economia e per l’intera società. Sappiamo ormai tutti per esperienza, diretta o indiretta, che gli “eventi estremi” – piogge torrenziali, alluvioni, frane, smottamenti e quant’altro – sono purtroppo all’ordine del giorno e non possono essere più catalogati come “calamità naturali”.

Un recente rapporto di Legambiente registra un notevole aumento degli eventi meteo avversi in Italia: nel corso del 2024 se ne sono verificati 351, con un incremento del 485% negli ultimi dieci anni rispetto al 2015. Mentre – secondo il Wwf – gli eventi climatici estremi dall’inizio dell’anno sono stati complessivamente 1.899, di cui 212 tornado, 1.023 nubifragi e 664 grandinate, come attesta l’Osservatorio ANBI sulle risorse idriche, con tre alluvioni disastrose in Emila Romagna.

ALLARME NEVE

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È accertato ormai che il 2024 è stato l’anno più caldo della storia: o quantomeno, dal 1850 quando iniziarono le rilevazioni scientifiche sul clima. Lo attestano e lo documentano tutti i report ufficiali, a cominciare da Copernicus, il servizio meteo dell’Unione europea. E da questo punto di vista il 2025 non comincia, purtroppo, sotto un segno migliore (in alto, foto da “Green Me”).

Al di 10 di gennaio, si registra finora il 63% in meno di neve rispetto alla media 2011-2023. In pratica, la metà rispetto all’anno scorso. L’allarme è stato lanciato dal Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria, con un articolo a firma di Davide Madeddu e Luca Salvioli. Ed è – per così dire – un doppio allarme: per la stagione turistica e sciistica invernale, ma anche per quella prossima estiva. La mancanza di neve minaccia mancanza di acqua e quindi, se la situazione non cambierà nelle prossime settimane, siccità nei periodi più caldi.

Già a dicembre l’andamento delle precipitazioni nevose sull’arco alpino era stato critico. Un po’ meglio è andata sugli Appennini, anche se a causa delle temperature più calde quella che è caduta è stata – come dicono gli esperti – una “neve effimera”: cioè, una neve che non si “posa” e non costituisce una base per future nevicate.

 

In valori assoluti, come scrivono gli autori dell’articolo, “le ‘scorte nivali’ presenti sul territorio italiano sono pari a un miliardo e 700mila metri cubi di neve, contro i 4,6 della media 2011-2023”. L’assenza di precipitazioni sta provocando l’assenza del manto nevoso, danneggiando l’industria dello sci e delle vacanze. E questo riduce la capacità delle Alpi come “serbatoio di acqua naturale”. Aggiungono i due giornalisti: “I dati storici dimostrano che un inverno povero di neve si traduce spesso in una ridotta portata dei fiumi nei mesi estivi, aumentando il rischio di siccità”.

EPA/LAURENT GILLIERON

La situazione migliore degli Appennini non lascia ben sperare. A dicembre la neve è stata abbondante, soprattutto in Emilia-Romagna, ma s’è sciolta rapidamente. E i gestori degli impianti sciistici sono corsi ai ripari “sparando” quella artificiale che, però, a sua volta consuma acqua da congelare.

Un segnale preoccupante viene dal bacino del Tevere. Nel giro di poche settimane, il livello dell’acqua è passato dalla media stagione a -88%. Un deficit che rischia di ripercuotersi in particolare sugli approvvigionamenti idrici del Lazio. A leggere i dati, insomma, “emerge che per molte regioni italiane l’inizio di questo inverno si colloca tra i peggiori per neve al suolo dal 2011”. E le stime stagionali di Ecmwf (l’European center for Medium-range Weather Forcasts) indicano un trimestre invernale più caldo della norma in tutta l’Europa, come sulle Alpi svizzere e francesi (sotto, foto da Torino Today”).

Foto da "Green Me"

Ha scritto il meteorologo Luca Mercalli sul Fatto Quotidiano: “Nei giorni intorno all’Epifania correnti umide e miti da Ponente hanno portato piogge a intervalli al Nord e su parte del versante tirrenico, anche copiose in Liguria, Appennino Tosco-Emiliano, Lombardia e Nord-Est (221 mm da domenica 5 a giovedì 9 gennaio sopra Sesta Godano, La Spezia; qualche frana nel Centro-Levante ligure), e sulle Alpi ha piovuto talora fino a 2000 metri. Dell’anomalia mite non si è accorto granché chi era nei grigiori della Pianura Padana – dove per diverse notti non ha gelato – ma altrove le temperature massime sono salite fino a 21 °C a Pescara martedì 7, e a 23 °C a Catania venerdì 10. Un cambiamento è in corso, brusco ma breve: venti freddi da Nord-Est portano molta pioggia al Sud e neve in Appennino, uno dei pochi ed effimeri sussulti di un inverno finora insignificante”.

L’annuncio di una nuova siccità, insomma, incombe sulla nostra Penisola. Se le precipitazioni naturali di pioggia e di neve non aumenteranno nelle prossime settimane, e le temperature non scenderanno, ai primi caldi la mancanza d’acqua si farà sentire da Nord a Sud. Per la popolazione, per l’agricoltura e per il bestiame.

ROMA, ALBERI-KILLER: DOPO IL CROLLO DI UN PIOPPO CHE HA UCCISO UNA DONNA DI 45 ANNI, VIA INDAGINE

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Proprio alla vigilia di Natale, mentre nella Capitale e in tutte le altre città s’innalzano gli alberi delle Feste, un grande pioppo di circa 20 metri è crollato a Roma nel “Parco Livio Labor”, in zona Colli Aniene, schiacciando Francesca Ianni, una donna di 45 anni seduta su una panchina, che aveva portato i figli a giocare all’aperto. Ferita gravemente un’amica che era con lei. Sono rimasti illesi, invece, i due bimbi di 10 e 12 anni e la bimba di 7.

L’area dell’incidente (dal Messaggero)

La Procura della Repubblica indaga per omicidio colposo. Ma non è purtroppo il primo albero sradicato dal vento nella Capitale, a causa dell’incuria e dell’abbandono in cui versa gran parte del suo patrimonio verde. Era già caduto nel cuore di Villa Borghese (foto in alto, da Repubblica) e altrove, per mancanza o carenza di manutenzione. E bisogna correre subito ai ripari, prima che possa accadere ancora.

“Quell’esemplare – dichiara l’assessora all’Ambiente, Sabrina Alfonsi in un’intervista concessa a Marina de Ghantuz Cubbe per Repubblica Roma – aveva superato a settembre le verifiche visive e non presentava segni preoccupanti tanto che non era stata richiesta un’indagine immediata”. Ma, evidentemente, questo non è bastato per evitare l’incidente. E lei stessa aggiunge: “Ereditiamo una lunga fase di abbandono”, annunciando che il Comune guidato dal sindaco Roberto Gualtieri sta investendo per digitalizzare i controlli e i test di stabilità.

Sopralluogo dei Vigili urbani (da Avvenire)

Secondo la ricostruzione riferita da Valeria Costantini sul Corriere della Sera, “dai rilievi effettuati sull’albero a terra si capisce che le radici sono state tagliate presumibilmente in occasione dei lavoro stradali risalenti a più di dieci anni fa e una parte delle stesse radici risulta completamente secca”. Com’è avvenuto anche a piazza Venezia, davanti al Vittoriano, il monumentale edificio che ospita l’Altare della Patria (nella foto sotto), durante le opere in corso per realizzare la nuova stazione della metropolitana. Da allora, però, nessuno è intervenuto per evitare altre cadute degli alberi-killer. Già un anno fa, in via Donna Olimpia, era morta un’anziana signora in circostanze analoghe.

A Roma, sono stati censiti circa 340mila alberi negli spazi pubblici: finora 150mila sono stati controllati, 120mila sono stati potati. E il Comune ha ricevuto molte critiche per i troppi abbattimenti degli alberi considerati instabili. Ora gli stanziamenti sono saliti da 6 a 30 milioni di euro, avviando un accordo quadro con ditte specializzate e creando una piattaforma con sorta di “cartella clinica” per ogni albero. Nel 2025, quando tutte le piante saranno state registrate, verrà adottato un modello digitale che permetterà di simulare prove di trazione e di verificare immediatamente se l’albero è a rischio o meno.

In concomitanza con i lavori stradali, il Comune di Roma ha rivisto anche il protocollo per il taglio delle radici. E oggi dispone di due strumenti: il primo è il Regolamento del Verde che proviene dall’amministrazione precedente ed entra molto nel dettaglio. Su questa base, è stato predisposto un masterplan delle alberature stradali insieme al CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria che è il principale ente pubblico in questo settore, per definire le dimensioni e la forma delle “buche” nella terra che contengono e circondano gli alberi.

Ora spetterà alla magistratura accertare eventuali colpe e responsabilità penali in questo tragico “omicidio colposo” che ha funestato la vigilia di Natale a Roma. L’inchiesta deve servire, soprattutto, a prevenire ulteriori incidenti a danno dei cittadini e dell’ambiente urbano. La cura degli alberi non può essere considerata un optional nella gestione del verde pubblico che è patrimonio dell’intera collettività.

GALLERIE D’ITALIA, 2024: 750MILA VISITATORI (100MILA STUDENTI) NEI QUATTRO MUSEI DI INTESA SANPAOLO A MILANO, NAPOLI, TORINO E VICENZA

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Nel 2024 sono stati 750 mila i visitatori delle Gallerie d’Italia, i quattro musei di Intesa Sanpaolo a Milano (nella foto in alto), Napoli, Torino e Vicenza, che nascono dalla trasformazione di palazzi storici di proprietà della Banca precedentemente adibiti a sedi di lavoro: grazie a imponenti interventi di ristrutturazione architettonica, questi edifici sono diventati luoghi dedicati all’arte e alla cultura per l’esposizione di parte delle oltre 35 mila opere d’arte di cui 3.500 di particolare pregio della collezione di Intesa Sanpaolo.

Il Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli

Centomila di questi visitatori sono stati studenti di scuole di ogni ordine e grado, per i quali gli ingressi sono gratuiti. L’attività svolta nell’ambito del Progetto Cultura, piano pluriennale di iniziative nato per volontà dell’attuale Presidente Emerito Giovanni Bazoli, ha consentito la realizzazione di 12 grandi mostre, 60 incontri collaterali e numerose partnership con istituzioni culturali italiane e straniere. L’impegno verso l’arte e la cultura, diventato negli anni un valore identitario e tratto distintivo del Gruppo guidato da Carlo Messina, è parte di un imponente programma che destina 1,5 miliardi di euro per interventi per l’Italia entro il 2027.

Il consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina

Il primo museo fu istituito a Vicenza nel 1999, quello di Napoli nel 2007 e quello di Milano nel 2011. Nel maggio 2022 la nascita del quarto museo a Torino (nella foto sotto), insieme al trasferimento delle Gallerie napoletane nella nuova sede di via Toledo, ha arricchito e completato il polo museale di Intesa Sanpaolo. La cura delle raccolte d’arte appartenenti al Gruppo si accompagna all’attenzione nei confronti del patrimonio artistico e architettonico nazionale attraverso “Restituzioni”, il più importante programma di restauri a livello mondiale, che dal 1989 a oggi ha consentito di “restituire” alla collettività oltre 2.200 beni artistici del Paese, con il coinvolgimento delle Soprintendenze italiane, delle Direzioni Regionali Musei e Musei autonomi e di restauratori qualificati su tutto il territorio nazionale, oltre ai maggiori centri per il restauro.

Andrea Cappello – Fotografo

La mostra di “Restituzioni” che raccoglie i beni restaurati nel corso della XX edizione si svolgerà a Roma nel 2025. Nelle attività del Progetto Cultura, rientrano inoltre la gestione e la condivisione dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo che raccoglie il vasto patrimonio documentale appartenuto alle numerose banche entrate a far parte del Gruppo.

Dal 2017, un elemento di forte innovazione in materia di valutazione è il monitoraggio costante del valore economico delle collezioni rispetto al mercato, attraverso il processo di rideterminazione a fair value del valore delle opere appartenenti alla classe “patrimonio artistico di pregio” tramite perizie triennali. Intesa Sanpaolo è stata la prima banca a livello internazionale a realizzare tale operazione che va ben oltre il significato contabile poiché rende tangibile la profonda integrazione tra la collezione corporate e la vita dell’impresa.

Il modello adottato da Intesa Sanpaolo è stato oggetto di un Protocollo di collaborazione firmato di recente presso il Ministero dell’Interno con il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Il Gruppo metterà a disposizione la sua esperienza per realizzare un modello di misurazione utile a valutare a valore di mercato (fair value) opere d’arte, beni archivistici e librari di 862 chiese di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC) operante presso il Dipartimento.

Un allestimento della mostra “Restituzioni”

S’intensifica poi l’ampia collaborazione instaurata con la National Gallery, una delle più prestigiose istituzioni museali al mondo. Intesa Sanpaolo sarà Leading Exhibition Sponsor della grande mostra “Siena: The Rise of Painting 1300-1350” la cui apertura è prevista a Londra dall’8 marzo al 22 giugno 2025. Con oltre cento dipinti, sculture, oreficerie, tessuti, la rassegna approfondirà un momento straordinario agli albori del Rinascimento italiano e il ruolo cardine svolto da artisti senesi come Duccio, Pietro e Ambrogio Lorenzetti e Simone Martini nella definizione della pittura occidentale. La mostra “The Last Caravaggio”, incentrata sul Martirio di Sant’Orsola, l’opera principale della collezione di Intesa Sanpaolo solitamente esposta nel museo delle Gallerie d’Italia di Napoli, è stata, con trecentomila visitatori – tremila al giorno, la terza più visitata negli ultimi dieci anni del museo britannico.

Gallerie d’Italia, Napoli: “Il martirio di Sant’Orsola” di Caravaggio

Intesa Sanpaolo, Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha di recente annunciato il rilancio di “Umberto Allemandi Editore” attraverso l’acquisizione del 100% dei rami industriali della storica casa editrice, player di riferimento nel mondo dell’arte con la testata Il Giornale dell’Arte, fondata nel 1983, con le pubblicazioni dedicate all’arte, all’architettura, all’antiquariato, al design, e, più in generale, alla divulgazione culturale e alla critica contemporanea.

A partire dal 2018, il Progetto Cultura diventa parte del Piano d’Impresa, a testimonianza della sua centralità all’interno della visione di una grande Banca che, oltre a svolgere una funzione insostituibile nello sviluppo economico, è sempre più riconosciuta anche come attore di primo piano nella crescita sociale e culturale del Paese. Il Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, gestito dalla Direzione Arte Cultura e Beni storici di cui è responsabile Michele Coppola, anche Direttore Generale delle Gallerie d’Italia della Banca, rientra dall’aprile 2024 nell’Area di Governo Sostenibilità guidata da Paola Angeletti.

L’anno che si conclude – afferma Coppola – è stato un anno di risultati oltre gli obiettivi e le aspettative. Non mi riferisco solo ai grandi progetti espositivi realizzati nelle quattro Gallerie d’Italia, sempre originali, frutto di ricerca e di relazione con importanti istituzioni, ma penso anche al numero crescente di visitatori e alle attività fatte con le scuole e i pubblici fragili, componente identitaria del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo. La principale soddisfazione è la forte considerazione con cui le Gallerie d’Italia sono conosciute e riconosciute, come luoghi che appartengono alle rispettive comunità, portando contributi che qualificano la proposta culturale delle città e delle piazze che le ospitano. è importante sottolineare anche l’ampiezza delle iniziative dedicate alle nostre collezioni d’arte in altre sedi in Italia e all’estero, grazie a un lavoro condiviso con altre realtà che pone la Banca tra i principali interlocutori europei nel difendere e diffondere il patrimonio culturale nazionale”.

INTESA SANPAOLO PER IL SOCIALE: CONTRIBUTO PER L’ECOSISTEMA EDUCATIVO DI CASORIA (NA)

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Per i giovani dell’area di Napoli Nord, Intesa Sanpaolo ha contribuito alla nascita dell’ecosistema educativo di Casoria (Napoli), realizzato dall’Istituto Mater Dei dell’Ordine delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli di Napoli con la Regione Campania. La Banca ha sostenuto gli interventi infrastrutturali di ristrutturazione e di manutenzione straordinaria dell’immobile che ospita le nuove aule didattiche, laboratori, centri di orientamento al lavoro e sportelli di assistenza per garantire ai giovani un luogo piacevole dove stare. L’iniziativa s’inserisce nell’impegno di Intesa Sanpaolo per il sociale che destina al sociale 1,5 miliardi di euro entro il 2027 e che è parte del Piano di Impresa 2021-2025.

Un’equipe di professionisti (educatori, psicologi, orientatori, personale amministrativo) sviluppa una comunità educativa che promuove progetti di vita lontani dalla criminalità destinati ai giovani, con percorsi di istruzione e formazione professionale, attività extra scolastiche, di supporto alla genitorialità attraverso il coinvolgimento delle famiglie, orientamento al lavoro. Con l’anno scolastico 2024-25 sono avviati percorsi triennali per l’acquisizione di qualifiche e diplomi professionali, tirocini lavorativi, assunzioni.

Il Polo, inaugurato a settembre 2024 con sede presso il Madrinato di San Placido di Casoria, è frutto di una co-progettazione con il territorio, la Regione Campania, l’Istituto Mater Dei dell’Ordine delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli di Napoli e Intesa Sanpaolo. L’obiettivo è il contrasto alla dispersione scolastica e alla criminalità, offrendo speranza di cambiamento e fiducia nel futuro a tanti giovani in una delle aree più svantaggiate in Italia.

Carlo Messina, consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo

Con il Piano d’Impresa 2022-2025 Intesa Sanpaolo ha consolidato il programma di contrasto alle povertà voluto dal consigliere delegato e CEO Carlo Messina fin dal 2018, costituendo un’Area di Governo dedicata, sotto la responsabilità di Paolo Bonassi e inserita nell’Area Sostenibilità guidata da Paola Angeletti. La Banca mette in relazione soggetti del Terzo Settore, aziende e istituzioni secondo un progetto che si distingue per capacità di individuare il bisogno, programmazione pluriennale, capillarità degli interventi e pluralità dei soggetti coinvolti.

GALLERIE D’ITALIA: APERTURE STRAORDINARIE A MILANO, NAPOLI, TORINO E VICENZA ANCHE IL GIORNO DELL’EPIFANIA. INGRESSO GRATUITO IL 5 GENNAIO

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In occasione del periodo delle festività le Gallerie d’Italia, polo museale di Intesa Sanpaolo, rimarranno aperte anche il giorno dell’Epifania. E inoltre il 5 gennaio 2025, come ogni prima domenica del mese, l’ingresso sarà gratuito.

Sono numerose le esposizioni temporanee da scoprire, con nuove mostre aperte di recente: dalla mostra Il genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento a Milano, alle mostre Sir William e Lady Hamilton e Andy Warhol. Triple Elvis a Napoli, all’esposizione, nell’ambito della rassegna “L’Ospite illustre”, Gentileschi e Van Dyck. Due capolavori dalla collezione Corsini e alla mostra Mitch Epstein. American Nature a Torino, alla mostra La caduta degli angeli ribelli. Francesco Bertos a Vicenza.

Durante le festività, inoltre, le quattro sedi delle Gallerie d’Italia presentano un ampio programma di iniziative per tutte le famiglie con una serie di appuntamenti speciali, visite guidate e laboratori pensati appositamente per bambini e ragazzi. Il dettaglio delle date e delle singole iniziative è sempre aggiornato sul sito gallerieditalia.com.

MILANO – Nella sede delle Gallerie in piazza della Scala, è possibile ammirare la nuova mostra Il genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e in partnership con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, a cura di Marco Carminati, Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti e Paola Zatti. L’esposizione, dedicata alla città da sempre luogo di innovazione in ambito artistico, è organizzata in sezioni tematiche e cronologiche e presenta opere di artisti straordinari che hanno lasciato il loro segno nel capoluogo lombardo, tra cui Leonardo da Vinci, Giovanni Battista Tiepolo, Francesco Hayez, Giovanni Segantini e Lucio Fontana.

In esposizione, inoltre, lo straordinario dipinto di Robert Ryman, Surface Veil IV, proveniente dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, che arricchisce il percorso espositivo dedicato alla collezione d’arte moderna e contemporanea del Gruppo Intesa Sanpaolo.

NAPOLI – Da visitare la mostra Sir William e Lady Hamilton, dedicata alla poliedrica personalità di Sir Hamilton e al ruolo da lui ricoperto insieme alla moglie Emma nella Napoli del Settecento. L’esposizione, curata da Francesco Leone e Fernando Mazzocca, ha il sostegno dell’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito e il supporto dell’Ambasciata britannica a Roma.

È aperta anche la mostra Andy Warhol. Triple Elvis a cura di Luca Massimo Barbero.

È possibile scoprire, inoltre, l’allestimento di due installazioni luminose di Dan Flavin, uno dei principali esponenti della Minimal Art americana. Le due importanti opere appartengono alla Collezione Luigi e Peppino Agrati confluita, grazie al lascito del Cavalier Luigi Agrati, nel patrimonio storico-artistico tutelato e valorizzato da Intesa Sanpaolo.

Fino al 4 gennaio proseguono gli eventi del tradizionale appuntamento natalizio in collaborazione con il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella: il ciclo di concerti ad ingresso gratuito È aperto a tutti quanti. A Christmas Carol.

TORINO – Ultimi giorni, fino al 6 gennaio, per visitare la mostra Antonio Biasiucci. Arca, terzo capitolo del progetto “La Grande Fotografia Italiana” a cura di Roberto Koch. In questa mostra, una delle più importanti dedicate al fotografo con oltre 250 fotografie esposte, i diversi capitoli del “poema utopico” di Biasiucci vengono presentati insieme per la prima volta.

È stata da poco inaugurata, inoltre, la mostra Gentileschi e Van Dyck. Due capolavori dalla collezione Corsini, in collaborazione con le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma. L’esposizione s’inserisce nell’ambito della rassegna “L’Ospite illustre”: torna a Torino il tradizionale appuntamento espositivo che Intesa Sanpaolo organizza nel periodo delle festività invernali e che per la prima volta viene ospitato alle Gallerie d’Italia, con due importanti opere mai esposte in città.

In corso anche la mostra Mitch Epstein. American Nature, la più importante retrospettiva del fotografo americano. Curata da Brian Wallis, l’esposizione presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni di Mitch Epstein, in cui esplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale.

VICENZA – È possibile ammirare La caduta degli angeli ribelli. Francesco Bertos, curata da Fernando Mazzocca e Monica De Vincenti.  Si tratta della prima mostra dedicata a Francesco Bertos, uno degli scultori più singolari e celebrati della Serenissima nel primo Settecento. L’esposizione ruota attorno al capolavoro assoluto dell’artista: la stupefacente Caduta degli angeli ribelli, conservata nel museo e ripercorre l’originale vicenda artistica di Francesco Bertos, plasmata dalle interazioni con alcuni degli scultori e artisti più rinomati della sua epoca.

In occasione delle festività natalizie, è possibile visitare con giornate di apertura straordinaria anche la Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi ad Arezzo, parte del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo, e la Galleria di Palazzo degli Alberti a Prato.

AREZZO – Alla Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi, che custodisce l’eclettica collezione dell’illustre aretino ideatore della Fiera Antiquaria, è presente la mostra Tornei di Toscana. La Giostra del Saracino, il Palio della Balestra e il Gioco del Ponte, a cura di Riccardo Franci. L’esposizione fa parte del programma Terre degli Uffizi, ideato e realizzato da Gallerie degli Uffizi e Fondazione CR Firenze.

La Casa Museo Bruschi propone come giornate di apertura straordinaria lunedì 23 e 30 dicembre e lunedì 6 gennaio, oltre aessere aperta regolarmente il 26 dicembre e con orario ridotto il 1° gennaio.

PRATO – La Galleria di Palazzo degli Alberti, dove si possono ammirare i capolavori di Caravaggio, Giovanni Bellini, Filippo Lippi, Puccio di Simone e una collezione di grande valore identitario per la città, è aperta ogni domenica gratuitamente e sarà aperta in via straordinaria e sempre gratuita anche giovedì 26 dicembre, mercoledì 1° gennaio, con orario ridotto, e lunedì 6 gennaio.

Chiusura per tutte le sedi museali il giorno di Natale e orari diversificati (tutte le info in www.gallerieditalia.com).

RINNOVABILI, LUCE VERDE: 9,7 MILIARDI DI EURO DALL’UE ALL’ITALIA PER I NUOVI IMPIANTI DI ENERGIA GREEN

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Eolico, solare, idroelettrico e gas da depurazioni. L’Italia potrà ottenere 9,7 miliardi di euro per incentivare la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili mature. Si tratta del cosiddetto decreto FER X transitorio, a cui l’Unione europea ha dato finalmente il via libera: le risorse saranno a sostegno della produzione di energia green per promuovere un’economia a zero emissioni. Ne dà notizia un articolo a firma di Luigi Chiarello pubblicato in prima pagina su Italia Oggi, il quotidiano economico diretto da Pierluigi Magnaschi.

Il semaforo verde è scattato nell’ambito del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, adottato il 9/2/2023 e successivamente modificato fino al 2/5/2024. “L’Italia – commenta il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin – ora potrà rafforzare la sua sicurezza energetica, riducendo la dipendenza dall’estero e liberando tutto il potenziale rinnovabile”. Via libera, quindi, a pale eoliche, campi fotovoltaici, centrali idroelettriche e biogas.

Un campo di pannelli fotovolatici

Può essere una svolta importante non solo per la difesa dell’ambiente, contro l’inquinamento e il riscaldamento globale, ma anche sul piano economico per contrastare l’aumento dei prezzi sul mercato dell’energia innescato dalla guerra in Ucraina. È stato proprio il ricorso ai combustibili fossili, come gas e petrolio, a mettere l’Italia in condizione di dipendere dalla Russia per gli approvvigionamenti a basso costo.

I nuovi impianti – come si legge su Italia Oggi – dovranno entrare in funzione entro 36 mesi dalla data di concessione dell’aiuto. Secondo le stime di Bruxelles, potranno immettere in rete 17,65 GW di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.

Gli aiuti saranno concessi attraverso una procedura di gara: i beneficiari dovranno presentare un’offerta relativa alla tariffa incentivante necessaria per realizzare ogni singolo progetto. “L’aiuto – precisa il giornale -assumerà la forma di pagamento variabile nell’ambito di un contratto bidirezionale per differenza per ogni kWh di energia elettrica prodotta e immessa nella rete. La tariffa incentivante sarà versata su un periodo di 20 anni”. Il contratto sosterrà il 95% dell’energia prodotta da ciascun beneficiario, lasciando il 5% esposto al rischio di mercato.

Una centrale idroelettrica di Enel

Come verrà calcolato l’incentivo? Risponde l’autore dell’articolo: “L’aiuto sarà calcolato confrontando il prezzo d’esercizio con il prezzo di mercato dell’energia elettrica”. Un meccanismo, insomma, per evitare o contenere le speculazioni. Quando il prezzo di riferimento sarà superiore a quello di esercizio, i beneficiari dovranno corrispondere la differenza alle autorità italiane.

Al di là degli aspetti tecnici, si tratta evidentemente di un forte impulso allo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese. Si potranno costruire così nuovi impianti eolico onshore, di solare fotovoltaico, di idroelettrico e di gas residuati dai processi di depurazione. A condizione, naturalmente, che la burocrazia non ne rallenti o impedisca la realizzazione, per consentire di terminare i lavori entro i tre anni stabiliti dall’Unione europea.

INTESA SANPAOLO: UN MODELLO PER VALUTARE OPERE D’ARTE, BENI D’ARCHIVIO E LIBRARI DI 862 CHIESE DEL FONDO EDIFICI DI CULTO

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Un protocollo di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, è stato firmato a Roma presso il Ministero dell’Interno.  Il Gruppo guidato da Carlo Messina metterà a disposizione la sua esperienza per realizzare un modello di misurazione utile per valutare, a valore di mercato (fair value), opere d’arte, beni archivistici e librari di 862 chiese di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC) operante presso il Dipartimento.

Carlo Messina, CEO del Gruppo Intesa Sanpaolo

Si tratta di un patrimonio diffuso su tutto il territorio italiano disponibile, alla fruizione di praticanti il culto e di turisti e oggetto di prestiti a istituzioni culturali nazionali e internazionali. Lo studio, condotto dal professor Guido Guerzoni (Università Bocconi), analizzerà anche possibili modalità di valorizzazione in termini gestionali e ricadute economiche e organizzative.

Nel 2017 lntesa Sanpaolo, nell’ambito del proprio Progetto Cultura, con la consulenza del professor Guerzoni, è stata la prima banca italiana che ha realizzato un’operazione di rideterminazione a fair value di 3.500 opere classificate come “di pregio” tra le 35 mila di sua proprietà. Da allora, il valore a bilancio dei beni di Intesa Sanpaolo viene aggiornato con cadenza triennale attraverso la misurazione e il monitoraggio costante del valore delle opere rispetto al mercato.

La sede del FEC

Nell’ambito del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, il Fondo Edifici di Culto è un ente patrimoniale dotato di personalità giuridica, le cui finalità istituzionali consistono nella conservazione, restauro, tutela e valorizzazione degli edifici di culto di proprietà. Il patrimonio del FEC è composto da beni culturali, artistici, naturalistici, immobili e terreni, tra cui 862 chiese, prevalentemente di riconosciuto interesse storico-artistico presenti in diverse realtà del Paese, oltre ad aree archeologiche e museali.

Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo

L’accordo è stato firmato da Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo e da Laura Lega, Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Erano presenti il Prefetto Alessandro Tortorella, Direttore Centrale degli Affari dei Culti e per l’amministrazione del Fondo Edifici di Culto; Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale Gallerie d’Italia; e il professor Guido Guerzoni, docente dell’Università Bocconi di Milano.

SICILIA, I “PICCOLI COMUNI” APRONO LE PORTE AI MIGRANTI: UN MODELLO DI ACCOGLIENZA DIFFUSA

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Ambiente, territorio e immigrazione. Che cosa hanno in comune questi tre termini? L’anello di congiunzione potrebbero essere i Piccoli Comuni, sparsi per tutta la Penisola, che si sono già spopolati o si stanno spopolando. L’esempio viene dalla Sicilia, terra di sbarchi e respingimenti, primo approdo di chi attraversa il Mediterraneo a bordo delle “carrette del mare” per fuggire dalla fame, dalla miseria, dalle guerre e dalle torture.

I borghi siciliani, rappresentati dall’Anci (Associazione dei Comuni italiani), aprono le porte ai migranti. Lo racconta in un ampio articolo Giacomo Giambassi, inviato a Palermo dal quotidiano d’ispirazione cattolica Avvenire. Sono storie esemplari che dimostrano come si possono salvare, allo stesso tempo, i piccoli paesi abbandonati dai giovani e gli immigrati che arrivano dal mare sui “barconi della speranza”.

Il sindaco Filippo Miracula accoglie una famiglia di migranti nel municipio di San Marco d’Alunzio in provincia di Messina – Anci Sicilia (da “Avvenire”)

È il caso, per cominciare, del Comune di San Marco d’Alunzio (foto in alto), nel Messinese, che rappresenta un modello di accoglienza Qui un diciottenne del Gambia, sbarcato da un gommone, è diventato un operaio modello. Già prima di approdare in Italia, come si legge nell’articolo del giornale d’ispirazione cattolica, Dibba Abubacar voleva fare il sarto.  Ed è riuscito a realizzare il suo sogno, trovando un lavoro e anche una casa mesa a disposizione dall’azienda che lo ha assunto: quella del sindaco Filippo Miracula, che quarant’anni fa emigrò anche lui in Svizzera prima di poter tornare alla sua terra e aprire la “Sartoria San Lorenzo”.

Inserito nella classifica dei borghi più belli d’Italia, San Marco D’Alunzio si trova sulla vetta del monte Castro, da cui si vede il mare, ma oggi conta meno di duemila abitanti. “Il meticciato – scrive Giambassi – è iscritto nella sua storia, fra radici greche, conquiste romane, rifugiati bizantini, assedi arabi, riconquiste normanne”. Spiega il sindaco Miracula: “La nostra è una comunità aperta che dà un futuro anche a chi non ha il passaporto italiano, nel segno della legalità e dell’integrazione”.

La festa per una famiglia di migranti a San Marco d’Alunzio in provincia di Messina – Anci Sicilia (da “Avvenire”)Sono numerosi i Piccoli Comuni della Sicilia che puntano sull’integrazione.    Un percorso proficuo sia per il migrante, sia per la realtà che spalanca le porte”, dice Mario Alvano, segretario generale dell’Anci Sicilia. E aggiunge: “In contesti ristretti la cura della persona è più attenta e chi li sceglie per viverci dopo essere fuggito da guerre, miseria o sfruttamento rinvigorisce la comunità”. E così il flusso migratorio può diventare una risorsa, anche per fermare lo spopolamento che minaccia il “deserto demografico”.

Avverte Maurizio Zingales, referente dell’Anci siciliana per i Piccoli Comuni e sindaco di Mirto: “In cinque anni i Comuni della Sicilia con meno di cinquemila abitanti hanno perso il 5% della popolazione. E nell’intera isola sono 210 quelli che corrono il pericolo di un autentico impoverimento e rappresentano un segmento significativo della nostra regione”.

I suoi concittadini sono appena 846. Ma c’è un tessuto produttivo molto vivace, con imprese che producono tubi di irrigazione, aziende enogastronomiche, comparto tessile e del marmo, stabilimenti di pellet e una start-up di commercio online che fattura tre milioni di euro l’anno. La disoccupazione è quasi a zero e perciò serve manodopera.

Finora, sono quaranta i Comuni siciliani che hanno aderito al “Progetto SAI”, (Sistema Accoglienza Immigrazione), costituito a livello nazionale dalla rete degli enti locali e finanziato dallo Stato. Queste amministrazioni si dichiarano disponibili a “adottare” i migranti, secondo le procedure programmate. E si tratta di municipi delle città più grandi o di piccoli paesi: come San Salvatore di Fitalia, poco più di mille abitanti, uno fra i punti di riferimento per la prefettura di Agrigento quando scatta l’”allarme sbarchi”, ogni volta che sbarca una nave di profughi.

“Il Sai non è unicamente un cammino che assicura un tetto, cibo o abiti ai migranti e che li inserisce nel contesto sociale italiano, ma è anche un dispensatore di energie positive per i territori”, afferma Angela Errore, responsabile del Progetto a Palermo. E aggiunge: “Siamo la prova di come il Sai di una grande città possa dialogare con i piccoli Comuni che hanno una forte domanda di nuova cittadinanza”. Un modello di accoglienza diffusa, quindi, che può essere applicato in tante altre regioni italiane – come sta avvenendo anche al Nord e al Centro (foto sopra) – piuttosto che “deportare” i migranti in Albania o di condannarli all’emarginazione e alla clandestinità. A beneficio dell’ambiente, del territorio e della convivenza civile.

 

FINANZIAMENTO DI 50 MILIONI (CON GARANZIA SACE) DA INTESA SANPAOLO AD ABOCA PER AGROINDUSTRIA E FARMACEUTICA

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Un finanziamento di 50 milioni di euro, con Garanzia Futuro di SACE, è stato perfezionato da Intesa Sanpaolo a favore di Aboca Spa Società agricola, fondata nel 1978 in Toscana. Oggi l’azienda è leader italiano ed europeo nello sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative e biodegradabili a base di complessi molecolari naturali.

La sede di Aboca a Sansepolcro (Arezzo)

Il finanziamento di Intesa Sanpaolo rappresenta un passo significativo per il piano di investimenti 2024-2025 di Aboca, con particolare riguardo agli investimenti relativi alle filiere strategiche di Garanzia Futuro di SACE come agroindustria e farmaceutica. Un piano che mira a migliorare i processi di ricerca scientifica, di produzione agricola e industriale e la sostenibilità ambientale con particolare attenzione allo sviluppo di nuove tecnologie, alla formazione professionale e al perfezionamento del business.

Gli investimenti saranno rivolti a rendere ancora più efficiente la capacità produttiva, coinvolgendo in primis lo stabilimento umbro di Pistrino (PG). Sono previsti, inoltre, interventi IT con l’introduzione dell’intelligenza artificiale e ulteriore digitalizzazione dei processi interni. In parallelo, sono in programma anche investimenti immobiliari nel centro direzionale.

Aboca opera da oltre 40 anni nel settore della salute, creando prodotti naturali e biodegradabili per la cura dell’organismo. Il suo modello di business è fortemente integrato, con un ciclo produttivo verticalizzato che parte dalla coltivazione biologica con oltre 1.700 ettari in Toscana e Umbria, per passare poi alla fase di trasformazione e produzione nelle unità produttive aziendali.

Come società benefit, Aboca ha inserito all’interno del proprio statuto finalità di beneficio comune: dalla promozione di salute e benessere delle persone, all’utilizzo e diffusione di pratiche che rispettano e migliorano l’ambiente e la biodiversità, alla ricerca e sviluppo di complessi molecolari naturali e scientificamente evoluti. Fino alla creazione di nuovi modelli di filiera basati sulla condivisione dei valori, al sostegno dello sviluppo culturale, sociale ed economico della comunità in cui la società opera oltre alla valorizzazione dei dipendenti per lo sviluppo del loro potenziale.

Interno del museo di Aboca

Dichiara Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca SpA: “Dobbiamo ringraziare Intesa Sanpaolo e SACE. Questa operazione ci permette di sostenere con ancora più forza il nostro sviluppo, condividendo con i nostri partner l’impegno per il bene comune espresso in investimenti che sono concretamente al servizio di una visione che vede la tecnologia come strumento per una evoluzione capace di rispettare uomo e ambiente”.

A sua volta, Tito Nocentini, Direttore Regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo, afferma: “Essere a fianco di Aboca in questa rilevante operazione testimonia come il cammino verso una maggiore sostenibilità, nei confronti delle persone, del territorio e dei processi produttivi responsabili, sia sempre più al centro dell’impegno di realtà nazionali leader nel nostro Paese come quelle coinvolte in questo investimento. Un percorso virtuoso che abbiamo deciso di sostenere grazie alle comuni finalità con il nostro programma Il tuo futuro è la nostra impresa, in linea proprio con la rivoluzione verde e la transizione ecologica che Aboca da anni sta portando avanti. Un impegno della nostra banca che conta oltre 770 milioni di euro di finanziamenti ESG erogati in Toscana e Umbria, su un totale di 1,2 miliardi di euro finanziati a fine settembre.”