LA SPIAGGIA DEL DIAVOLO NEL PARCO MAREMMA VENDUTA A 18,4 milioni

LA SPIAGGIA DEL DIAVOLO NEL PARCO MAREMMA VENDUTA A 18,4 milioni

Se “Il Diavolo vesta Prada”, come s’intitola il film del 2006 diretto da David Frankel, interpretato da Meryl Streep e tratto dal romanzo omonimo di Lauren Weisberger, allora anche il Diavolo può andare in Paradiso. È quello che accadrebbe se un magnate della moda come Patrizio Bertelli, marito della stilista Miuccia Prada, riuscisse ad aggiudicarsi definitivamente la proprietà di Cala di Forno, nel Parco della Maremma. La notizia che Bertelli ha acquistato per 18,4 milioni di euro quell’angolo di paradiso da una vecchia famiglia aristocratica, è stata pubblicata da Gea Scancarello su Domani e poi ripresa dallo storico dell’arte Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano, sollevando un vespaio di polemiche.

La proprietà comprende torri medievali e poi medicee, la dogana granducale, un bosco, alcune case coloniche e soprattutto l’accesso esclusivo alla spiaggia via terra, attraverso una strada privata. A quanto pare, i vincoli ambientali e paesaggistici vietano di costruire resort di lusso o piste da elicottero: motivo per cui un oligarca russo ha rinunciato all’acquisto. Ma è un fatto che chi possiede legittimamente la tenuta può ostacolare o impedire l’accesso alla spiaggia, pur essendo un bene demaniale.

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Ora scende in campo un movimento di cittadini per dare battaglia e raccogliere firme, reclamando che il ministero della Cultura eserciti il suo diritto di prelazione e acquisti almeno gli edifici storici che fanno parte della proprietà. E questa è una prima ipotesi d’intervento pubblico per evitare che un bene comune di grande pregio finisca in mani private. Da fervente ambientalista, Montanari propone in alternativa altre due soluzioni.

“Lo Stato potrebbe espropriare Cala di Forno”, sostiene senza mezzi termini lo storico dell’arte sul Fatto. E spiega: “L’articolo 1 della legge 327 del 2001 stabilisce che l’espropriazione è funzionale all’ esecuzione di opere pubbliche o di pubblica utilità, e al comma 2 chiarisce che, ‘ai fini dell’esproprio, si considera opera pubblica o di pubblica utilità anche la realizzazione degli interventi necessari per l’utilizzazione da parte della collettività di beni o di terreni, o di un loro insieme, di cui non è prevista la materiale modificazione o trasformazione’. In un Paese in cui – secondo Legambiente, il 50% del litorale sabbioso è sottratto di fatto all’uso collettivo – il potere pubblico potrebbe dare un segnale straordinariamente forte mettendo fine d’autorità alla privatizzazione di un luogo simbolo, con un indennizzo pari al prezzo d’acquisto.

L’altra possibilità, secondo Montanari, è che “Patrizio Bertelli compra tranquillamente tutto, e poi lo dona liberamente al Parco della Maremma, ente pubblico della Regione Toscana”. E qui si tratta, più che altro, di un auspicio che richiama l’articolo 42 della Costituzione: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.

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L’articolo si conclude ipotizzando questo scenario: “Un magnate che prende consapevolezza che in Italia esiste un enorme problema di redistribuzione della ricchezza; un ricco che capisce che non basta il mecenatismo autolegittimante delle grandi mostre e delle fondazioni private, ma che bisogna ricostruire l’idea stessa di ricchezza pubblica; un signore della moda, che vive dei bisogni indotti nei consumatori, che sceglie di mettere i suoi beni al servizio dei cittadini: e che dunque autolimita la sua proprietà privata per renderla – letteralmente – accessibile a tutti. Possibile?”. Staremo a vedere.

Valga l’esempio di Diego Della Valle, patròn di Tod’s e di Fay, che ha offerto un contributo di 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo. E così il monumento più famoso al mondo ha potuto rifarsi il look. Altrimenti, intervenga lo Stato per tutelare un bene naturale come Cala di Forno che appartiene al demanio pubblico, come s’è fatto per l’isola di Budelli, nell’arcipelago della Maddalena, in Sardegna.

 

 

 

 

 

 

 

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