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TORRE GUACETO, S.o.S OASI

«Visite guidate con autobus parcheggiati “vista mare” e attività di… giardinaggio all’interno della riserva naturale di Torre Guaceto».

A gridare allo scandalo è la federazione provinciale dei “Verdi” di Brindisi che ha descritto come un autentico scempio ciò che è accaduto nell’area protetta. «Due pullman di una ditta salentina – protesta Elio Lanzillotti, co-portavoce della predetta federazione -, dopo aver lasciato una scolaresca con la guida della riserva, sono stati parcheggiati direttamente sugli scogli sotto la Torre Aragonese, nella zona “A” di Torre Guaceto. Ma non finisce qui… Per poter passare nello stretto sentiero che attraversa la riserva terrestre, il pullman ha urtato le macchie che costeggiano la strada. Cosa, allora, hanno pensato di fare al ritorno? Per evitare altri danni hanno pensato bene di… “potare” canne e macchia mediterranea. Davvero non ci sono parole per definire questo irresponsabile scempio. E che nessuno osi parlare di errori. Il Consorzio di Torre Guaceto in passato non ha fatto sconti a nessuno applicando con grande “rigidità” le giuste regole dell’area protetta. Adesso si assumano le proprie responsabilità il presidente e la direzione della Riserva».

La denuncia dei “Verdi” di Brindisi fa il paio con la segnalazione di protesta fatta per lo stesso motivo da Massimo Lanzilotti (Ripartiamo dal Futuro), Marzia Bagnulo (Pd) e Vincenzo Radisi (Gruppo Misto): «Quest’ultimo episodio – affermano i tre consiglieri comunali di opposizione – sta a dimostrare, casomai ce ne fosse ancora bisogno, che la gestione del Consorzio di Torre Guaceto è allo sbando più totale e che c’è urgente bisogno di definire una nuova governance del patrimonio ambientale, paesaggistico di cui gode l’intero territorio. È da più di un anno che denunciamo quanto accade puntualmente in Riserva, ma purtroppo fino ad ora abbiamo avuto da parte del sindaco e dell’Amministrazione comunale di Carovigno solo tentativi per sminuire i gravi fatti che stanno accadendo.

Oggi dei pullman che giungono indisturbati vicino alla Torre, ieri una Porche, e poi i sequestri, prima del bar e poi del pontile. Il caos parcheggi. Per non parlare delle dimissioni dell’intero Cda e delle Commissioni di Inchiesta aperte a Roma. Insomma, urge un intervento fermo e risoluto prima che sia troppo tardi, Torre Guaceto non può essere un parco giochi o un luogo gestito per fare soldi in barba alla sua tutela e salvaguardia. Noi siamo interessati a tutelare e salvaguardare Torre Guaceto. Abbiamo l’impressione che il sindaco e la maggioranza siano invece interessati a tutelare chi la gestisce».

(da “La Gazzetta del Mezzogiorno” dell’8 maggio 2017 – www.edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it)

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COLPO ALLA ZECCA

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Per più di un secolo, dal 1908 al 2010, ha ospitato gli uffici e le officine dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato: qui si coniavano le monete e si stampavano le banconote con la vecchia lira. Nello storico palazzo di piazza Verdi, a Roma, i lavori di ristrutturazione erano già iniziati da tempo, per trasformarlo in un hotel extra-lusso del gruppo cinese Rosewood, con 200 camere, un centro congressi, ristoranti, piscina, Spa e una cinquantina di residenze private. Ma ora la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio ha detto stop: a quanto pare, nel corso degli scavi, sono emersi dal sottosuolo i soliti reperti storici, le gru sono state fermate e smontate, il cantiere è rimasto abbandonato.

La storia, purtroppo, si ripete. È la “maledizione dei coccetti”, come la chiamano comunemente i romani, che in passato ha già bloccato in più occasioni l’ammodernamento e lo sviluppo della Città eterna, dalla metropolitana all’Auditorium Parco della Musica. E che tuttora paralizza la riqualificazione degli ex Mercati generali, abbandonati da anni sulla via Ostiense, fra il quartiere Testaccio e la Garbatella.

Il “colpo” alla Zecca è in realtà un altro duro colpo allo sviluppo della Capitale. Basti pensare agli effetti sull’occupazione che il cantiere e la ricostruzione di questo grande complesso immobiliare avrebbero prodotto negli anni futuri. Chissà quanto tempo dovrà passare prima che i lavori possano riprendere, se mai verranno ripresi.

Ora, per carità, non c’è da mettere in discussione la legittimità dell’intervento con cui la Soprintendenza ha bloccato tutto. Ma è mai possibile che finora nessuno si sia mai accorto o preoccupato di nulla? Non si poteva intervenire prima che il cantiere fosse installato o comunque all’inizio dei lavori? Effettuare un sopralluogo preliminare o magari una serie di sondaggi nel terreno?

Ammesso pure che alla fine emergano dal sottosuolo reperti storici o archeologici, si può già scommettere che resteranno isolati e privi di manutenzione. Se cade a pezzi il Colosseo, e qualunque turista può sfregiarlo a suo piacimento, figuriamoci il Poligrafico dello Stato. Nel frattempo, la Capitale d’Italia rischia di perdere un’altra opportunità di rinnovarsi e di crescere.

Chiuso e recintato, oggi il palazzo della Zecca ha un aspetto decisamente spettrale. Sembra un monumento alla paralisi burocratica e amministrativa in cui versa tutto il Paese, sommerso da una valanga di carta bollata. Un paradigma della sua impotenza e della sua crisi. Tanto più che la ristrutturazione dell’antico edificio potrebbe favorire anche la riqualificazione di piazza Verdi e dell’intero quartiere circostante, poco distante da Villa Borghese: un grande parcheggio sotterraneo, per esempio, consentirebbe di eliminare le auto in sosta sulla sede stradale e di trasformare l’area in una zona verde, a beneficio del traffico, della lotta all’inquinamento e della salute collettiva.

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ELEZIONI, TEMPO DI CONDONI

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Lucia Annunziata stava per porgli la prima domanda nella sua trasmissione televisiva “In Mezz’Ora”, quando Silvio Berlusconi l’ha interrotta per precisare la propria posizione sul condono edilizio: “Non ho detto che sono a favore di un nuova sanatoria, ma che occorre individuare un alloggio alternativo per gli abusivi di necessità prima di buttare giù la loro casa”. In collegamento da Verona, Matteo Salvini evitava di rispondere ma la sua espressione tradiva un profondo dissenso rispetto alla posizione dell’ex premier sul condono. Il siparietto, andato in onda domenica 11 febbraio su Rai 3, è la conferma che la sanatoria edilizia è di nuovo tema da campagna elettorale. Non è la prima volta che, a poche settimane dal voto, fa capolino la proposta di condonare gli abusi per far cassa. E, probabilmente, anche in questa occasione si registrerà un picco di nuovi manufatti irregolari.

Il rapporto Ecomafie di Legambiente lo dimostra numeri alla mano. Ogni qual volta la politica ha messo sul piatto della campagna elettorale la parola “condono”, in tutto il territorio italiano sono riprese le costruzioni abusive. Viceversa, negli anni degli abbattimenti simbolici – basti pensare all’ecomostro del Fuenti sulla Costiera Amalfitana o a quello di Punta Perotti a Bari – il fenomeno si è ridotto sensibilmente.

Solo nel 2016, si sono registrati più di 17 mila abusi edilizi con una particolare concentrazione sulle coste. Record negativo in Puglia e Sicilia con 700 manufatti per chilometro quadrato, seguite dalla Calabria con 600. Il numero di abusi più alto in assoluto è riportato in Campania, Sicilia e Lazio, tre regioni martoriate dal mattone selvaggio. Ma è tutta Italia a soffrire per un fenomeno che non ha eguali nel resto d’Europa. Sempre secondo il rapporto Ecomafie 2017, tra il 15 e il 18% di tutte le nuove costruzioni realizzate nel 2016 è completamente abusiva.

Roma, l’unica grande capitale occidentale dove un terzo delle costruzioni è sorto spontaneamente, non è riuscita neanche a incassare le oblazioni delle precedenti sanatorie. Dal primo condono del 1985 a oggi, su 400 mila richieste, il Campidoglio ne ha esaminate solo 180 mila: in 33 anni neanche la metà, provocando una perdita secca di un miliardo di euro per le casse capitoline. Nell’Ufficio Condono Edilizio di via di Decima, sono rimasti 50 dipendenti sui 300 iniziali e rilasciano circa 11 mila sanatorie l’anno. Non va meglio in altre città: anche Napoli e Palermo hanno avuto grandi difficoltà a smaltire l’arretrato. Secondo uno studio realizzato nel 2016 da Sogeea spa, nei 116 comuni capoluogo italiani ci sono ancora un milione e 100 mila pratiche arretrate che comportano per lo Stato centrale un mancato incasso di 1,8 miliardi di euro e molto di più per i singoli comuni.

La storia che i condoni servono a portare denaro fresco nelle casse pubbliche, insomma, non sta in piedi. L’annuncio della politica serve solo a recuperare voti. Forse non è una coincidenza che esattamente cinque anni fa, l’8 febbraio del 2013, sempre durante la trasmissione di Lucia Annunziata che allora si chiamava “Leader”, Berlusconi dichiarò: “Se gli elettori finalmente mi daranno la maggioranza, solo a me e al mio movimento Popolo della Libertà, farò immediatamente un condono tombale e quindi anche un condono edilizio”. Sebbene quelle elezioni, come è noto, non furono vinte dal centro-destra, il senatore Ciro Falanga di Forza Italia (poi passato in Ala) presentò una proposta di legge che avrebbe rivoluzionato i criteri con i quali venivano decisi gli abbattimenti, stabilendo che le case abitate devono essere demolite per ultime. Di fatto sarebbe stato un altro condono. La legge Falanga venne poi accantonata a causa delle proteste di ambientalisti e altre forze politiche. Il centro-destra, aveva comunque già emanato due condoni nell’arco dei suoi mandati di governo: la legge 724 del 1994 e la 269 del 2003.

I condoni non solo non hanno portato i guadagni sperati allo Stato e ai Comuni, ma anzi hanno aggravato le spese per questi ultimi. Portare servizi quali fognature, acqua potabile, trasporti pubblici e illuminazione nelle zone di edilizia spontanea si è rivelato, infatti, un costo enorme. Inoltre l’edificazione abusiva costa circa il 40% in meno dell’edilizia regolare e provoca una concorrenza sleale nei confronti dei costruttori, falsando il mercato.

C’è poi il tema della sicurezza nei cantieri: la maggior parte degli incidenti sul lavoro avviene in cantieri abusivi. Per non parlare dello smaltimento dei materiali di risulta che viene effettuato senza alcuna attenzione.

Sul dissesto idrogeologico provocato dall’abusivismo edilizio si sono sprecati fiumi di inchiostro e basterà qui ricordare la tragedia dell’Hotel Rigopiano o la bomba a orologeria posta sotto migliaia di case abusive costruite alle pendici del Vesuvio.

In un Paese in cui il consumo di suolo è di tre metri quadrati al secondo, con una media doppia rispetto all’Europa, tornare a parlare di condoni è irresponsabile e miope. Una classe politica davvero attenta alla tutela del nostro territorio dovrebbe sottrarre ai Comuni la responsabilità degli abbattimenti e affidarla alle prefetture. I politici locali, infatti, sono sottoposti a pressioni elettorali molto forti e quasi mai riescono a portare avanti programmi di bonifica e messa in sicurezza del territorio.

Il Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat (Bes 2016) denuncia un “deciso rialzo del tasso di abusivismo” e stima che “in Campania, ogni 100 nuove costruzioni, 63,3 siano illegali”. L’ipocrita abitudine di piangere lacrime di coccodrillo in seguito ai disastri che vedono coinvolte case abusive non risparmia nessuna forza politica. Dopo il terremoto di Ischia dell’agosto scorso, il leader del M5S Luigi Di Maio se la prese con Forza Italia e Pd per le sanatorie da loro promosse, ma pochi giorni prima il candidato pentastellato alla Regione Sicilia, Giancarlo Cancelleri, promise che non avrebbe abbattuto le case costruite per necessità. In campagna elettorale, un condono si promette sempre.

Filippo Guardascione

LA VENEZIA DI TINTORETTO UN DOCU-FILM DI SKY ARTE

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Nella pittoresca e suggestiva cornice di Venezia, città d’arte per eccellenza, patrimonio mondiale dell’Umanità – Unesco, è ambientato uno straordinario docu-film realizzato da Sky Arte con un’esclusiva produzione internazionale per l’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita del grande pittore Tintoretto. Da Palazzo Ducale all’Archivio di Stato, da piazza San Marco alla Scuola di San Rocco, la vita di Jacopo Robusti (1519-1594), figlio di un tintore, viene raccontata nell’atmosfera del Rinascimento funestata dalla drammatica peste che tra il 1575 e il ’77 sterminò gran parte della popolazione, mentre la Serenissima conquistava il suo dominio marittimo e diventava uno dei porti mercantili più potenti d’Europa.

“Tintoretto, Un Ribelle a Venezia” è un documentario ideato e scritto da Melania G. Mazzucco, con la partecipazione straordinaria del regista Peter Greenway, narrato dalla voce dell’attore Stefano Accorsi. Prima di essere trasmesso in televisione sulla tv satellitare, il film sarà proiettato nelle nostra sale cinematografiche soltanto tre giorni: il 25, 26 e 27 febbraio (elenco su nexodigital.it). E dopo il debutto italiano, verrà distribuito nei cinema di tutto il mondo.

Artista spregiudicato e inquieto, animato da un grande senso d’indipendenza e di libertà, Tintoretto si confrontò con due eterni rivali, altri giganti della pittura come Tiziano e Veronese. I primi anni della sua formazione li trascorse nella bottega del padre. Poi si dedicò ai suoi capolavori, realizzando la sua più grande opera: il ciclo di dipinti della Scuola Grande di San Rocco, una serie di teleri che rivestono i soffitti e le parte della confraternita. A quell’epoca, nemmeno Michelangelo nella Cappella Sistina, poteva vantarsi di aver firmato ogni dipinto all’interno di uno stesso edificio.

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Ad accompagnare lo spettatore attraverso le vicende di Tintoretto, saranno chiamati numerosi esperti come gli storici dell’arte Kate Bryan, Matteo Casini, Astrid Zenkert, Agnese Chiari Moretto Wiel, Michel Hochmann, Tom Nichols e Frederick Ilchman, curatore della mostra “Tintoretto 1519-1594” di Palazzo Ducale, le scrittrici Melania G. Mazzucco e Igiaba Scego, le restauratrici Sabina Vedovello e Irene Zuliani, impegnate nel restauro delle Due Marie di Tintoretto.

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Il documentario illustrerà infatti anche le analisi dettagliate che permetteranno a una squadra italiana di restaurare due capolavori di Tintoretto: “Maria in meditazione” (1582 – 1583) e “Maria in lettura” (1582 – 1583). Con il sostegno di Sky Arte, le due tele saranno restaurate prima di essere esposte all’interno della mostra monografica di Tintoretto che si aprirà quest’anno alla National Gallery of Art di Washington, in occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita dell’artista.

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TOSCANA, CASE COLONICHE S.O.S.

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Sono oltre quattrocento le Leopoldine da recuperare, splendide case coloniche della Val di Chiana, simbolo della rinascita agricola di quella terra e lascito di un uomo illuminato: il granduca Pietro Leopoldo. Era un freddo ottobre del 1769 quando il granduca arrivò a Bettolle, Acquaviva, Montecchio e altre frazioni che fino ad allora non aveva mai visitato. Si rese conto subito delle condizioni malsane nelle quali vivevano i contadini: case umide, fondamenta fragili, stalle troppo vicine alla cucina e alle camere da letto. Abitazioni prive di acqua dei pozzi e senza aree di stoccaggio per il grano.

Decise così di chiamare i migliori ingegneri toscani e progettò, assieme a loro, un nuovo modello di abitazione: case alte, forti, con tutti i comfort più avanzati per l’epoca. Non era solo una rivoluzione edile, ma soprattutto una riforma sociale. Una prima versione dei diritti del lavoro e della salubrità dei luoghi.

Quelle case presero il nome di Leopoldine, in onore del suo ideatore che aveva, tra l’altro, voluto la bonifica della Val di Chiana per farne uno dei terreni più fertili d’Italia. La tipica Leopoldina doveva essere eretta su muri spessi almeno 50 centimetri, per garantire riparo dal freddo di inverno e dal caldo d’estate. Al piano inferiore le stalle sarebbero state ben separate dal resto dell’abitazione: quella per i muli esposta a nord, perché patiscono il caldo; quella per i cavalli e i buoi esposta a sud per farli crescere più vigorosi. Al primo piano, le camere da letto con una grande cucina al centro, in modo che il calore del focolare potesse riscaldare le zone circostanti. Tutte le aree della casa dovevano essere ben ventilate e intonacate di bianco. Sotto al tetto una colombaia che fungeva anche da isolamento termico. All’esterno l’aia e un patio coperto per i lavori artigianali, mentre le scale dovevano essere sempre riparate dal gelo e dal sole grazie a un’ampia tettoia.

Il granduca Leopoldo di Lorena fu insomma il primo vero “architetto del lavoro” dell’epoca moderna. Tanto che le sue case coloniche sono considerate uno dei primi esempi di “architettura dell’utile”, che si contrapponeva all’effimero del passato. Grazie alla sua riforma edile, come potremmo definirla, la febbre malarica e le altre malattie si dimezzarono in meno di dieci anni.

Ancora oggi, attraversando le splendide colline toscane, punteggiate dai cipressi e dalle ginestre, le Leopoldine restano protagoniste. Alcune sono state trasformate in agriturismi, ristoranti, resort, ma altre – purtroppo la maggioranza – stanno andando in rovina. Da più parti è stato lanciato un appello per il recupero di questo patrimonio storico, simbolo di una cultura contadina che non c’è più. Alla fine del 2016, con un protocollo voluto dalla regione Toscana, dieci comuni si sono impegnati a salvaguardare le costruzioni in condizioni di maggior degrado. Cortona, Montepulciano, Arezzo, Castiglion Fiorentino, Civitella Val di Chiana, Foiano, Marciano della Chiana, Monte San Savino, Torrita e Sinalunga hanno aderito al protocollo, ma finora gli interventi concreti si contano sulle dita di una mano. I fondi comunali scarseggiano, per cui è necessario l’intervento dei privati che devono però rispettare i criteri previsti nel protocollo: in caso di cambio di destinazione, non più del 60% della superficie può essere destinato a uso residenziale, mentre le superfici di eventuali appartamenti ricavati all’interno non dovranno essere inferiori a 100 metri quadri.

Lo scorso 19 gennaio, il consorzio Bonifiche Ferraresi ha annunciato il recupero di 21 incantevoli Leopoldine della Val di Chiana. Si tratta di nuove strutture ricettive e residenziali che si inseriranno nei circuiti del turismo culturale ed eno-gastronomico della Toscana. Oltre alla valorizzazione architettonica, il progetto darà lavoro a quasi un centinaio di persone.

C’è da sperare che su questo esempio altri imprenditori vogliano salvaguardare non solo l’immagine delle valli toscane, ma anche la memoria di un piccola-grande rivoluzione.

Filippo Guardascione

 

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BORGHI D’ITALIA PROGETTI STRATEGICI

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Tra questione ambientale e questione occupazione, non è un caso che sia proprio una rivista dei consumatori – come “Altraeconomia” – a dedicare nel numero di giugno l’inchiesta di copertina ai “Borghi autentici d’Italia”. L’associazione, che riunisce oltre 230 enti (tra Comuni e Unioni di Comuni), promuove attraverso progetti strategici la vitalità dell’Italia minore: grazie a un progetto di “certificazione”, gli enti possono approvare un Piano di miglioramento da realizzare nell’arco di cinque anni, che riguarda 6 aree di lavoro, tra cui l’ambiente e l’urbanistica. Le “Comunità ospitali”, invece, realizzano progetti di accoglienza – e a queste 37 comunità è dedicato un libro in uscita per Altreconomia edizioni. A fine giugno – dal 26 al 28 – “Borghi Autentici d’Italia” farà festa a Saluzzo (Cuneo).

Nello stesso numero, il mensile scrive che il settore turistico-ricettivo italiano ha un patrimonio di oltre 2,25 milioni di letti, ma la domanda latita. E mentre trasformazioni auspicate nel settore passano per la realizzazione di condo-hotel prevista dallo Sblocca-Italia, Cassa depositi e prestiti investe 76 milioni di euro del risparmio postale negli hotel di lusso. A crescere, nel frattempo, è solo Airbnb, che con 7.600 alloggi disponibili a Milano sfida gli hotel per Expo.

La rivista dei consumatori racconta poi che l’Italia è piena di vuoti: esistono in tutto il Paese oltre 6 milioni di beni non utilizzati o sottoutilizzati. L’associazione Labsus ha elaborato perciò un “regolamento per la rigenerazione”, già deliberato da 37 Comuni, ma la maggioranza delle iniziative di riuso (anche temporaneo) sono frutto di azioni di singoli o associazioni: come il “caso Consonno”, borgo abbandonato e trasformato in “città dei balocchi” nel Comune di Olginate (Lecco). A Verona, intanto, l’associazione no profit A.G.I.L.E. (Arte, Giovani, Impresa, Lavoro, Ecc.) ha censito ben 555 spazi e luoghi in stato di abbandono.

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www.borghitalia.it

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AL SERVIZIO DI ARTE CULTURA E TURISMO IL NUOVO 5G DI TIM

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La tecnologia al servizio dell’arte, della cultura e del turismo, per promuovere nuove forme di diffusione dell’immenso patrimonio italiano. Con il 5G di TIM, questi settori possono già beneficiare di moderni servizi e applicazioni. Attraverso l’utilizzo di specifici occhiali VR, gli utenti hanno la possibilità di vivere un’esperienza a 360°, compiendo una visita virtuale da remoto nei luoghi d’interesse culturale e turistico. Il servizio consente così agli interlocutori connessi di interagire in modo naturale e di accedere in tempo reale anche a mondi virtuali molto estesi.

Già nel 2017 TIM, forte dell’accordo siglato con il Comune di Torino, ha permesso di vistare “a distanza” dalla sede del Politecnico la piazza Carlo Alberto che si trova nel centro storico cittadino. Una guida avatar ha accompagnato il visitatore – dotato di visore e sensori – nella storica piazza, dando così la possibilità di sperimentare le capacità della virtual reality.

I turisti appassionati della storia sabauda, restando comodamente seduti sul divano di casa, hanno potuto sperimentare successivamente una visita virtuale in tempo reale a New York o in qualsiasi altra città del pianeta delle sale del Parlamento Subalpino del Museo del Risorgimento e delle Gallerie Pietro Micca, attraverso l’utilizzo di occhiali VR. In questi ambienti le persone hanno interagito con una guida reale del museo ed esplorato aree espositive attualmente non accessibili al pubblico, immergendosi nella “realtà virtuale”.

In occasione della Fiera del Levante a Bari nel 2018, l’innovativa applicazione di Virtual Reality ha permesso di esplorare le nuove frontiere del turismo digitale, consentendo di visitare da remoto alcuni dei luoghi di principale interesse turistico di Matera, in Basilicata. Dal capoluogo pugliese, le persone hanno avuto la possibilità, tramite l’applicazione di realtà virtuale, di visitare i luoghi più significativi della “Città dei Sassi”. Il visitatore si è potuto muovere liberamente tra le chiese rupestri, avvicinarsi alle pareti, toccare gli oggetti e interagire nel nuovo mondo virtuale anche con altri visitatori, oltre che seguire le indicazioni fornite da una vera e propria guida.

Nel 2019 le nuove frontiere della tecnologia mobile sono arrivate a Sanremo. In occasione del Festival canoro, TIM ha accompagnato i visitatori da Piazza Cristoforo Colombo a Piazza Navona, a Roma, dove hanno potuto ammirare le bellezze architettoniche del Bernini.

L’applicazione della realtà virtuale abilita così un nuovo modello di visita per i luoghi d’importanza storico-culturale del nostro Paese. La tecnologia 5G indirizza scenari per migliorare e completare l’esperienza del visitatore. E può anche essere efficacemente utilizzata per il supporto dell’operatore turistico o per l’assistenza di utenti con disabilità.

Le tecnologie di nuova generazione possono ampliare, quindi, l’attrattività delle città d’arte, rappresentando un importante veicolo per la comunicazione delle offerte culturali di un territorio. Decine di miliardi di sensori con connessione ad altissime prestazioni che genereranno un numero sempre crescente di dati, accompagneranno l’evoluzione della società digitale dei prossimi 20 anni e oltre: dalla mobilità urbana alla sicurezza, dall’e-government alla salute, dal monitoraggio ambientale ai trasporti, fino all’offerta turistica e all’entertainment.

Finora TIM ha già acceso il 5G a Roma, Torino, Napoli, Firenze, Genova, Monza e Brescia rendendo disponibili i primi servizi commerciali per famiglie e aziende. Si prevede di raggiungere prossimamente altre città tra cui Bologna, Verona, Ferrara, Matera e Bari, oltre a ulteriori destinazioni turistiche e distretti industriali. Entro il 2021 saranno coperte 120 città, 200 destinazioni turistiche, 245 distretti industriali oltre a 200 progetti specifici per le grandi imprese. Potranno beneficiare del 5G molti comuni avvalendosi anche di connessioni superveloci grazie alla soluzione FWA (Fixed Wireless Access).

Milano, intanto, è già una “città 5G ready”. Nel capoluogo lombardo, TIM ha realizzato una copertura di oltre 60 nodi che riguarda le aree più importanti. Il piano di sviluppo della nuova rete prevede di raggiungere circa 100 nodi entro la fine dell’anno, che saranno raddoppiati nel corso del 2020. Il servizio sarà reso disponibile a Milano non appena il Ministero dello Sviluppo Economico decreterà il termine della sperimentazione istituzionale 5G.

L’azienda guidata dall’ad Luigi Gubitosi continua a puntare sull’innovazione digitale quale elemento chiave per favorire una maggiore diffusione della domanda dei servizi innovativi e per il continuo miglioramento della propria rete che, con oltre 17 milioni di chilometri di fibra posata, è la più evoluta e dinamica infrastruttura di telecomunicazioni del Paese con una copertura ultra-broadband dell’80% delle abitazioni su rete fissa e oltre il 99% della popolazione sulle reti mobili 4G.

 

MILAN GAMES WEEK SARA’ TIM IL TITLE SPONSOR

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La “rivoluzione” del 5G si estende anche al settore dei videogiochi. TIM, l’azienda telefonica guidata dall’amministratore delegato Luigi Gubitosi, sarà Title Sponsor della nona edizione di Milan Games Week: il popolare evento, in programma dal 27 al 29 settembre nel capoluogo lombardo, proporrà numerose iniziative per coinvolgere i visitatori e gli appassionati del gaming e della musica, all’insegna del divertimento e della tecnologia.

Nello stand TIM saranno presenti le postazioni TIMGAMES, il servizio di Cloud Gaming di TIM che permette di giocare in streaming su TV e su smartphone sfruttando la velocità del 5G. Quest’anno i fan potranno sfidarsi ogni giorno nell’avvincente torneo TIMGAMES MotoGPTM19, uno dei titoli racing di maggior successo per i gamer appassionati di corse. Per i primi tre classificati saranno assegnati giornalmente i premi previsti, tra cui uno smartphone di ultima generazione 5G, un decoder TIM Box, un TIM Gamepad per vivere la migliore esperienza di gioco con TIMGAMES su TV e su device 5G, oltre a gadget Ducati Corse. Il pubblico potrà assistere alle competizioni e alle gare finali e provare il servizio TIMGAMES nelle postazioni dedicate.

Il programma, ricco di appuntamenti fino al 29 settembre, vedrà sul palco TIM gli amati gamer Dread, Delux, Gabbo e JustRohn, che parteciperanno a diverse sessioni di gioco e incontreranno i fan con i meet&greet.

Con TIMGAMES si potrà provare in anteprima esclusiva “VR Ping Pong Pro”, in uscita il prossimo novembre. Il nuovo gioco multiplayer dedicato al ping pong, in cui ogni giocatore avrà un visore Oculus Rift S per fronteggiarsi in una sfida virtuale, scegliendo tra le molteplici ambientazioni particolarmente curate nella grafica.

La soluzione di Virtual Reality Live 360 consentirà inoltyre di vivere in modalità immersiva le emozioni dei tornei esport, indossando visori Oculus Quest e interagendo su smartphone 5G. Speciali CAM, con modalità di ripresa in alta definizione a 360° montate nell’area fieristica, permetteranno di “immergersi” – direttamente dallo stand di TIM – nell’atmosfera dell’evento, e delle diverse sessioni di gioco e finali organizzate dalla Milan Games Week 2019.

Oltre al gaming, la manifestazione milanese prevede anche coinvolgenti incontri musicali. Apre Shade – il 27 settembre alle 16 – che si esibirà dal vivo con alcuni dei suoi brani più famosi e incontrerà i suoi fan in un meet&greet.

Si prosegue sabato 28 settembre con Zano e Chakra che alle 16 si esibiranno in una performance live e incontreranno i fan. Gran finale con il rapper Random – domenica 29 settembre alle 12 – che presenterà live il nuovo singolo “Rossetto”, regalerà ai fan un meet&greet e si racconterà in un’intervista esclusiva da riascoltare successivamente su TIMMUSIC, la piattaforma di TIM dedicata alla musica in streaming. TIMMUSIC trasmetterà inoltre, in esclusiva, l’esibizione di Random in diretta sul canale social FB.

Con le postazioni TIMMUSIC, sarà possibile infine selezionare e ascoltare la migliore musica proposta dall’App con un catalogo di oltre 30 milioni di brani, costantemente aggiornato con tutte le novità discografiche italiane e internazionali.

SOSTENIBILITA’ E INCLUSIONE DUE RICONOSCIMENTI A TIM

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Due importanti riconoscimenti internazionali sono stati assegnati a TIM, l’azienda italiana di telecomunicazioni guidata dall’Amministratore Delegato Luigi Gubitosi. Uno riguarda il campo della sostenibilità, l’altro quello della diversità e dell’inclusione.

Per il sedicesimo anno consecutivo, il Gruppo si conferma nel Dow Jones Sustainability Index Europe (DJSI), a riprova del suo impegno nell’integrazione della sostenibilità all’interno della strategia aziendale. Questa presenza di TIM si affianca alla sua partecipazione in altri indici mondiali di sostenibilità e sistemi di valutazione, come la serie di indici FTSE4Good e Euronext Vigeo Eiris.

La revisione annuale per l’ammissione agli Indici di Sostenibilità del Dow Jones avviene a seguito di un rigoroso processo di valutazione dell’azienda svolto da agenzie di rating specializzate che, sulla base di oltre 100 domande, ne analizzano la performance finanziaria e non, sulla base di criteri di natura generale e settoriale, che considerano tra gli altri le relazioni con i clienti e le persone del gruppo, l’innovazione e la ricerca, la gestione dei rischi, le strategie relative ai cambiamenti climatici, la catena di fornitura e l’analisi egli impatti socio-ambientali del business.

La presenza di un’azienda negli indici di sostenibilità è un elemento di crescente interesse nella valutazione degli investitori che, con sempre maggiore frequenza, prendono in considerazione anche parametri non finanziari nelle loro scelte di portafoglio, ritenendo le aziende sostenibili meno rischiose nel medio-lungo termine rispetto ad aziende che non soddisfano requisiti di natura ambientale, sociale e di governance.

L’altro riconoscimento riguarda il campo della diversità e dell’inclusione. Per il secondo anno consecutivo, TIM si conferma tra le prime 10 aziende del Refinitiv Diversity and Inclusion Index, incrementando il punteggio ottenuto nel 2018 e confermandosi quale prima azienda italiana e prima telco al mondo nel gruppo delle prime 25 imprese internazionali che si sono distinte per le politiche di inclusione e promozione della diversity. “Questo risultato premia il nostro impegno quotidiano per attuare in concreto una visione sostenibile e di lungo periodo dell’azienda, garantendo pari opportunità e il pieno rispetto della diversity tra tutte le oltre 50mila persone del Gruppo TIM”, ha dichiarato Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato di TIM. “Siamo fortemente convinti che un ambiente inclusivo in cui ognuno possa esprimere al meglio le proprie potenzialità e particolarità sia alla base della crescita aziendale e, proprio per questo, queste tematiche sono centrali nelle strategie dell’azienda.”

Ogni anno, Refinitiv valuta l’operato di oltre 7.000 società mondiali in termini di diversità e inclusione, analizzando dati sulle attività di sostenibilità ambientale, sociale e governance, analizzando dati disponibili da fonti pubbliche quali bilanci di sostenibilità, relazioni finanziarie, siti web aziendali, notizie stampa. Nasce così una classifica di 100 società quotate che rispettano parametri di Diversity, Inclusion, People Development e Controversies.

Le aziende che ottengono una votazione positiva in tutti e quattro gli ambiti ricevono un punteggio complessivo, calcolato come media dei punteggi nelle diverse aree. L’indice viene rivisto con cadenza trimestrale, utilizzando i dati più recenti dal database di Refinitiv.

Nel quadro delle iniziative che hanno permesso a TIM di raggiungere questo importante traguardo, si annuncia che, a partire dal 19 settembre, prenderà il via il “TIM Inclusion Time”, un calendario di incontri e iniziative incentrate sull’inclusione, sulla base delle proposte formulate dagli stessi dipendenti.

 

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UN PAESE MERAVIGLIOSO IN TV SU SKY ARTE

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S’è conclusa con un grande successo di critica e di pubblico la prima serie di “Sei in un Paese meraviglioso”, la produzione televisiva di Autostrade per l’Italia trasmessa su Sky Arte dal 10 giugno al 29 luglio e condotta da Dario Vergassola con la giovane attrice Michelle Carpente. Dalla Toscana all’Emilia, dalla Lombardia al Piemonte fino al Lazio, dove le riprese sono state realizzate nella Valle reatina (vedi foto) tra le incantevoli foreste di San Francesco, il programma-cult della tv dedicato alle bellezze della provincia italiana ha puntato quest’anno alla scoperta degli itinerari mistici e religiosi del nostro Paese. Altre sei puntate verranno trasmesse dopo la pausa estiva e spazieranno tra Abruzzo, Campania, Puglia e Liguria.

Si tratta di percorsi di altissimo livello culturale, raggiungibili dalla rete autostradale, che ogni anno attirano l’attenzione di migliaia di turisti e di pellegrini: dalla Pieve di Sant’Agata, alla Basilica di S. Vittore, passando per la Chiesa di San Domenico, per arrivare alla Cattedrale di Giovinazzo e al Santuario di Nostra Signora della Salute di Manarola. Questo nuovo ciclo della trasmissione rappresenta scenograficamente quel connubio unico di arte, cultura, storia, spiritualità, incontro con la natura e con il paesaggio, che soltanto il Belpaese può offrire a livello globale.

La produzione, giunta alla sua quinta stagione, nasce da un’idea di Francesco Delzio, Direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Marketing di Atlantia e Autostrade per l’Italia, raccolta e rilanciata da Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte.

“Siamo orgogliosi – dichiara Delzio – di produrre e di proporre al pubblico un programma televisivo che ha segnato un punto di svolta nel racconto del patrimonio artistico e culturale della provincia italiana. Il successo di ‘Sei in un Paese Meraviglioso’, prima come servizio gratuito per i clienti sulla rete autostradale e poi come format televisivo di punta di Sky Arte, dimostra che in Italia il turismo di qualità ha potenzialità straordinarie, spesso inespresse, che può diventare una potente leva di crescita per numerosi territori. In questa prospettiva Autostrade per l’Italia svolge oggi un ruolo sociale, promuovendo la diffusione dei flussi turistici in luoghi tagliati fuori dalle scelte dei grandi tour operator internazionali. Siamo particolarmente felici quest’anno di raccontare un nuovo e al tempo stesso antichissimo modo di fare turismo, quello mistico-religioso, legato alla cultura e ai sentimenti più profondi degli italiani”.