Lo Sperone dello Stivale è a rischio. Sul Promontorio montuoso del Gargano che dalla Puglia si protende sull’Adriatico per una lunghezza di 70 chilometri, fino a un’altitudine di 1065 metri sul livello del mare, per una superficie di 2000 chilometri quadrati, incombe la minaccia di una “superstrada a scorrimento veloce” che dovrebbe attraversare il Parco nazionale, secondo un progetto dell’Anas da 850 milioni di euro. E perciò gli ambientalisti sono scesi sul piede di guerra: con il comitato di cittadini “Opzione Zero”, sono schierate compatte le principali associazioni nazionali, come Italia Nostra, il Wwf e Legambiente.
Il nuovo collegamento stradale dovrebbe andare da Vico del Gargano (SS 693) a Mattinata (SS 89). Una specie di “circonvallazione” lungo tutto l’arco della costa. Gli obiettivi dichiarati, come si legge testualmente nel piano, sono: “migliorare l’accessibilità ai centri abitati e alle aree turistiche della zona, riducendo i tempi di percorrenza; incrementare la sicurezza stradale sulle infrastrutture esistenti, riducendone l’incidentalità; ridurre l’inquinamento atmosferico e il rumore, allontanando parte del traffico dalle zone costiere; contrastare lo spopolamento del territorio, creando nuove opportunità di lavoro, in sinergia con gli investimenti regionali e provinciali previsti”. Ma, nel corso del dibattito pubblico aperto dalla stessa Anas, sono emerse diverse critiche e opposizioni sull’impatto ambientale dell’opera, anche in relazione ai danni che ne potrebbero derivare per il turismo.
In una nota diffusa da Amelia Auriemma in nome e per conto di “Opzione Zero”, si contesta il prolungamento della strada a scorrimento veloce: “Prima che venga distrutto un paesaggio millenario, irripetibile sul piano naturalistico in un territorio fragile a grave rischio idrogeologico”. La stessa associazione chiede quindi agli Enti preposti come le Soprintendenze, a cui spetta esprimere un parere ed eventualmente autorizzare i lavori, “un’approfondita riflessione” per evitare quella che viene considerata una “violenta devastazione del territorio del Gargano”.
Con un polemico riferimento ai recenti tragici eventi di Ischia, l’appello sottolinea che “mentre il nostro Paese frana alle prime acque alluvionali e ipocritamente si invoca la sua messa in sicurezza, nel contempo si progettano grandi opere infrastrutturali che vanno nella direzione esattamente opposta”. A giudizio di “Opzione Zero”, insomma, “la morfologia tormentata del territorio non consente perforazioni per realizzare viadotti e gallerie che comporterebbero disboscamenti selvaggi i indiscriminati, fattori causali di future prevedibili catastrofi ambientali”.
L’allarme, condiviso da Italia Nostra, Wwf e Legambiente, contesta come “il recupero dell’esistente non sia stato tenuto in nessuna considerazione”. La prima parte del progetto, relativa al tratto Vico-Peschici, ignora infatti l’esistenza di tre percorsi viari a fronte dei quali si vorrebbe coprire la distanza di 7 chilometri con viadotti e gallerie, “distruggendo quello che la natura e la cura dell’uomo hanno modellato e difeso per secoli”. Sono diversi i fattori che predispongono questo territorio ai disastri: il disboscamento, le mancate manutenzioni delle infrastrutture (strade, acquedotti, fognature), “l’inefficiente azione di controllo sulla geomorfologia e l’idraulica di tutto il territorio regionale”.
Gli ambientalisti sottolineano, infine, la sproporzione tra i costi e i benefici dell’opera: a loro avviso, il risparmio nei tempi di percorrenza del tratto stradale in questione risulta “insignificante a fronte della devastazione del territorio”. Uno scempio ambientale, insomma, per un disastro annunciato. “Il Gargano, Parco nazionale istituito per l’impegno di cittadini consapevoli e uomini di cultura chiede rispetto”, conclude l’appello. Si tratta di salvaguardare “un microcosmo di grande bellezza che accoglie con il suo paesaggio di pinete, mari, laghi e foreste chiunque vi si affacci”. I riflettori sono accesi, dunque, sul controverso progetto di questa mega-opera, ritenuta “inutile, assurda, di mercificazione del territorio, consumo di suolo e ingente spreco di denaro pubblico”.