Sono 1.900, su 61mila messi sotto osservazione, i ponti sul territorio nazionale che presentano “altissimi rischi strutturali”: vale a dire, in parole povere, che rischiano di crollare. Proprio com’è accaduto il 14 agosto 2018 al Ponte Morandi di Genova, provocando 43 vittime. Ed è dal capoluogo ligure che parte questo nuovo allarme, con uno studio del Politecnico di Milano presentato in un convegno organizzato dalle società Bureau Veritas Nexta e Osmos.
Oltre a quelli a rischio, altri 18mila viadotti presentano criticità e richiedono manutenzione. In complesso, più del 50% dei ponti italiani – sia sulla rete autostradale sia nelle altre vie di collegamento – hanno un’età superiore al mezzo secolo di vita, contro una media nei Paesi del G7 che si aggira intorno ai 25 anni. Da qui, la necessità di una “terapia d’urto” a fibra ottica basata su un monitoraggio dinamico e algoritmi per monitorare la situazione a abbattere le situazioni di rischio.
Il nuovo sistema hi-tech, presentato dalle due società, funziona sulla base dei carichi di lavoro, come per esempio il transito di mezzi pesanti, consentendo così di mappare le infrastrutture e stabilire una graduatoria delle priorità d’intervento. Un software è in grado di prevedere il punto di stress e calcolare i pesi sopportabili dai grandi viadotti autostradali e più in generale dai ponti. Questo apparato lavora con sistema a fibre ottiche di connessione fra sensori digitali e analogici, trasmettendo i dati direttamente a un elaboratore elettronico.
Nel corso del convegno di Genova, la deputata di Italia Viva Raffaella Paita, presidente della Commissione Trasporti della Camera, ha annunciato una proposta di legge per obbligare i concessionari autostradali a manutenere in condizioni di sicurezza i terreni privati su cui insistono le infrastrutture a rischio frane. E si tratta, secondo l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA), di circa il 5,4% del territorio nazionale. Il sindaco di Genova, Marco Bucci, commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, ha dichiarato che ora la città e la regione si trovano per la prima volta a disporre di risorse per interventi strutturali che ammontano a oltre 7,5 miliardi di euro. Ma in questa situazione di rischio, per prevenire ed evitare altri crolli, occorrerà replicare il “modello Genova” che – grazie anche al progetto dell’architetto Renzo Piano – ha consentito di ricostruire a tempo di record, in meno di due anni, il ponte sul Polcevera crollato da un’altezza di 45 metri.