“Quante sono le edicole chiuse e abbandonate nelle nostre città? E quante sono le vecchie cabine del telefono ormai inutilizzate e in stato di degrado?”. Se lo chiede il nostro lettore Giorgio Sacco, inviandoci una segnalazione corredata di fotografie scattate a Roma. “E’ un’offesa al cosiddetto decoro urbano, una ferita aperta, una cicatrice non rimarginata”, aggiunge lui stesso. E chiede perciò una mobilitazione civile, attraverso Amate Sponde, per sollecitare chi di dovere a eliminare queste brutture.
Per quanto riguarda le edicole, alcune di quelle chiuse sono state completamente rimosse. Ma tante altre hanno abbassato le saracinesche e messo i catenacci. E spesso, vengono imbrattate con scritte o disegni. Diventano così un “monumento” alla crisi dell’editoria, al “milite ignoto” del giornalismo. Quasi residuati bellici di una guerra che non si combatte più con gli stessi mezzi e s’è trasferita ormai sul terreno digitale.
Non dovrebbero essere allora i Comuni, attraverso i vari Municipi, a disporne la rimozione? O magari, a inventarsi una diversa riutilizzazione delle edicole, convertendole per esempio in piccole biblioteche di quartiere: come s’è fatto per qualche cabina telefonica – il nostro lettore lo documenta con un’altra fotografia – perfino a Ponta Delgada, la capitale delle isole Azzorre, l’arcipelago sperduto in mezzo all’oceano Atlantico (foto sotto). Oppure, a riutilizzare le edicole come depositi temporanei per certe categorie dei cosiddetti rifiuti ingombranti. O ancora, come ricevitorie per i giochi dello Stato (lotto, superenalotto, totocalcio, “gratta e vinci” ecc. ecc.).
Diverso può essere il discorso per le cabine telefoniche abbandonate. Qui c’è ancora il marchio “Telecom” che attesta il responsabile. “Una grande società di telecomunicazione – scrive il nostro lettore – non dovrebbe lasciare nelle strade o nelle piazze italiane questi totem arrugginiti e fatiscenti”. Tanto più che, come tutti sanno, i cellulari hanno ormai soppiantato definitivamente gli apparecchi a gettone che nessuno usa più. Oggi le vecchie cabine rischiano di diventare una forma di pubblicità negativa per il Gruppo TIM, un “spot” di trascuratezza o inefficienza.
Giriamo la segnalazione a chi di dovere. Anche questa è un’operazione di “pulizia urbana”. E intanto, chi volesse documentare altri esempi di tale degrado nelle nostre città o nei nostri paesi può inviare eventualmente le foto, con l’indicazione della località e dell’indirizzo, e con il proprio nome e cognome, alla nostra casella di posta elettronica: info@amatesponde.it