A poco più di un anno dall’alluvione del maggio 2023, in Emilia-Romagna è tornato l’incubo: piogge torrenziali, esondazioni dei fiumi, allagamenti, frane e smottamenti. Molti abitanti hanno dovuto abbandonare le proprie case o rifugiarsi ai piani alti: finora sono oltre mille gli sfollati. Due dispersi a Bagnacavallo. In tutta la regione, è scattata l’allerta rossa per la violenta ondata di maltempo causata dal ciclone Boris che ha investito l’Europa centrale. Ma poi il “diluvio continuo” s’è trasferito anche nelle Marche e in Toscana (nella foto in alto), dove in un giorno è caduta la pioggia di un mese. E così è stato pure, a conferma degli effetti del cambiamento climatico, in mezz’Europa: dall’Ungheria alla Francia e all’Inghilterra.
In Emilia-Romagna è ancora vivo nella popolazione il ricordo della visita di Giorgia Meloni, in stivali e camicia a maniche rimboccate, che a suo tempo promise l’interessamento del governo e l’erogazione di contributi per un miliardo di euro (nella foto sopra). Ma, purtroppo, le promesse sono state tradite. Scrive Mauro Evangelisti in un reportage pubblicato sul quotidiano Il Messaggero: “Molti interventi – sia pubblici sia privati – per riparare i danni del 2023 sono ancora in corso”.
“Meloni è un’irresponsabile, si copre gli occhi di fronte alla crisi climatica”, incalza Angelo Bonelli, deputato verde di AVS, arrivando al cuore del problema. E all’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, riferiscono la situazione dei fiumi: “Sono sopra allo soglia rossa il Senio a Casola Valsenio (Ravenna), il Lamone a Strada Casale, vicino a Brisighella sempre nel Ravennate, il Corecchio nell’Imolese e il Savena a San Ruffillo, alle porte di Bologna”. Segno tangibile che, da un anno all’altro non è cambiato niente: l’acqua scorre impetuosa tra gli argini cementificati e i bacini o le vasche di recupero restano ancora sulla carta.
La cittadina di Modigliana, 4.500 abitanti, sulle colline in provincia di Forlì-Cesena, è stata invasa dal Marzeno esondato (nella foto in alto). Spiega il sindaco, Jader Dardi: “Il fiume è esploso, la situazione è più grave rispetto al 2023 e abbiamo evacuato diverse persone”. Il paese è isolato e i mezzi di soccorso faticano a raggiungerlo.
A Brisighella, uno dei borghi più belli della Romagna, colpito da oltre 450 frane, sono scattati gli ordini di evacuazione e gli inviti a salire ai piani più alti delle abitazioni. Sono 130 gli sfollati accolti in un convento. La disperazione dei cittadini s’intreccia con la rabbia per gli aiuti promessi e mai arrivati. Protesta il sindaco Massimiliano Pederzoli, esponente di centrodestra, nella trasmissione Storie italiane su Rai Uno: “Dalla gestione commissariale, eccetto un po’ di somme per le urgenze dell’anno scorso, non ci è arrivato un soldo per quanto riguarda i progetti di consolidamento delle frane e delle strade”.
Nella conferenza stampa tenuta a Palazzo Chigi, il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, non risparmia critiche all’Emilia-Romagna. “L’Ispra ci dice che l’Emilia Romagna è tra le regioni che maggiormente hanno consumato suolo negli ultimi decenni. Cementificare significa facilitare l’effetto ruscellamento quando piove abbondantemente perché l’acqua non viene assorbita”.
Replica al fattoquotidiano.it la presidente reggente della Regione, Irene Priolo: “Sono stati fatti tantissimi cantieri, sto già vedendo delle polemiche e mi dispiace anche perché ormai è un leit-motiv, nei momenti di maggiore emergenza. Lo sciacallaggio per quanto mi riguarda non è ammesso, soprattutto quando ci sono territori che stanno dando l’anima e il sangue attraverso i propri sindaci e amministratori”. E lei stessa ha aggiunto: “Tutta la manutenzione possibile sui fiumi è stata fatta. La polemica non aiuta i cittadini, le istituzioni, dovremmo essere tutti dalla stessa parte. Ma ormai è da un anno e mezzo che va così”. Ma, intanto, l’ex presidente Stefano Bonaccini è diventato parlamentare europeo (Pd) e s’è trasferito a Bruxelles.