Sono Milano e Torino le metropoli più inquinate d’Italia, sia per la concentrazione di polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) sia per quella di biossido di azoto (NO₂). Ma lo smog, prodotto principalmente dai gas di scarico del traffico urbano e dal riscaldamento domestico, supera i parametri di sicurezza indicati dall’Organizzazione mondiale della Sanità in altri 15 capoluoghi di Provincia, prevalentemente nel Nord del Paese: in ordine decrescente, Alessandria, Brescia, Lodi, Mantova, Cremona, Venezia, Vicenza, Treviso, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Padova, Verona e infine, unico caso al Sud, Avellino. Rispetto ai limiti fissati dall’Oms a tutela della salute collettive, queste 17 città registrano il doppio dei valori massimi. Ma in totale sono 102 i capoluoghi italiani “fuori norma”.
Questo quadro allarmante risulta dal Rapporto “Mal’aria 2022” di Legambiente. Per quanto riguarda le polveri sottili, le città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33% (Pm10). L’obiettivo nazionale sale addirittura al 61% per la parte più fine di queste emissioni e più preoccupante per la salute (Pm2.5). Mentre per il biossido di azoto è necessaria una riduzione del 52%.
Che cosa si deve fare, in concreto? Con l’orientamento costruttivo che – insieme alla denuncia e alla documentazione – la caratterizza da sempre, l’associazione ambientalista – di cui Ermete Realacci è presidente onorario – formula una serie di proposte su cui si misurerà l’impegno delle amministrazioni locali. Sono sette i capitoli di questo programma.
- Spazio pubblico urbano: va ridisegnato a misura d’uomo (Vision Zero) con quartieri car free, “città dei 15 minuti” (in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita), slow streets (strade a 30 km all’ora), strade scolastiche, smart city, incentivazione della ciclopedonalità, micromobilità elettrica, ridisegno delle strade obbligando la moderazione della velocità (urbanismo tattico, parklets).
- Trasporto pubblico: aumentare la dotazione di quello elettrico con 15.000 nuovi autobus per il TPL (rifinanziando il Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile a favore di soli autobus a zero emissioni); valorizzazione e ripristino della rete esistente e nuove reti tranviarie per 150 km (o filobus rapid transit); cura del ferro (500 nuovi treni e adeguamento della rete regionale con completamento dell’elettrificazione) colmando le enormi differenze infrastrutturali che ci sono tra le diverse aree del Paese (giusta transizione).
- Sharing mobility: incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare 5.000 km di ciclovie e corsie ciclabili pensate come una rete che si integra nel sistema urbano di mobilità sostenibile, rendere l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore, predisporre programmi di incentivazione alla mobilità attiva (bike to work, bike to school).
- Veicoli a combustione interna: stop alla commercializzazione al 2030 (al 2035 per camion e autobus interurbani prevedendo una strategia per il biometano liquido per l’autotrazione); stop immediato agli incentivi all’acquisto di nuove auto a combustione.
- Riscaldamento domestico: serve un grande piano di qualificazione energetica dell’edilizia pubblica, incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione delle misure strutturali (come il “Bonus 110%”); una normativa che favorisca la dismissione delle caldaie a gasolio e carbone da subito e il progressivo abbandono di quelle a metano nei prossimi anni a vantaggio di sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili (es. pompe di calore elettriche). È inoltre importante effettuare un censimento a livello regionale dei generatori di calore a biomassa, utile per sottoporre a controlli e revisione stufe e canne fumarie per meglio programmarne la sostituzione nel tempo.
- Home delivery: rendere sostenibile l’ultimo miglio della distribuzione delle merci, iniziando a limitare da subito l’utilizzo dei veicoli a combustione interna nei centri storici e promuovendo contemporaneamente l’utilizzo dei veicoli 100% elettrici.
- Settore agricolo: è necessario garantire l’effettivo monitoraggio delle pratiche agricole per ridurre drasticamente le emissioni di ammoniaca, il controllo sullo spandimento di liquami nei periodi critici invernali e, per quanto concerne gli allevamenti, riconvertire quelli intensivi attraverso la riduzione del numero di capi, puntando verso progetti che, riducendo la densità degli animali per superficie, rispettino anche il benessere animale.
Tutto ciò è affidato in primo luogo al governo, alla classe politica e più in generale alla classe dirigente. Ma dev’essere un impegno comune, per tutti noi cittadine e cittadini del “Bel Paese”. Un impegno quotidiano, da rispettare nella vita individuale e collettiva.
Il testo integrale del Rapporto si può consultare a questo link:
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/malaria-di-citta-2022.pdf