Passeggiare per i vicoli del centro storico di Roma – già così ricco di palazzi, chiese e monumenti – può trasformarsi in un’autentica scoperta, soprattutto per chi ha un occhio più attento. Fra tanti esercizi commerciali e negozi di inutili chincaglierie, il visitatore curioso scoverà luoghi particolari dove il tempo sembra essersi fermato. Botteghe in cui mani abili e menti sensibili trasmettono antichi saperi invitando il passante a compiere un percorso insolito prodigo di suggestioni.
Una cappelleria con centinaia di forme in legno per creare copricapi dalle fogge più singolari; una sala da barbiere con arredi di inizio Novecento; un’antica e silenziosa libreria dove si respira piuttosto aria di biblioteca; un liutaio circondato da violini e strumenti a corda; un’oreficeria di tradizione; un laboratorio dove si riparano bambole, con ceste colme di occhi, gambe e visi in ceramica; o un altro dove si lavora il giunco per impagliare sedie.
Da questa suggestiva realtà, è nato nell’aprile 2014 il progetto foto-videografico “Percorsi Insoliti”, dall’idea di due giovani e appassionati romani: il fotografo Davide Giannetti e il video-maker Pierluigi Braca. Il lavoro si è svolto all’interno di alcune botteghe del centro storico di Roma, con la finalità di riscoprire – e quindi valorizzare – la tradizione della cultura artigiana, attraverso le moderne forme di comunicazione multimediale. Agli artigiani coinvolti, è stato chiesto di mostrarsi immersi nel proprio ambiente di lavoro per dare vita a una visione creativa che potesse stimolare nello spettatore la curiosità e la voglia di conoscere realtà che rischiano spesso di essere dimenticate. Oltre alla realizzazione del reportage fotografico, di cui pubblichiamo qui un’ampia galleria, sono state prodotte “pillole documentarie”, attualmente in fase di lavorazione, nelle quali i protagonisti si raccontano attraverso il proprio mestiere.
Nonostante la crisi economica degli ultimi anni che ha messo in ginocchio tante attività commerciali e nonostante la serializzazione della produzione industriale, in questi “luoghi della memoria” si continuano a produrre oggetti tanto belli esteticamente quanto fondamentali per tramandare l’identità culturale e artistica del Paese. Un’attività che affonda le sue radici nella Roma imperiale e che, attraversando i secoli, è giunta fino ai giorni nostri portando con sé un bagaglio di arte, tradizione e creatività. Ed è proprio per salvaguardare questo patrimonio che la Fondazione Terzo Pilastro, presieduta dal professor Emmanuele Emanuele, ha voluto sostenere il progetto dell’Associazione culturale “Iter”, presentato a novembre scorso nella suggestiva cornice della Biblioteca Angelica in piazza Sant’Agostino, “per il recupero delle tradizioni artigiane e delle botteghe storiche”.
Basterà varcare la soglia di queste botteghe per essere accolti dalla gentilezza e dell’ospitalità dei “padroni di casa” che, oltre a mostrare le proprie creazioni e gli attrezzi del mestiere, narreranno storie di una Roma poco conosciuta e meno patinata. Ognuno di loro ricorderà volentieri un aneddoto di vita vissuta, personale o familiare.
Il libraio, visibilmente emozionato, racconterà di quando il cardinale Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, usava frequentare il suo negozio in cerca di qualche libro raro. Il barbiere mostrerà gli antichi rasoi usati dal padre, ereditati poi insieme al salone, luogo d’incontro e di socializzazione anche al di là delle differenze sociali. E il visitatore potrà magari sorridere di fronte alla scelta di due nonne, desiderose di far riparare le loro vecchie bambole per regalarle alle nipotine.
Si ascolteranno anche racconti dal sapore agrodolce. Calerà un pizzico di malinconia nell’apprendere come i cittadini si stiano gradualmente allontanando dal mondo artigiano, e quindi dalle tradizioni della propria città, preferendo magari i più moderni e freddi centri commerciali. Basterà soffermarsi per qualche minuto in una bottega qualunque, per notare come l’interesse dei turisti stranieri aumenti in parallelo alla disaffezione del romano.
Questi spazi superstiti, ormai fuori del tempo, testimoniano anche gli enormi sforzi economici sostenuti per sopravvivere, contrastando mille difficoltà: a cominciare dalle richieste di affitti sempre più esosi e insostenibili. L’amministrazione locale dovrebbe sentire l’obbligo morale di tutelare queste realtà in via d’estinzione, nella consapevolezza che per ogni bottega che chiude un piccolo pezzo della storia romana sarà persa per sempre.
Valeria Danesi
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