Non è stata un’alluvione o una “bomba d’acqua”, è stato uno tsunami. Nell’arco di un paio d’ore, sono caduti 420 millimetri di pioggia, 42 centimetri, quasi mezzo metro. La metà di quanto piove in un anno nella regione. In due ore il livello del fiume Mesa è passato da 21 centimetri a 5 metri. E così, da un giorno all’altro, le Marche in una notte sono precipitate nel disastro ambientale e nella disperazione. “Il nubifragio più intenso degli ultimi dieci anni in Italia”, lo definisce il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche).
Sono passati otto anni dalla precedente alluvione, ma non risulta che nel frattempo sia stato fatto tutto quello che si poteva e si doveva. Denuncia Franz Baraggino sul fattoquotidiano.it: “L’eccezionale quantità di acqua piovuta in poche ore non giustifica che, in tanti anni, di interventi volti alla prevenzione e alla riduzione del rischio esondazioni se ne siano visti ben pochi. Eppure la strada da fare e la direzione da prendere erano già state messe nero su bianco nell’assetto di progetto approvato dalla Regione Marche il 25 marzo 2016 con la delibera del Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino regionale firmata dall’allora governatore Luca Ceriscioli e dall’allora segretario generale dell’Autorità di Bacino, il geologo Marcello Principi”. Qual era la priorità? Risponde Baraggino nel suo articolo: “Le vasche di laminazione per ridurre il volume delle possibili piene. Ma l’unica per cui sono partiti i lavori e solo lo scorso febbraio è quella prevista addirittura dagli anni ottanta. Delle altre vasche previste nel 2016 non si è più saputo nulla. Un bilancio clamoroso, dove gli altri lavori avviati non servono a mitigare i rischi”.
La “strage del maltempo” conta finora dieci vittime e almeno quattro dispersi, tra cui due bambini. I feriti sono 50. Ma il bilancio, purtroppo, è destinato a salire. Dice incautamente a RaiNews 24 l’assessore regionale alla Protezione civile, Stefano Aguzzi (Forza Italia): “Non era nemmeno prevista una simile pioggia così insistente. E abbiamo avuto questa esondazione repentina e improvvisa”. Evidentemente, l’assessore non ha ancora capito che il “maltempo killer” sfugge anche alle previsioni meteorologiche, in questi termini e con queste caratteristiche, perché è in atto un fenomeno planetario, innescato dal riscaldamento globale e dal conseguente cambiamento climatico. Eppure, come si legge nel suo curriculum, Aguzzi è un imprenditore agricolo, è stato già sindaco di alcuni Comuni della zona e, per di più, si definisce lui stesso “amante dell’ambiente e della natura”, aggiungendo testualmente con qualche evidente contraddizione “amo i cani e la caccia, i viaggi in auto a lunga distanza, l’escursionismo, l’ornitologia e bird watching”.
In ogni caso, non è certamente colpa sua se la furia degli elementi s’è scatenata con tanta violenza sulla regione. La colpa è nostra, di tutti noi, che ancora non abbiamo compreso fino in fondo la portata delle variazioni prodotte nell’atmosfera terrestre dall’inquinamento, dalle emissioni nocive dei combustibili fossili e dall’effetto serra che ne deriva. Non ci rendiamo conto perfettamente dei danni provocati dal carbone, dal gas o dal petrolio, alla natura, all’ambiente e alla salute collettiva. E soprattutto, non agiamo di conseguenza per accelerare quella transizione ecologica ed energetica verso un cambio di sistema: le fonti alternative, le energie pulite, come il sole, il vento, la geotermia, l’idroelettrico e le biomasse.
Da Barbara (Ancona), il sindaco Riccardo Pasqualini scrive sui social che “la situazione è veramente drammatica e tragica”, invitando i cittadini a non uscire di casa se non è assolutamente urgente e necessario. A Cantiano, provincia di Pesaro Urbino, un paese di circa duemila abitanti, le strade si sono trasformate in torrenti e le auto sono state trascinate via dalla forza dell’acqua. “Dopo mesi di siccità, la pioggia ci ricorda l’assenza di cura della nostra terra”, commenta Marco Bentivogli su Twitter. Molti corsi d’acqua sono straripati, infatti, proprio a causa delle condizioni precarie degli argini o della cementificazione delle aree circostanti. A Senigallia, è stato chiuso il casello autostradale dell’A14, in previsione dell’ondata di piena che incombe sul centro abitato. “Non avevamo nessun allerta meteo”, protesta il sindaco Massimo Olivetti. E aggiunge: “Con l’alveo pulito del fiume, non avremmo evitato la tragedia”.
Piogge e temporali hanno provocato danni e disagi anche in Toscana, nella zona dell’Aretino: a Castiglion Fiorentino, circa quaranta famiglia sono rimaste senza luce e acqua. La Protezione civile, insieme ai Vigili del Fuoco, fa quello che può di fronte a una tale devastazione. Ma non chiamiamola “calamità naturale”. Non è “fatalità”. Questi sono fenomeni estremi, eccezionali, innaturali, che stanno cambiando la nostra vita e ancor più cambieranno quella dei nostri figli e nipoti. E siamo noi stessi i primi responsabili. Cerchiamo perciò di provvedere prima che lo stravolgimento diventi irreversibile e sia veramente troppo tardi per tutti.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha annunciato un primo stanziamento di cinque milioni da parte del governo. A fronte della tragica situazione di emergenza, occorsa in provincia di Ancona, Intesa Sanpaolo comunica di aver già disposto con effetto immediato un supporto finanziario a sostegno delle famiglie e delle imprese, stanziando un plafond di 200 milioni di euro. Il fondo è disponibile da subito per famiglie, privati, imprese, piccoli artigiani, commercianti, imprese agroalimentari che hanno subìto danni e necessitano di un sostegno finanziario immediato. Il Gruppo prevede anche la possibilità di richiedere la sospensione per 12 mesi della quota capitale delle rate dei finanziamenti in essere per famiglie e imprese, residenti nelle zone colpite dal maltempo. La Banca mette a disposizione tutte le proprie filiali sul territorio per fornire prontamente informazioni e assistenza.