OSTUNI SI MOBILITA PER IL SANTUARIO RUPESTRE

OSTUNI SI MOBILITA PER IL SANTUARIO RUPESTRE

Mobilitazione popolare a Ostuni, perla del Salento, in difesa del Santo Patrono: San Biagio, protettore della gola. Il Forum della Società Civile della “Città Bianca” ha lanciato una petizione per recuperare e rendere accessibile ai fedeli e ai visitatori la chiesetta rupestre a lui dedicata. E ha già raccolto in pochi giorni 350 firme, oltre il numero minimo richiesto per ottenere dal Comune il ripristino del libero ingresso al santuario. Ne dà notizia il sito online della Gazzetta del Mezzogiorno, quotidiano di Bari, in un articolo a firma di Flavio Cellie.

SANTUARIO OSTUNI 1

La querelle era iniziata il 3 febbraio scorso, ricorrenza di San Biagio, quando i proprietari del terreno privato su cui si trova la chiesetta vietarono l’accesso ai fedeli, interrompendo così una tradizione che dura da molti anni. Ora, in attesa che la questione venga risolta, la raccolta delle firme sotto forma di “istanza” (senza bisogno di autentica delle firme). I sette moduli della petizione saranno distribuiti nelle scuole e in tutti i luoghi di aggregazione sociale, per sostenere la richiesta della cittadinanza che non vuole rinunciare al culto del suo Santo Patrono.

Oltre al suo valore religioso, il santuario rupestre di San Biagio ne ha anche uno storico, archeologico e turistico.  La chiesa è sita in uno dei contesti naturali tra i più incantevoli della provincia di Brindisi. Sia raggiungendola dall’alto del colle sia risalendo il colle dalla pianura, il percorso è immerso in una natura lussureggiante caratterizzata da manufatti in pietra che, per forma e funzioni, testimoniano insediamenti di varie epoche. Ed è diventata, perciò, una méta del turismo religioso per visitatori che in alcuni periodo dell’anno arrivano a Ostuni da tutta la Puglia e anche da fuori regione.

L’ambiente rupestre e selvaggio intorno al santuario riserva un’altra meraviglia naturale: la Grotta di San Biagio, inesplorata per tanti anni e rivisitata recentemente da Geos, un gruppo escursionistico. Si tratta di un’enorme “gravina”, una fenditura della roccia, a cui si accede da un ingresso verticale e quindi praticabile solo per chi è accompagnato dagli speleologi con le attrezzature idonee. Gli esploratori si sono calati in una grotta lunga circa 100 metri circa e a tratti larga 80, con stalattiti e stalagmiti che nel corso del tempo si sono congiunte formando suggestive colonne naturali.

 

 

 

 

 

 

 

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