Mentre l’isola di Procida, nel Golfo di Napoli, festeggia la designazione a “Capitale italiana della Cultura 2022”, un gruppo di docenti e intellettuali lancia un appello al presidente della Repubblica per salvare l’isolotto di Vivara e il suo parco naturale. Collegato a Procida da un ponte costruito come struttura di sostegno dei tubi per portare l’acqua potabile, Vivara fa parte dello stesso Comune e vive da vent’anni nella paradossale situazione di essere una riserva naturale statale, ma di proprietà privata. Ed è diventata perciò un gioiello protetto, ma inaccessibile ai cittadini.
L’isolotto apparteneva originariamente all’ente Albano Francescano. Poi la proprietà è passata agli eredi della famiglia Diana. La riserva, costituita per impedire negli anni Settanta la cessione alla società Vacamar che voleva realizzare un villaggio turistico, era stata affidata a un Comitato di gestione presieduto da Rino Esposito. Ma il 6 aprile scorso Esposito s’è dimesso, per la totale mancanza di personale addetto e per i dissidi con i proprietari che non consentono l’accesso ai visitatori. E così Vivara è stata esclusa anche dalle iniziative programmate per “Procida Capitale della Cultura 2022”.
Ora i firmatari dell’appello al presidente Sergio Mattarella sollecitano lo Stato italiano a salvaguardare la riserva naturale, anche perché l’isolotto ha un valore storico: ospita, infatti, testimonianze di epoca micenea e immobili che risalgono a tre secoli fa, per cui richiedono interventi urgenti di restauro e di recupero. “Come punto di partenza essenziale per una effettiva valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale – è scritto nel testo – si chiede l’acquisizione della stessa al patrimonio dello Stato”. In pratica, un esproprio per “pubblico interesse”. Sarebbe più che legittimo e giustificato, anche in seguito al comportamento dei proprietari privati che si rifiutano di concordare e regolare l’accesso ai cittadini.