Nelle scuole italiane, sono esposti al rischio amianto più di 352mila alunni e circa 50mila adulti fra personale docente e non docente. E così pure 1000 biblioteche e 250 ospedali. Nella rete idrica nazionale, inoltre, si rintraccia amianto in 300mila chilometri di tubature su 500mial totali.
L’allarme è stato lanciato dall’Osservatorio nazionale amianto, di cui è presidente Ezio Bonanni, nel corso di un incontro in Campidoglio, a Roma. Ed è proprio la Capitale che si trova – per così dire – al centro del mirino. Nella Città eterna, molti edifici pubblici e privati contengono ancora pannelli o coperture realizzate a suo tempo con il famigerato Eternit, il materiale di fibrocemento impiegato nell’edilizia. È noto, per esempio, il caso del Palazzo a vetri di viale Mazzini 14, sede centrale della Rai, costruito su progetto dell’architetto Francesco Berarducci e inaugurato il 19 dicembre 1957 (nelle due foto sotto): la sua bonifica costerebbe all’incirca 90 milioni di euro.
“Roma, come tante città d’Italia, paga caro il prezzo del fenomeno amianto”, ha scritto Pino Ciociola su Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale. E i dati sanitari gli danno ragione. Dal 2001 al 2015, nella Capitale si sono registrati 882 casi di mesotelioma, l’unica neoplasia della pleura attribuita generalmente alla presenza di questa sostanza. Con un’ulteriore incidenza di 411 casi fino al dicembre 2021, per un totale di 1.300; circa 60 all’anno, con un indice di mortalità del 93% entro i 5 anni di età. A questi, secondo l’Ona, nell’ultimo ventennio vanno aggiunti 2.500 casi di tumore del polmone e altri tumori delle altre vie aree e gastointestinali.
L’amianto è un minerale di origine naturale le cui fibre possono essere separate in filamenti sottili e durevoli. È stato largamente impiegato in molti settori dell’industria poiché le sue fibre sono eccellenti isolatori (sono resistenti al calore, al fuoco e alle sostanze chimiche e non conducono elettricità) ed è spesso utilizzato per rinforzare il cemento e altri materiali.
Si tratta tuttavia di una sostanza particolarmente pericolosa (classificata come cancerogena di categoria 1A nel regolamento (CE) n. 1272/2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze chimiche). Se i prodotti contenenti amianto sono intaccati, le fibre sottili di amianto possono essere inalate causando nel tempo malattie quali asbestosi, mesotelioma e altre forme di cancro.
L’amianto, come si sa, è pericoloso solo se è intaccato e se le sue fibre diventano così presenti in sospensione nell’aria sotto forma di polvere di amianto. Se sono inalate, le fibre di amianto possono causare malattie gravi, che però sono molto rare tra le persone non esposte a quantitativi di amianto elevati. Tali malattie si manifestano soprattutto in persone che lavorano, o hanno lavorato, regolarmente con l’amianto.
Oggi l’amianto è ancora presente in alcuni edifici sotto forma di isolante; era usato anche nelle pastiglie dei freni e per il rivestimento di tubi e caldaie (per esempio sulle navi). Lo si può ancora trovare in alcuni vecchi edifici, da cui viene però rimosso in occasione degli interventi di manutenzione. In linea di massima, l’uso attuale di questo minerale è minimo perché ormai sono disponibili alternative meno pericolose. L’amianto può ancora essere presente in alcuni vecchi edifici in cui si effettuano visite o attività di lavoro (come in alcune distillerie) e a bordo di alcune navi, in particolare provenienti da paesi non UE.
A disposizione dei cittadini, è operativo il numero verde 800.034.294 dell’Osservatorio nazionale amianto, a cui si possono inviare segnalazioni, chiedere consulenza gratuita e parere legali.