ROGHI D’ITALIA: DALL’ISOLA DI STROMBOLI AL SALENTO SCATTA ALLARME INCENDI ESTIVI

ROGHI D’ITALIA: DALL’ISOLA DI STROMBOLI AL SALENTO SCATTA ALLARME INCENDI ESTIVI

Con l’incendio che ha devastato mezza isola di Stromboli, bruciando sei ettari di macchia mediterranea e provocando danni per circa 50 milioni di euro, è cominciata nel peggiore dei modi l’infausta stagione dei roghi estivi (foto del Gruppo Stati d’animo su Instagram). E il cinico paradosso è che, in questo caso, tutto è partito dal set di una fiction dedicata proprio alla Protezione civile, con Ambra Angiolini protagonista e la regia di Marco Pontecorvo, che la società “11 marzo” stava girando per la Rai. A ulteriore dimostrazione, se ve ne fosse ancora bisogno, che gli incendi nei boschi per la maggior parte non scoppiano per fatalità o per calamità naturali, ma prevalentemente per la mano dell’uomo anche quando sono colposi (involontari) come in questo caso e non dolosi, cioè volontari. Più che parlare di “piromani”, affetti dall’ossessione del fuoco, bisogna parlare allora di criminali più o meno organizzati che perseguono scopi e interessi precisi.

STRMBOLI (Gruppo stati d'animo 2)

Negli ultimi 15 anni, sono stati bruciati 500mila ettari di vegetazione nel Malpaese, provocando un danno pressoché irreparabile alla natura, all’ambiente e di conseguenza alla salute collettiva. Un disastro per l’equilibrio ecologico di tutta la Penisola. E quindi un ingente danno economico. Danni diretti e indiretti, come distingue il Corpo forestale dello Stato: i primi, relativi alla “massa legnosa” che viene distrutta; i secondi, legati alla difesa idrogeologica del territorio, alla produzione di ossigeno, alla conservazione naturalistica, al turismo e quindi all’occupazione di diverse categorie di lavoratori.

Nel periodo estivo, le regioni più colpite risultano la Liguria e quelle del Centro-Sud: in particolare, la Sicilia e la Sardegna. Durante la stagione invernale, sono più vulnerabili le regioni dell’arco alpino. E proprio dalla Puglia parte il primo segnale d’allarme a causa di un vasto incendio divampato nei giorni scorsi in Salento, a ridosso dell’area del parco naturale “Litorale di Ugento” dove si trovano alcune delle più importanti strutture ricettive della zona, tra cui un campeggio e un noto villaggio turistico. Le fiamme hanno distrutto cinque ettari di macchia mediterranea e di pineta. Le operazioni di spegnimento hanno tenuto a lungo impegnati i Vigili del fuoco, coadiuvati da volontari della Protezione civile e operatori dell’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali. Fortunatamente, non si registrano danni a persone e strutture. Spenti definitivamente i roghi, sono in già in corso le operazioni di bonifica. 

Ma tutto il Salento rurale, come riferisce La Gazzetta del Mezzogiorno in un articolo della redazione leccese, resta allarme. Sulla base dei primi quattro mesi dell’anno, le previsioni annunciano che il 2022 sarà a livello globale il quinto anno più bollente di sempre nel Pianeta. E qui, a causa dello stato di abbandono forzato in cui versano le campagne per effetto del batterio-killer della Xylella, gli ulivi secchi ulivi possono diventare la “miccia” per altri roghi. Si calcola che siano necessari oltre mille litri di acqua per spegnere una pianta che si trasforma in una torcia di fuoco.

Il clima, l’innalzamento delle temperature e la siccità influiscono particolarmente su questo fenomeno nell’intera Penisola. A parte il caso di fulmini che possono colpire direttamente gli alberi, è il grado di maggiore o minore umidità del sottobosco che può favorire la combustione. Ma molte altre cause, per così dire umane, alimentano la propagazione del fuoco: l’afflusso turistico, l’incuria e l’irresponsabilità di chi frequenta i boschi, l’abbandono delle campagne e delle montagne. Non a caso si registra una correlazione fra la circolazione delle automobili in determinate zone e gli incendi che spesso cominciano dal bordo di strade e autostrade.

PROTEZIONE CIVILE

In queste situazioni, però, il Corpo forestale dello Stato e la Protezione civile riescono in genere a intervenire tempestivamente per circoscrivere e domare il fuoco. Quando si tratta invece di roghi appiccati con più inneschi sparsi all’interno dei boschi, come latte di benzina o micce incendiarie, allora è certamente opera di speculatori e di criminali che puntano a trarne un profitto concreto per ampliare le costruzioni o guadagnare nuove aree edificabili, contrastare la realizzazione di oasi e aree verdi o anche per atti di vandalismo. Oppure, come a volte s’è riscontrato, sono gli stessi lavoratori stagionali che danno fuoco alla vegetazione per poi essere ingaggiati per spegnerlo.

CORPO FORESTALE

Eppure, si rischiano 10 anni di reclusione per questo reato e possono diventare addirittura 15 in caso di incendi appiccati in riserve naturali e zone protette. Ognuno di noi, se vuole, può contribuire alla lotta contro gli incendi estivi avvertendo il Corpo forestale e chiamando il numero di pronto intervento 1515, attivo ogni giorno 24 ore su 24 in tutto il territorio nazionale. La telefonata è completamente gratuita.

Per saperne di più, ecco un link a un’informativa della Protezione civile:

https://rischi.protezionecivile.gov.it/it/incendi-boschivi/incendio-boschivo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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