VIA LIBERA AGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI: AUTORIZZAZIONI IN UN SOLO GIORNO

VIA LIBERA AGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI: AUTORIZZAZIONI IN UN SOLO GIORNO

Via libera alle energie rinnovabili. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è entrata in vigore la legge di conversione del cosiddetto decreto Energia (n.17/2022). Il titolo recita “misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”. Ma in pratica è una liberalizzazione per l’installazione di pannelli fotovoltaici, pale eoliche e quant’altro, sotto la spinta della guerra Russia-Ucraina e della crisi energetica ed economica che ne consegue. D’ora in poi, in forza di questa legge i nuovi impianti potranno essere autorizzati in un solo giorno. Una “rivoluzione” burocratica e amministrativa per un Paese come il nostro, dipendente dall’estero per il gas e per il petrolio, da anni bloccato da “lacci e lacciuoli” nello sviluppo delle fonti alternative.

“L’obiettivo – come scrive Germana Cassar sul Sole 24 Ore – è quello di consentire in specifiche aree la massima diffusione di impianti fotovoltaici con determinate caratteristiche (su edifici o strutture edilizie o con moduli a terra o anche flottanti su invasi e bacini idrici e agro-voltaici) e di impianti eolici anche off-shore”. La semplificazione delle procedure prevista da questo provvedimento passa per l’ampliamento delle cosiddette “aree idonee”, definite da un precedente decreto legislativo del 2021 (n. 199). In sostanza, le autorizzazioni diventano immediatamente applicabili, senza bisogno di interventi normativi di attuazione, nazionali o regionali, che troppo spesso in passato hanno rallentato, ostacolato o impedito la realizzazione di queste opere.

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Quali sono, dunque, le “aree idonee” contemplate in questa nuova legge? Sono, innanzitutto, quei siti dove si prevedono interventi di modifica sostanziale, cioè rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione. Ma sono considerate “idonee” anche le aree agricole, a prescindere dai vincoli paesaggistici, a condizione che siano inserite in un perimetro a non più di 300 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, le cave e le miniere. Lo stesso provvedimento comprende quelle adiacenti alla rete autostradale e che rientrano nella disponibilità dei rispettivi gestori o di infrastrutture ferroviarie. Si privilegiano, insomma, le attività produttive per consentire loro di approvvigionarsi alle forniture di energie rinnovabili, alternative, “pulite”, riducendo così il fabbisogno di combustibili fossili e inquinanti come il gas, il petrolio o peggio ancora il carbone.

Basterà una semplice dichiarazione di inizio lavori per ottenere l’autorizzazione a realizzare impianti fotovoltaici, e le opere connesse, di potenza inferiore a 1 Mw di nuova costruzione o a seguito di potenziamenti e rifacimenti. In questi casi, non occorrerà neppure l’autorizzazione paesaggistica anche se il sito è vincolato. L’unico limite riguarda i beni culturali contemplati dal codice Urbani. Un eventuale dissenso dovrà essere superato in sede di Conferenza dei servizi. Deroghe agli indici di copertura già in vigore sono previste per impianti solari fotovoltaici e termici che coprono una superficie non superiore al 60% dell’area industriale di pertinenza. Per incentivare l’autoconsumo dell’energia prodotta senza connessione alla rete pubblica, sarà consentito collegare un impianto di produzione a un’unità di consumo entro la distanza di 10 chilometri.

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Se questa non è una “legge di guerra”, poco ci manca. È chiaro che la crisi energetica, provocata dal conflitto in Ucraina e dalla nostra antica dipendenza dall’estero, impone di ricorrere a misure drastiche e immediate. Scontiamo il fatto di non aver sviluppato per tempo le fonti rinnovabili, a cominciare dal sole e dal vento, di cui pure l’Italia abbonda. Ma di fronte all’emergenza non si può far altro che semplificare e accelerare le procedure per cercare di recuperare il tempo perduto. A mali estremi, dice il proverbio popolare, rimedi estremi. Al contempo, è vero che lo sviluppo delle rinnovabili è anche lo strumento più efficace per combattere l’inquinamento dell’atmosfera e il riscaldamento globale. L’importante, però, è di rispettare il più possibile l’integrità e la bellezza del nostro paesaggio, per non sacrificare una risorsa fondamentale per l’industria del turismo e di tutto l’indotto (alberghi, pensioni, bed and breakfast, agriturismo, ristoranti e bar), con l’occupazione che vi ruota intorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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