di Elisabetta Montaldo
Con la cerimonia ufficiale del 9 aprile, l’isola di Procida è diventata la Capitale Italiana della Cultura per il 2022. L’inaugurazione è stata uno spettacolo di tutto rispetto: la sezione “Teatro di strada” (ma anche di palco e di traghetto) è stata affidata al Teatro dei Venti, vincitore di un premio UBU, e quella della politica ha visto addirittura la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, giunto in elicottero, ha miracolosamente riunito il Presidente della Regione Vincenzo De Luca e quello dell’Area Metropolitana Gaetano Manfredi, insieme al ministro della Cultura Dario Franceschi, al presidente della Camera Roberto Fico e al sindaco di Procida, il quarantenne Dino Ambrosino che non ha affatto sfigurato tra queste teste coronate della politica.
IL PROGRAMMA
Ora bisognerà mettere in pratica il programma che il manager Agostino Riitano (si autodefinisce “artigiano dell’immaginario”) ha stilato per Procida e l’ha fatta vincere. Si tratta principalmente di una nutrita serie di slogan di indubbio fascino a partire da “La cultura non isola” e dall’auspicio di un turismo lento e sostenibile che non impatti con la millenaria identità marinara, impresa difficile. All’insegna della ancor misteriosa “co-creazione” c’è poi una serie di “I” Procida Inventa, Ispira, Include, Impara, Innova.
Il programma praticamente già in atto da l’impressione di aggiungere agli slogan una serie di numeri: 2022 barchette di carta, 150 eventi in 300 giorni, 350 artisti, 45 paesi e gli ancora vaghi itinerari per mare e per giardini, molto concerti di musicisti provenienti dalle isole del mondo. Ma non è dato ancora sapere quali sono gli artisti, gli eventi e i paesi: a meno che non s’intenda tutto ciò che sull’isola è già collaudato da secoli, come la Processione del Venerdì Santo; da decenni, come il Premio Procida Isola di Arturo; , o da anni, come “Procida Racconta” (sei autori in cerca di un personaggio a cura della casa editrice Nutrimenti), il Premio Maretica presieduto da Alessandro Baricco di cui sono giurata, il Compra Sud o il Ritual Project.
C’è invece da essere ottimisti quando si guarda al sostegno raccolto da parte di importanti istituzioni culturali napoletane che vanno dal Teatro San Carlo al Mann e allo Studio Trisorio, da alcuni sponsor sensibili come Voiello, le compagnie di trasporti marittimi SNAV e Caremar, all’importante contributo della Regione Campania per i trasporti pubblici in estate gratuiti e per la messa in sicurezza di alcuni storici spazi coperti come il Palazzo Davalos e la Chiesa sconsacrata di San Giacomo.
PERCHE’ LA CAPITALE
Molti si domandano perché proprio questa piccola isola ha ottenuto l’importante riconoscimento. Io credo che lo si debba alla sua storia che la differenzia nettamente dalle altre isole italiane.
Procida è fin dai tempi dei pre-fenici (nominati dagli archeologi “I Popoli del Mare”) porto, darsena e cantiere. La sua conformazione geografica a crateri sommersi e tangenti e la sua posizione strategica nel Mediterraneo la propongono da allora come punto di riferimento per l’attività degli armatori e per i traffici marittimi. Una storia che non s’è mai interrotta e ha sempre fatto gola alle flotte greche, bizantine e islamiche, a quelle delle grandi famiglie come i Da Procida protettori degli Svevi, dai feudatari pirati come i Cossa legati ad Aragona e dai Davalos, fino a Carlo di Borbone che ne fece il suo primo Sito Reale. In seguito Procida fornì bastimenti a Napoleone per la Campagna d’Egitto e i Borboni della Restaurazione la dichiararono Città.
Oggi l’isola continua così: non ci sono che due piccoli cantieri, ma c’è il porto turistico modello di Marina di Procida, da cinquecento posti barca a impatto ambientale zero. Con circa tremila marittimi in attività, quasi tutti ufficiali molto qualificati che lavorano in tutti gli oceani e nelle strutture a terra del mondo, la ricchezza continua ad arrivare dalla stessa fonte raggiungendo un reddito pro capite pari al triangolo d’oro italiano di Bergamo, Varese e Como.
Procida, città in mezzo all’acqua, è ricca di testimonianze storiche dagli scavi della missione archeologica di Vivara all’architettura mediterranea medievale islamica e bizantina continuamente minacciata, al costume delle sue donne armatrici coperto di ricami in oro. Da sempre questo seduce intellettuali e artisti che la frequentano tentando a volte di difenderla dall’intraprendenza dei suoi abitanti ma quasi sempre falliscono.
Di recente sembra però di notare un’inversione di tendenza. Da sette anni ormai Procida ha inaugurato al porto una grande libreria indipendente. E’ stata una sfida perché secondo l’Associazione Nazionale Librai avevamo due alternative: la libreria turistica che apre solo nella bella stagione e quella stabile che ha bisogno di un bacino di utenza di 40mila abitanti.
Anche qui l’isola ha sorpreso. Il Nutrimenti Bookshop, che ho contribuito a fondare e fornisce i 10mila abitanti di Procida, cammina gagliarda sulle sue gambe impiegando due librai locali colti e poliglotti ed è ben frequentata. Si appoggia all’omonima casa editrice, la prima in Italia sull’argomento mare, che si impegna ogni anno a pubblicate diversi libri molto ben fatti e eleganti di storia e cultura locale. Una conferma del sempre crescente interesse per la lettura di adulti e bambini ereditata dai naviganti.
FRAGILITA’ E VANTAGGI
In un territorio labirintico di quattro chilometri quadrati, dove il mare si insinua tra baie e strisce di tufo poroso, assai antropizzato fin dall’antichità e ancora fitto di popolazione più di ogni altro comune europeo, è difficile mantenere un equilibrio.
Il piccolo abuso edilizio a macchia d’olio che non si ferma mai erodendo i giardini, e il boom turistico degli ultimi anni di certo non aiutano; né aiuta il traffico fitto di migliaia di auto e altrettanti motorini che, aggravato dai mezzi pesanti, costringe al continuo rifacimento delle strade in basolato e impone la creazione di parcheggi che sventrano le antiche mura e contaminano gli orti.
Se la Capitale della Cultura ha come obbiettivo l’incremento dell’accoglienza turistica, dunque, l’equilibrio ecologico, già minacciato, si rompe. Ma bisogna anche prestare attenzione all’equilibrio relazionale della gente.
La popolazione attiva dell’isola è per due terzi composta dai naviganti, un’aristocrazia marinara che tiene moltissimo alla sicurezza delle proprie famiglie che l’aspettano a casa. Attualmente le scuole sono efficienti, l’assistenza medica funziona, i trasporti pubblici sono sufficienti e altrettanto si può dire della raccolta differenziata, non esiste la piccola criminalità e Procida è un luogo sicuro per madri, anziani e bambini.
Ma che cosa accade quando la popolazione triplica il suo numero già molto elevato? Il turismo lento, il turismo culturale spalmato durante tutto l’anno è un’ottima soluzione enunciata dal progetto Capitale della Cultura ma assai difficile da praticare: chi verrà a Procida, in vacanza, nei mesi battuti dalle tempeste? E come trovare il personale in un paese dove praticamente non esiste la disoccupazione? E dove si ospiteranno le frotte di camerieri e bagnini che arriveranno dalla terra ferma in un luogo dove è già oggi impossibile trovare case in affitto a prezzi ragionevoli? E quando i naviganti tornano a casa per le vacanze estive troveranno un fazzoletto di sabbia per piantare il loro ombrellone?
L’eventualità da scongiurare è che si crei un conflitto tra chi lavora in mare e chi auspica l’incremento turistico. Personalmente ritengo motivo di orgoglio che il titolo di Capitale italiana della Cultura sia stato assegnato quest’anno al luogo dove vivo: Procida merita senz’altro questo riconoscimento in linea con la sua storia straordinaria. Sono convinta, inoltre, che se sapremo sfruttare questo 2022 di popolarità internazionale potremmo ottenere nei prossimi anni, attraverso sponsorizzazioni di qualità, effetti duraturi: il restauro dei monumenti come la Terra Murata dei Davalos; l’apertura al pubblico dell’isolotto di Vivara, già Riserva Naturale Statale; la creazione di un vero Museo che racconti la nostra storia attraverso le testimonianze materiali; e infine l’applicazione rigorosa del Piano del Colore che tuteli l’architettura antica.
VIDEO:
APPELLO PER SALVARE VIVARA: https://www.amatesponde.it/appello-per-salvare-vivara-lisolotto-di-procida-capitale-della-cultura-2022/